In questo blog parlerò spesso di letteratura per l'infanzia. Per forza: ogni sera saluto i miei piccoli con quasi mezz'ora di lettura. Pietro ed Ettore hanno ormai una biblioteca di oltre cento volumi. Beati loro, io ho cominciato a leggere molto più tardi...

Folgorati dai Ragazzi della via Pal, nella versione di Geronimo Stilton, abbiamo ordinato tutti i titoli dei grandi classici raccontati dal topo-giornalistache ancora ci mancavano . E abbiamo scelto di cominciare con I misteri di Frankenstein di Mary Shelley. Stupendo! Buono!

Confesso che non lo avevo mai letto e la mia curiosità nel seguire la vicenda, per capire come si sviluppava, non era inferiore a quella dei miei figli. Che storia straordinaria. Tra l'altro, grazie alle varie trasposizioni cinematografiche, sono noti soprattutti i racconti successivi a questo, che è l'originale, la matrice. Dunque, Victor Frankenstein, scienziato assetato di conoscenza, crea artificialmente il mostro, e poi lo abbandona. Sola, dimenticata, rifiutata da tutti per il suo orribile aspetto, la disgraziata creatura finirà con il commettere dei crimini, prima involontariamente, poi per vendicarsi del suo creatore, che si rifiuterà di aiutarlo.

Ora, a me, e anche a Pietro, è sembrato molto più colpevole lo scienziato, che non il mostro. Il quale, al contrario, ci ha fatto pena: la sua solitudine, la ricerca di una compagna che gli fosse simile, il sentirsi rifiutato da tutti per il suo aspetto hanno suscitato in noi un sentimento di pietà. Tutti temi esistenziali, intrecciati alla questione prettamente filosofica del delirio di onnipotenza dell'uomo e dei limiti della scienza.

Sapete in che occasione l'autrice ha concepito questa storia appassionante? Durante una vacanza in Svizzera, chiusa in causa a causa del maltempo con il marito, un poeta, e Lord Byron, si sfidarono a chi avrebbe scritto il miglior racconto di paura. Non so che cosa produssero i due uomini, ma questo Frankenstein della Shelley fa tanta paura, quanto invita a riflettere.