In questi giorni che seguono la beatificazione di Carlo Acutis vale la pena leggere qualche pagina di monsignor Domenico Sorrentino, prolifico e intelligente vescovo di Assisi. Il libro – che nel titolo riprende un aforisma del beato – racconta la spiritualità di questo giovane milanese con l'intento di stabilire un filo di collegamento col santo di Assisi, San Francesco. Impresa ardua, bisogna ammetterlo. Ma i paragoni che Sorrentino recupera sono più di uno e diventano criterio per un'interpretazione di entrambi. Qui spendiamo volentieri due parole sul tempo.

Il tempo del Poverello di Assisi è collocato nel cuore del basso medioevo, nella seconda e ultima parte di un'era lunghissima. È un tempo dove già si scorgono i segni dell'incombente passaggio d'epoca, verso una modernità dove muteranno definitivamente i commerci e la finanza, dove – come scrive l'autore – lo spazio diventa strada. Dalla “pacatezza dei cicli cosmici” si passa a un evo dove il soggetto prende coscienza di sé, sviluppa iniziative, si muove. La povertà e l'idea di un'economia di comunione, fondata sul dono, è possibile proprio perché il tempo accelera e l'esperienza francescana trova una mediazione con nuove forme di economia, un'economia civile che ancora oggi sosteniamo. Il mondo di Carlo è quello di un altro passaggio d'epoca, dal moderno al post-moderno: l'economia aumenta ancor di più la sua velocità ma soprattutto si apre un'era elettronica d'incanto tecnologico, di nuove parole e nuovi paradigmi. Le parole e le cose che Carlo usa non sono disancorate: i suoi due aforismi più celebri contengono fotocopiatrici e autostrade. È il primo beato nella storia della Chiesa ad avere un profilo Facebook gestito direttamente da sé medesimo: oggi sarebbe anche su Instagram. E noi saremo in grado di raccogliere la sfida di questa spiritualità contemporanea, adolescente ed elettronica, e giocarla in nuove forme sociali, culturali e persino liturgiche? Non si tratta semplicemente della messa in streaming o delle pillole di spiritualità per mezzo di Twitter o WhatsApp: o meglio, non solo questo. È capire come la straordinaria velocità del tempo e degli strumenti ci permette di reinterpretare la nostra vita spirituale e materiale: il cambio dei messali – che avverrà in questi mesi - sarà l'occasione per ripensare il rito, le parole con le quali annunciamo il mistero nell'era di internet? Vedremo, la questione c'è.

La scelta di rendere beato Carlo Acutis è un'intuizione davvero intelligente, degna di una vera presa di coscienza: serve l'entusiasmo e l'avventatezza dell'adolescenza, serve accettare le pause e le accelerazioni, vivere il desiderio di sperimentare e di tentare vie nuove per formare l'identità della Chiesa che sarà, di pensare anche di essere anche come degli influencer. Insomma, mi pare impegnativo scegliere un millenial a modello, eppure è una strada obbligata per tentare di fare qualche passo in avanti verso una santità 2.0.

 

Domenico Sorrentino | Crisi come grazia
Edizioni Francescane Italiane, Perugia, 2020