Dottor Festa, inevitabilmente partiamo dalla domanda più scomoda: in questo anno e mezzo o avete lavorato poco, oppure nessuno si è accorto del vostro lavoro, che è quasi lo stesso.
E’ ora di rispondere a chi in questi mesi ha volutamente ignorato il nostro lavoro per un pregiudizio ideologico. Nel primo semestre, cioè fino alla fine del 2012, abbiamo dovuto smaltire un arretrato di cinque anni. Con un organico dimezzato e un budget di 200 mila euro contro i due milioni del passato, almeno fino al 2010.

A quali arretrati si riferisce?
In prevalenza si tratta di pareri sulla devoluzione del patrimonio di ex Onlus, ma anche di consulenze su temi specialistici.

Scusi, ma dev’essere questa l’attività principale di un organismo di controllo e indirizzo del terzo settore?
È un’attività di servizio che viene richiesta dalle stesse Onlus, ad esempio in caso di fusioni, che sono abbastanza frequenti. Era necessario rispondere alle richieste in sospeso, non crede? Certo non è l’unica, ci sono i controlli, le consulenze, tutto scritto nella relazione di quest’anno.

Come avete esercitato la funzione di controllo?

Abbiamo avviato l’attività alla fine del 2012, con una serie di ispezioni presso le associazioni di promozione sociale cosiddette “storiche”: non vedenti, non udenti, mutilati e invalidi civili, per verificare che i contributi pubblici siano utilizzati a fini istituzionali. Devo dire che non abbiamo riscontrato irregolarità. La funzione di controllo non è quasi mai punitiva, piuttosto accompagna l’associazione verso una maggiore informazione.

Manca all’appello la funzione di “soft law”, gli atti di indirizzo e le linee guida.

È vero, su questo fronte siamo indietro. Non abbiamo ancora tutte le competenze adeguate, ma ci stiamo lavorando con la formazione: a settembre abbiamo fatto un accordo gratuito con l’Ordine dei commercialisti di Roma, e un accordo con la Scuola superiore di economia e finanza “Ezio Vanoni” per l’erogazione di cinquanta giornate formative al nostro personale. Spesa totale, 95 mila euro.

Come vede in prospettiva il ruolo che vi è stato affidato, al di là delle etichette?

Credo che il ruolo da rinforzare, da ripensare anzi, sia quello di cerniera “attiva” tra le rappresentanze del mondo non profit e gli stakeholder istituzionali. Attraverso, ad esempio, la raccolta e l’organizzazione di informazioni da diverse fonti. Faccio un esempio: con l’Agenzia delle Entrate, che è un nostro interlocutore fondamentale, contiamo di ottenere in tempi brevi l’accesso all’Anagrafe unica delle Onlus.