Arriva dal Canada l'ultimo atto d'accusa contro i tanto discussi cacciabombardieri d'attacco F-35. Troppo costosi e non all'altezza delle promesse, è stato detto oltreoceano. Nel 2006 Ottawa aveva deciso di dotare la propria aviazione militare di 65 cacciabombardieri prodotti dalla Lockheed Martin. Ma pochi giorni fa è tornato sui suoi passi. A larghissima maggioranza, infatti, il Parlamento ha deciso di rinunciare all'affare. La spesa sarebbe stata eccessiva: il costo unitario iniziale di 65 milioni di dollari è lievitato fino a superare i 130 milioni per ciascun aereo. Non solo: ai deputati ha parlato anche Steve Lucas, già Chief dell'Air Staff dell'aviazione canadese, che ha espresso molti dubbi sulla reale utilità dei velivoli. A suo tempo le gerarchie militari – avrebbe rivelato Lucas – non dissero per intero la verità sugli F-35: questi aerei non garantiscono pienamente le caratteristiche che vantano.
La scelta del Canada dovrebbe far riflettere. Il Parlamento italiano ha appena dato il via libera alla legge delega di riforma dello strumento militare voluta dal ministro della difesa Giampaolo Di Paola. Il provvedimento, approvato in tempi record, ha fatto molto discutere, suscitando obiezioni non solo da parte del mondo pacifista ma anche di alcuni esponenti delle forze armate. Nonostante le dure critiche della società civile (centrale il ruolo dei cattolici), l'acquisto dei 90 F-35 previsto dal nostro Governo non è stato minimamente messo in discussione. Pochi ne hanno parlato, ma la rinuncia canadese potrebbe causare ulteriori aumenti di costo: «Quando uno dei partner del progetto si ritira, il prezzo lievita per gli altri» fa notare don Tonio Dell'Olio (Libera). E commenta con amara ironia: «Ma a quanto pare noi non abbiamo alcun problema. Che bello pensare che in Italia sappiamo tutta la verità e siamo più ricchi dei Canadesi».


