Arrivano i volontari ortisti. Ortisti, sì, avete letto bene. Non è una nuova tecnica di riabilitazione e nemmeno una nuova disciplina filosofica. È il volontariato nell’orto. Quello con l’insalata e i pomodori, le melanzane e le zucchine.

Succede alla Casa del Sole, la RSA di Bregnano, paesino del Comasco. Siamo in una zona di campagna: a fianco dell’edificio c’è un grande terreno, quasi un ettaro (8.000 metri quadri, più o meno un campo da calcio), che non era utilizzato. Qui l’ ex presidente della casa di riposo, Angelo Dubini, ha avuto l’idea di creare l’Orto del Sole, per coinvolgere gli ospiti in un’attività sana e piacevole, ma anche ricca di valenze terapeutiche. Coinvolgendo poi una cooperativa sociale di inserimento lavorativo, Il Seme di Como, si è riusciti a lavorare metà del terreno in modo intensivo (ma con il metodo biologico), ricavando anche un reddito che copre parte dei costi.

Gli ortisti alla Casa del Sole sono nove. C’è lo stesso Angelo Dubini, un volontario un po’ speciale (“angelo di nome e di fatto”, così lo chiamano): ha sempre in mano la zappa, ma è la persona che ha fatto partire tutto, che organizza le attività e risolve i problemi, anche grazie alla lunga esperienza nella gestione della casa di riposo. Poi c’è Piero, nato in Sardegna, pensionato dal lavoro di operaio in Svizzera, è un vero specialista della terra: ha fatto crescere delle zucche così grandi che ricordano subito la carrozza di Cenerentola, e tutti gli chiedono consigli. C’è Kofi, ivoriano cinquantenne, non ha al momento un lavoro stabile e ama stare all’aria aperta, così nel tempo libero si dedica all’orto. E tutti gli altri, che aiutano gli anziani ospiti della residenza a svolgere piccole attività agricole, ognuno nei limiti delle proprie possibilità. In cambio, hanno in affidamento un orto personale, dove coltivano quello che preferiscono.
Anche i bambini delle scuole elementari frequentano l'Orto del Sole
Lo spazio agricolo è stato organizzato a misura di disabile, con vasche rialzate per le semina, accessibili anche alle carrozzine, percorsi pavimentati e aree ombreggiate; anche le piante sono scelte in funzione dell’obiettivo, evitando le varietà tossiche, privilegiando i prodotti facili da coltivare e non graditi agli insetti. E anche belli da vedere.

Per gli anziani fragili, l’orto è una vera e propria terapia. Li aiuta nel movimento, facilitando il lavoro dei fisioterapisti. Tiene lontane ansia e depressione, perché li fa sentire ancora attivi e utili; è uno stimolo sensoriale potente, attraverso i colori e i profumi, utile in particolare ai malati di demenza e morbo di Alzheimer. Infine combatte l’isolamento, perché fa incontrare gli ospiti con altre persone, di tutte le età e con esperienze diverse.

Oltre ai volontari, infatti, frequentano l’orto tanti visitatori della Casa, compresi i bambini delle scuole elementari del territorio. E naturalmente, lo staff di cura. Ma ci sono anche i lavoratori, e questo fa la differenza. «Nell’agricoltura riescono a lavorare insieme i professionisti e i lavoratori con disagio psichico a noi affidati, perché l’ambiente naturale riduce le tensioni e non è costrittivo», spiega Marco Martinelli della cooperativa Il Seme. «In questo modo le persone svantaggiate acquisiscono un ruolo sociale riconosciuto, che li aiuta moltissimo nel percorso verso l’autonomia».
Prodotti a "km zero", commercializzati attraverso i gruppi di acquisto solidale
Il progetto dell’orto terapeutico è stato in parte finanziato da una fondazione locale, ma ora che funziona a pieno regime riesce a generare un ricavo annuo di circa 10 mila euro con la commercializzazione dei prodotti agricoli nel circuito a “km zero”, attraverso i gruppi d’acquisto solidali.

L’anno prossimo aprirà anche il negozio per la vendita diretta presso la casa di riposo: una nuova occasione di lavoro, ma anche di relazioni sociali.


I numeri dell'Orto del Sole

  - ESTENSIONE: 8000 mq
  - ANZIANI IN ORTOTERAPIA: 13
  - VOLONTARI ORTISTI: 9
  - VOLONTARI TUTOR: 6
  - RICAVI ANNUI ORTO INTENSIVO: 10.000 EURO