Dopo un mese di carcere è stata scarcerata dal penitenziario di Como una romena di 27 anni, madre di tre figlie, che doveva scontare una condanna a 6 mesi per accattonaggio con minore ma che nel frattempo ha radicalmente cambiato vita. Lo ha reso noto don Virginio Colmegna, già direttore della Caritas ambrosiana e ora responsabile della Casa della carità di Milano: il sacerdote ha interrotto lo sciopero della fame, cominciato nei giorni scorsi proprio per segnalare questo caso di malagiustizia.
«Piccola, minuta, gli occhi che sprizzano felicità - si legge sul sito della Csaa della carità -, Anna (la donna è stata chiamata così, con un nome di fantasia a tutela della sua privacy, ndr.) ha finalmente potuto riabbracciare le figlie e solo in quel momento ha capito che l’incubo è finito. Il giudice dell’esecuzione del Tribunale di Milano ha dichiarato la non esecutività della sentenza e ha disposto l’immediata scarcerazione dopo trenta giorni di carcere. Per una contravvenzione del 2006, Anna era stata condannata con sentenza di primo grado nel maggio del 2010 al termine di un processo celebrato senza che potesse difendersi, perché nessuno le aveva mai notificato nessun atto».
«Storia surreale, quella di Anna, caso emblematico tra i tanti che purtroppo non emergono e non trovano spazio su giornali e televisioni», prosegue la note della Casa della carità. «Anna, giovane donna di 27 anni, vive da tempo con le figlie, ha una casa e un lavoro fisso e retribuito, conduce una vita esemplare (come testimoniano tutti quelli che l’hanno conosciuta e frequentata in questi anni, a cominciare dalle maestre delle figlie e dal suo datore di lavoro) ma dal maggio del 2010 al gennaio di quest’anno non riceve alcuna notifica né dell’inizio del processo né della condanna. Viene dichiarata irreperibile senza che sia mai cercata. A gennaio scattano le manette: i Carabinieri che l’arrestano sono i primi a restare sorpresi di fronte a una persona normale che la mattina presto sta aiutando le figlie a vestirsi, le danno il tempo di portarle a scuola e di trovare qualcuno cui affidarle».
Anna era stata ospite della Casa della carità di Milano, dove era stata seguita e aiutata a rompere con il passato e a trovare una sua autonomia. La notizia del suo arresto trova don Virginio Colmegna, presidente della Casa, impegnato - insieme ai rappresentanti di associazioni e istituzioni - nella campagna “Carcere, diritti e dignità” che prevede, tra l’altro, un digiuno a staffetta contro la grave situazione esistente nelle carceri. Subito decide di prolungare il suo digiuno a oltranza: «Fino a quando – dice – Anna non sarà liberata».
Don Virginio è stato il primo ad abbracciarla all’uscita dal carcere di Como. Dopo giorni di tristezza, finalmente sorride anche lui: «E’ un gran risultato che, però, fa intravvedere quanto ancora ci si debba impegnare per difendere i diritti e quanto il carcere non serva». L’abbraccio che mi ha dato, confessa, «è il segno di una grande gioia interiore». Poi aggiunge: «L’appello di “Carcere, diritti e dignità” resta e continua per tutte le Anna che non hanno parola, contro il sovraffollamento carcerario, per la dignità e i diritti di tutti i detenuti».
«Piccola, minuta, gli occhi che sprizzano felicità - si legge sul sito della Csaa della carità -, Anna (la donna è stata chiamata così, con un nome di fantasia a tutela della sua privacy, ndr.) ha finalmente potuto riabbracciare le figlie e solo in quel momento ha capito che l’incubo è finito. Il giudice dell’esecuzione del Tribunale di Milano ha dichiarato la non esecutività della sentenza e ha disposto l’immediata scarcerazione dopo trenta giorni di carcere. Per una contravvenzione del 2006, Anna era stata condannata con sentenza di primo grado nel maggio del 2010 al termine di un processo celebrato senza che potesse difendersi, perché nessuno le aveva mai notificato nessun atto».
«Storia surreale, quella di Anna, caso emblematico tra i tanti che purtroppo non emergono e non trovano spazio su giornali e televisioni», prosegue la note della Casa della carità. «Anna, giovane donna di 27 anni, vive da tempo con le figlie, ha una casa e un lavoro fisso e retribuito, conduce una vita esemplare (come testimoniano tutti quelli che l’hanno conosciuta e frequentata in questi anni, a cominciare dalle maestre delle figlie e dal suo datore di lavoro) ma dal maggio del 2010 al gennaio di quest’anno non riceve alcuna notifica né dell’inizio del processo né della condanna. Viene dichiarata irreperibile senza che sia mai cercata. A gennaio scattano le manette: i Carabinieri che l’arrestano sono i primi a restare sorpresi di fronte a una persona normale che la mattina presto sta aiutando le figlie a vestirsi, le danno il tempo di portarle a scuola e di trovare qualcuno cui affidarle».
Anna era stata ospite della Casa della carità di Milano, dove era stata seguita e aiutata a rompere con il passato e a trovare una sua autonomia. La notizia del suo arresto trova don Virginio Colmegna, presidente della Casa, impegnato - insieme ai rappresentanti di associazioni e istituzioni - nella campagna “Carcere, diritti e dignità” che prevede, tra l’altro, un digiuno a staffetta contro la grave situazione esistente nelle carceri. Subito decide di prolungare il suo digiuno a oltranza: «Fino a quando – dice – Anna non sarà liberata».
Don Virginio è stato il primo ad abbracciarla all’uscita dal carcere di Como. Dopo giorni di tristezza, finalmente sorride anche lui: «E’ un gran risultato che, però, fa intravvedere quanto ancora ci si debba impegnare per difendere i diritti e quanto il carcere non serva». L’abbraccio che mi ha dato, confessa, «è il segno di una grande gioia interiore». Poi aggiunge: «L’appello di “Carcere, diritti e dignità” resta e continua per tutte le Anna che non hanno parola, contro il sovraffollamento carcerario, per la dignità e i diritti di tutti i detenuti».


