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Yacoub, il suo fratellino Marud e altri 3 bambini potrebbero vedere una luce di speranza dopo aver vissuto per anni l’incubo della striscia di Gaza. Ma dobbiamo attivarci per permettergli di sopravvivere. Alle sofferenze causate dalle vicende geopolitiche si aggiunge quella di essere malati, e bisognosi di cure urgentemente. I due fratelli hanno le gambe massacrate; trafitte dai chiodi con cui il chirurgo ha provato a sistemargli le fratture, perché era impossibile operare per sanare le ossa. Gli altri tre bambini sono malati di neuroblastoma; un tumore infantile aggressivo. Ora hanno una speranza: i loro nomi sono nelle liste per venire a curarsi in Italia tra il 18 e il 22 ottobre.
È un primo, vitale passo, reso possibile dall'associazione La Fenice, dai medici del Policlinico Umberto I di Roma e dalla pressione di tutti coloro che hanno alzato la voce. Il loro male in Italia potrebbe essere curato, in una tenda tra le macerie di ciò che rimane della Palestina no. Per una follia burocratica, sono bloccati lì da quaranta giorni. Quaranta giorni di dolore e rischio crescente, mentre l’autorità israeliana – tramite il Cogat – esamina la vita intera delle loro famiglie, in una procedura sadica che vuole punire i bambini per presunte colpe dei padri (spesso, come nel caso del loro, già morti). Yacoub non si alza dal letto da un mese, l’infezione si è diffusa in tutto l’organismo e rischia seriamente di perdere la vita. Mentre il mondo discute di tregue e corridoi, questi bambini hanno un impellente bisogno di aiuto.
I parenti rimasti tentano in tutti i modi di cercare di sostenerlo, soprattutto tramite lo scambio di messaggi su Whatsapp con i dottori del Policlinico Salvatore Oliva e Alberto Spalice, i quali provano a dare consigli su come curare i bimbi, o quantomeno provare a non fargli provare più dolore per almeno qualche attimo. Un grande problema si palesa al momento della traduzione delle indicazioni dei medici, che dall’italiano devono essere resi in arabo. Si impiega tantissimo tempo. Troppo, perché quando bisogna salvare urgentemente delle vite, il tempo è l’ultima cosa che si ha a disposizione.
Come possiamo concretamente aiutarli? Chiedendo che le liste siano accelerate immediatamente. L'Italia ha fatto un passo, ora deve garantirne l'arrivo. Facendo pressione sulle autorità israeliane. Il Cogat e le autorità di Tel Aviv (segreteria.gerusalemme@esteri.it) devono essere sommersi di richieste: la vita di questi bambini non può essere usata come arma. Sostenendo La Fenice e i medici del Policlinico Umberto I, l'ultima speranza di questi piccoli.



