Accompagnare bambini e adolescenti malati di cancro, nonché le loro famiglie, nel complesso percorso della malattia. Dando loro supporto logistico, socio-giuridico e psicologico in modo totalmente gratuito. È questa la missione del progetto F.A.R.O. con cui Peter Pan Odv, insieme ad Aimac e Fondazione Soleterre, ha aperto un nuovo capitolo nell’accompagnamento dei nuclei familiari costretti ad affrontare i tumori pediatrici. L’iniziativa - che copre il territorio di Roma e del Lazio offrendo però aiuto anche a chi non risiede nella regione - in questi giorni ha compiuto un anno dalla propria nascita. E durante la conferenza stampa, tenutasi mercoledì nella Capitale, ha tratto dunque un primo bilancio guardando con fiducia al futuro.

In questi primi 365 giorni Progetto F.A.R.O è stato accanto a 87 famiglie con bambini o adolescenti malati di cancro. In particolare, 69 nuclei familiari hanno usufruito dell’orientamento socio-giuridico e sono stati realizzati 225 colloqui psicologici rivolti ai piccoli pazienti, ma anche a genitori, fratelli e sorelle e caregiver. Delle 87 famiglie coinvolte ad oggi, il 24% è residente nel Lazio mentre il 30% è di origine straniera. Tra i sostegni concreti più importanti anche le navette solidali, che hanno accompagnato le famiglie da e verso i luoghi di cura. Un percorso complessivo di oltre 23.000 chilometri, equivalenti alla distanza tra Roma e la Nuova Zelanda. Oltre a ciò è stato organizzato un presidio territoriale a Roma per la presa in carico e accompagnamento personalizzati di ogni nucleo familiare ed è stato attivato un numero verde gratuito (la Linea F.A.R.O: 800600604) per accedere ai servizi. 

In un anno è stato dunque realizzato un processo molto articolato, frutto di lungo e accurato studio. Come evidenzia il direttore generale di Peter Pan Odv, Ferdinando Ricci:  «Prima di far partire tutto abbiamo analizzato a lungo i dati sull’incidenza dei tumori. Poi siamo passati ad intervistare sia gli operatori sanitari che le famiglie dei pazienti oncologici per renderci conto delle loro necessità. Ci siamo resi conto subito che i bisogni principali erano numerosi. Abbiamo deciso di mettere sempre le famiglie al centro del progetto e i risultati sono arrivati anche grazie alla nostra capacità di riuscire a modificare in corsa vari aspetti del progetto». 

Il progetto, finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, è nato anche con l’obiettivo di non lasciare ospedali e strutture sanitarie soli nell’onere del supporto in questo caso mai facile. «F.A.R.O. rappresenta un esempio concreto di come la collaborazione tra professionisti sanitari, operatori del Terzo Settore, volontari e famiglie possa tradursi in percorsi di cura più integrati e servizi di reale supporto per chi affronta la malattia. L’approccio multidisciplinare e il lavoro in rete promossi dal progetto favoriscono infatti una presa in carico globale del bambino, dell’adolescente e della famiglia, migliorando la qualità dell’assistenza», spiega la dottoressa Angela Mastronuzzi, responsabile dell’unità di Neuro-Oncologia presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e Presidente di AIEOP (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica).

Al centro dell’iniziativa c’è, come detto, Peter Pan Odv fondata a Roma nel 1994 con lo scopo di ospitare i bambini malati oncologici e le loro famiglie che si spostano nella Capitale per curarsi. Nel tempo l’associazione ha saputo raccogliere intorno a sé centinaia di volontari e migliaia di donatori riuscendo oggi ad aiutare oltre 900 famiglie. E con F.A.R.O. si è cercato di fare un passo ulteriore. «Tradizionalmente garantiamo tutti questi servizi alle famiglie ospiti delle nostre case di accoglienza, ma con Progetto F.A.R.O. abbiamo potuto estenderli anche a chi non alloggia da noi. In questo modo possiamo stare accanto ad ancora più persone», commenta Roberto Mainiero, presidente di Peter Pan Odv. A cui fa eco di nuovo Ricci: «Noi la gratificazione personale la otteniamo analizzando e provando a migliorare sempre ciò che facciamo. E in questo caso anche portando risultati concreti. Che vanno dalla semplice ma fondamentale chiacchierata relazionale con la famiglia, all'ottenimento di un diritto come le esenzioni o agevolazioni economiche. La nostra associazione crede molto nella presenza umana e nel significato di famiglia. Qua viviamo al fianco di persone che hanno di fronte un percorso duro e spesso momenti negativi. Io mi sento gratificato se riesco a portare loro un po’ di beneficio».

Adesso per l’imminente avvio del secondo anno di progetto ci sono parecchie novità. A partire dall’ingresso in squadra di due nuove realtà come Fondazione Dynamo Camp Ets e Associazione Irene Odv, con le quali si aumenterà l’offerta di servizi. Nello specifico sarà attivato un segretariato socio-giuridico con Caf convenzionato e verrà ampliata l’offerta di sostegno psicologico, grazie a gruppi di supporto per genitori e adolescenti, gruppi tematici per sensibilizzare alle problematiche della malattia e gruppi peer-to-peer per il mutuo aiuto. Inoltre sarà introdotta la riabilitazione psicomotoria domiciliare, le navette solidali diventeranno a copertura regionale e aumenteranno le attività ludico-ricreative da svolgere a Roma ma anche fuori regione, presso il Camp di Pistoia di Dynamo Camp. «Secondo noi è molto importante far usufruire ai nuclei familiari della terapia ricreativa che Dynamo Camp pratica da tantissimi anni. È un passo sicuramente molto importante per il reinserimento sociale di questi ragazzi ed è utile anche per le loro famiglie», conclude Ricci.