Si chiama Abdel-Wahab Humayqani. Dal 2013 è stato qualificato dagli Usa come “terrorista globale” e inserito nella lista dei finanziatori di Al Qaeda. Eppure siede al tavolo delle trattative di pace di Ginevra per fermare la guerra yemenita. Come ci è finito?
Il cooperante italiano era stato rapito in Pakistan nel 2012, e da allora se ne erano perse le tracce. Il presidente Obama si assume "la responsabilità dell'accaduto".
Un mare di retorica (negli Usa ma ancor più da noi) per annunciare ciò che tutti, ma proprio tutti, già sapevano: i servizi segreti torturavano i terroristi e i presunti tali.
Le parole più usate dalla stampa turca per commentare il primo giorno di visita di papa Francesco. Unanime la condanna della violenza e dell'uso strumentale delle religioni.
Sul terreno la crisi può essere fermata. Ma le conseguenze dell'avanzata dei miliziani già si vedono. Il petrolio e il nucleare sul tavolo di Obama e degli ayatollah.
Fondato nel 2002 da un imam, il movimento terroristico compie frequenti incursioni negli altri Paesi. L'odio per gli occidentali e l'alleanza con Al Qaeda.
Il Governo centrale egiziano non riesce più a controllare il Sinai. Tribù ribelli, predoni, trafficanti di vite umane, terroristi: un micidiale intreccio che minaccia il Mediterraneo.
La guerra in Siria è sfuggita di mano a tutti e preoccupa in egual misura Usa e Iran. Il dialogo, partito sul tema del nucleare iraniano, non è più una scelta ma una necessità.
L'instabilità del dopo-Gheddafi c'entra poco con la religione e con Al Qaeda. Il problema è il petrolio: le milizie lo sanno e controllano gli impianti.
Si nasconde nello Yemen il terrorista più pericoloso: Ibrahim al Asiri, un genio nell'inventare bombe. E un uomo che ha usato anche suo fratello come kamikaze.
Padre Dall'Oglio, il gesuita espulso dalla Siria dal regime di Assad nel 2012, pochi giorni fa aveva scritto a papa Francesco per chiedergli un'iniziativa di pace.
Un intervento legittimo per ripristinare la libertà o un atto neocoloniale? Gli interessi economici in gioco, oro e uranio compresi. Poi, le vittime: morti, feriti, sfollati, profughi.
Nel 2002 Bali fu colpita da un feroce attentato. Ora i terroristi cambiano strategia: colpiscono obiettivi domestici. Senza che l'Occidente e i turisti quasi se ne accorgano.
Alla fine di un venerdì di sangue e di violente proteste in tutto il mondo islamico, restano otto morti. E la paura di una nuova ondata di terrorismo antiamericano.