Il sacerdote veronese, fondatore dell'Ancora e noto per il suo impegno in favore dei poveri, lancia un messaggio di pacificazione al calciatore insultato domenica scorsa al Bentegodi: «Incontriamoci a Verona. Pochi razzisti non rappresentano la città»
Grande la vergogna per una rissa tra genitori durante la partita di volley quando dagli spalti alcuni di loro hanno insultato gli avversari di un team misto con allusioni sessiste. Altrettanto grande la lezione dei ragazzi, under 13, all'inciviltà degli adulti.
Un ventottenne veneto a cofronto con un docente di antropologia. «La stampa ci perseguita», dice lui. E il professore: «Non possiamo studiarli senza conoscerli».
L'Italia recepisce le direttive Uefa e le sanzioni si fanno dure per chi offende a sfondo razziale e discriminatorio. E' un bene, ma serve distinguere tra razzismo e goliardia. Se tutto è razzismo niente è razzismo e si consegnano gli stadi al ricatto delle curve. Le norme vanno rispettate, ma la Federazione faccia chiarezza.
Il caso della partita sospesa a Busto Arsizio dopo i cori razzisti a Boateng dà un segnale di reazione positivo, ma non basta: è necessario che le società smettano di tollerare.
Succede quasi a ogni giornata: striscioni che svillaneggiano i morti, solidarizzano con gli assassini, invocano tragedie. Che cosa aspetta il calcio a prendere seriamente le distanze?
Il calcio che non ha ancora finito di piangere Morosini non sa affrontare il fallimento della tessera del tifoso. Così negli stadi regnano gli ultras, con le loro pretese.
Scommesse, doping, processi sportivi e penali. Dal ciclismo al calcio ci si chiede come fidarsi ancora. Ma, come contro mafia e corruzione, guai a smettere di lottare.