Cosa fanno gli operatori di pace?
«Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio», dice Gesù nel celebre discorso della montagna, quell’insegnamento in cui il Signore indica a tutti noi la strada per vivere felici, seguendo l’unica legge del Padre nei cieli: l’amore.
Gesù dice che sono beati tutti coloro che cercano di costruire un mondo di pace. E questo è un compito che sembra molto difficile. Nel nostro pianeta, infatti, ci sono molte guerre in corso. «Stiamo assistendo alla Terza guerra mondiale a pezzetti», ha detto il Papa con un’espressione originale per commentare il fatto che l’uomo non sembra mai stufo di combattere.
E anche nel nuovo millennio lo sta dimostrando: quante sono le persone nel mondo che soffrono a causa dei conflitti? Quanti civili innocenti? Quanti bambini? Spesso i potenti della terra decidono che per dirimere le incomprensioni e le divisioni fra i popoli è più conveniente imbracciare le armi piuttosto che usare la diplomazia, cioè le parole.
E cosa posso farci io che non ho nessun potere?
Sembra impossibile contrastare la guerra, vero? Eppure Gesù chiede a ognuno di noi di essere operatori di pace. Anche ai ragazzini come te, non solo ai vertici della politica.
A volte essere costruttori di pace è scomodo e pesante, sembra di non vedere i frutti del proprio lavoro. Eppure non bisogna arrendersi mai, perché le cose belle richiedono tempo. Nella vita si raccoglie sì ciò che si semina, ma si raccoglie ancora meglio ciò che si cura. E per ottenere la pace ci vuole una cura grandissima.
Occorre iniziare dai piccoli gesti di ogni giorno, tutti possono fare qualcosa, anche i più piccoli. E gesto dopo gesto la pace aumenta, si espande e si allarga a tutto il mondo. Pensa ad esempio ai litigi. Anche quelli più banali.
Cosa? Adesso non si può più litigare?
Litigare si può, ma rimanere fermi nel rancore non giova a nessuno. «Non tramonti il sole sopra la vostra ira», ha detto san Paolo, perché anche nelle liti bisogna imparare a essere costruttivi: se alla fine della giornata ci rendiamo conto che l’astio la fa da padrone, dobbiamo sbarazzarcene e lasciare spazio alla pace.
Altra cosa che puoi fare: quando vedi due che stanno litigando intervieni, ma non per parteggiare col più forte, o per difendere il più debole a suon di pugni, bensì per aiutare i due a capirsi con il dialogo, così entrambi potranno lasciarsi da buoni amici, convinti che la discussione è servita a fare un passo in avanti da leone, piuttosto che uno indietro come i gamberi.
«Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano», ha detto ancora san Paolo.
Le beatitudini non ci sono state date per metterci alla prova, bensì per darci un’indicazione. Sono una sorta di riassunto di come Gesù si è comportato. Se le mettiamo in pratica abbiamo la possibilità di vivere come lui ci ha insegnato, essere felici e soprattutto benedetti da Dio. Certo, non possiamo mai dire di essere arrivati, si può solo andare avanti ogni giorno, cambiando il nostro modo di fare, guadagnando un nuovo pezzetto di rettitudine. Vale la pena provarci.
Disegno di Giulio Peranzoni