Liturgia del giorno:
Gen 2,18-24; Sal 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16
L’odierna memoria liturgica deriva dalla festa di Santa Maria della Vittoria, istituita da san Pio V dopo la vittoria riportata a Lepanto il 7 ottobre 1571 sulla flotta turca. Con questo evento si consolidò il legame tra il rosario e le vittorie militari: se ne contano più di 30 sui mori e sui turchi attribuite alla Madonna del Rosario. La più importante è quella di Vienna (12 settembre 1683) in seguito alla quale fu ribadita la festa della beata Vergine del Rosario e fu istituita quella del Nome di Maria. Con Pio XII e gli altri pontefici fino a Giovanni Paolo II viene superato “l’aspetto battagliero”, inesistente alle origini del rosario e costituente una “sovrapposizione alla verità storica”, e si colloca questa preghiera in un contesto di pace: infatti, meditando i misteri del santo rosario, noi impariamo, sull’esempio di Maria, a diventare anime di pace, attraverso il contatto amoroso e incessante con Gesù e coi misteri della sua vita redentrice. Giovanni Paolo II, nell’anno del rosario da lui proclamato nell’ottobre 2002, ha pubblicato la Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae in cui lega il rosario alla grande causa della pace e lo considera non già un’arma, ma una «forza» e «una risorsa non trascurabile nel corredo pastorale di ogni buon evangelizzatore». Il Papa mette in guardia dal fare del rosario «un amuleto» o «un oggetto magico», ma al contrario esorta a riscoprire questa preghiera come prezioso strumento di contemplazione e di assimilazione dei misteri della salvezza, poiché ciò che Cristo ha operato nella vita terrena, ciò che la Bibbia proclama e la liturgia celebra, il rosario medita e assimila. Per questo egli ha creduto bene aggiungere ai tradizionali misteri della gioia, del dolore e della gloria, quelli che ci fanno contemplare alcuni momenti significativi della vita pubblica di Gesù, cioè i misteri della luce: Battesimo, Nozze di Cana, Annuncio del Regno di Dio, Trasfigurazione e Istituzione dell’Eucaristia.