Lo sgombero c’è stato. Con tutti i crismi: forze dell’ordine, antisommossa, mezzi di AMSA, giacigli smantellati, effetti personali sequestrati o gettati via. È avvenuto il 17 dicembre, all’alba, nell’area della stazione Tibaldi, a Milano. Quello che non c’è stato, almeno non prima, è stato l’ascolto. Che tra l’altro era previsto e concordato con le istituzioni.

È da qui che parte la critica di Luciano Gualzetti, presidente di Opera Cardinal Ferrari, una delle realtà storiche della città nell’accoglienza delle persone senza dimora. Una critica che non nasce da una contrapposizione ideologica, ma da un metodo mancato. «Era stato concordato un intervento articolato in due fasi – spiega –. Prima l’incontro con le persone, l’ascolto delle storie, la valutazione delle singole situazioni e delle possibili soluzioni. Solo dopo, eventualmente, lo sgombero per chi non avesse accettato percorsi alternativi. Invece si è fatto l’esatto contrario».

Il risultato, secondo Gualzetti, è sotto gli occhi di tutti: un’azione inefficace e destinata a ripetersi. «Il giorno prima dell’intervento più sociale è stato fatto lo sgombero. Così è chiaro che questa cosa non funziona». I giacigli, infatti, sono tornati già la notte successiva. Le persone, semplicemente, si sono spostate di qualche metro o sono rientrate nello stesso luogo.

Opera Cardinal Ferrari si è trovata a gestire le conseguenze immediate di quell’azione. Nelle ore successive allo sgombero, molti dei senza dimora si sono rivolti al Centro di via Boeri per ricevere coperte, vestiti, beni di prima necessità. «Noi ci siamo messi subito a disposizione – racconta Gualzetti – ma resta il fatto che un’operazione non accompagnata da un lavoro di aggancio, di orientamento e di presa in carico è destinata a fallire».

Il punto, insiste il presidente, non è lo sgombero in sé, ma il modo in cui viene pensato e inserito in una strategia più ampia. «La collaborazione tra istituzioni deve passare dalla condivisione dei metodi e delle priorità. Questo è fondamentale. Altrimenti si creano situazioni che diventano ingestibili».

In questo quadro si inserisce anche la polemica sul pranzo di Natale organizzato in Questura per alcune persone senza dimora, un gesto presentato come attenzione ma che Gualzetti legge con grande cautela. «Su pranzo sì, pranzo no, preferisco quasi sorvolare», dice. «Il rischio è quello degli interventi a spot: iniziative simboliche che salvaguardano il decoro o l’immagine, ma che poi lasciano irrisolto il problema di fondo». Una gestione emergenziale, appunto, che non costruisce soluzioni durature.

La critica diventa più netta quando si tocca il tema delle competenze e della visione. «Qui non si tratta solo di comunicazione mancata, ma di condivisione. Tutti sapevano che c’erano due fasi previste. Il fatto che si sia scelto di anticipare lo sgombero pone una domanda seria: è solo un problema di coordinamento o di visioni diverse su come si gestiscono queste situazioni»?

Per Gualzetti, la seconda ipotesi sarebbe la più grave. «Vorrebbe dire che qualcuno pensa davvero che con gli sgomberi si risolvano i problemi. Ma non è così. E non è certo questa la nostra filosofia». Una filosofia che Opera Cardinal Ferrari pratica da oltre cento anni, fondata sull’idea che la fragilità non si governa con atti isolati, ma con percorsi costruiti nel tempo, insieme.

Un senza fissa dimora vicino ad una scritta "il futuro è qui" su via della Conciliazione a Roma, 6 gennaio 2022 ANSA/MASSIMO PERCOSSI (ANSA)

Da qui l’appello, che è anche una richiesta di metodo: «La risposta alla povertà estrema non può essere affidata a gesti simbolici. Serve pianificazione, serve alleanza tra enti, istituzioni e servizi sociali. È questo il coordinamento di cui c’è bisogno». Senza, il rischio è che ogni intervento resti un atto a sé, incapace di incidere davvero sulla vita delle persone.

Nel frattempo, mentre le istituzioni discutono di competenze e procedure, le notti d’inverno restano lunghe e fredde. E sono ancora una volta le realtà del territorio a farsi carico, concretamente, di chi non ha altro posto dove andare.