A un anno dalla beatificazione di Carlo Acutis, avvenuta il 10 ottobre 2020 ad Assisi, Vativision propone in visione gratuita un’intervista ad Antonia Salzano Acutis, madre del ragazzo, realizzata in esclusiva per la piattaforma (qui il link dove poterla vedere).
Vi racconto mio figlio Carlo Acutis è un dialogo intimo con due quindicenni di oggi - Matteo Maggio e Anna Merati - che diviene un tassello fondamentale per conoscere la storia del giovane beato di Milano, scomparso prematuramente a 15 anni per una leucemia fulminante. Le domande poste con pudore e delicatezza dai due giovani portano la madre a tratteggiare un’immagina vivida di Carlo, “un ragazzo normale” che amava scherzare, stare con gli amici e giocare a calcio, “anche se non era molto bravo”, dice con tenerezza. Allo stesso tempo però si racconta la grande generosità del giovane, la profonda fede, lo spontaneo amore per Gesù sullo sfondo della passione per le nuove tecnologie che portano la donna a definirlo un “influencer di Dio” per la sua capacità di coniugare apostolato e new media.
«Soccorreva i clochard per strada, che dormivano sotto la nostra chiesa», racconta Salzano in un passaggio del documentario, «spesso d’inverno si mettevano col cartone a dormire, adesso non lo fanno quasi più, ma quando Carlo era più piccolo, spesso, mi ricordo che alcuni venivano tutte le sere a dormire, ecco allora Carlo cosa faceva? Comprava i sacco a pelo, comprava le coperte… poi si era organizzato con dei recipienti a seconda della persona, quindi... scriveva il nome, magari gli portava delle bevande calde, gli portava da mangiare… Questo… era una piccola Caritas domestica che però come diceva madre Teresa di Calcutta: “Non c’è bisogno di andare a Calcutta per fare il bene…”, Calcutta la troviamo sotto casa… in effetti noi, basta scendere sotto casa abbiamo tante possibilità di operare il bene, ecco. Quindi Carlo non perdeva nessuna possibilità di operare il bene».
Alla domanda se la beatificazione e la grande popolarità raggiunta da Carlo abbia alleviato il dolore della sua morte prematura, Antonia Salzano risponde che «la beatificazione è una cosa bella perché io so che attraverso questa tante persone, seguendo l’esempio di Carlo diciamo ritrovano un po’ la strada verso la fede, verso Dio. Quindi in questo senso allevia molto perché è chiaro che vedere i frutti che questa beatificazione sta portando…tanta gente che si riavvicina al Signore, tanti giovani ecco. Carlo è un po’ un influencer, dato che tu sei un informatico, Carlo è un po’ un influencer di Dio, questa è una società in cui pullulano gli influencer per qualsiasi cosa, abbiamo anche l’influencer di Dio fortunatamente, e Carlo lo possiamo definire così, un’influencer di Dio. E sicuramente questo mi fa molto piacere e allevia, però diciamo quello che più che altro viene in aiuto a me è la fede. Sapere che Carlo ha vissuto la morte come il coronamento di una vita vissuta di fede accanto al Signore, e questa cosa qui, proprio la sua morte è stata per me proprio la firma e il testamento che veramente questa vita era una vita piena e la fede che Carlo viveva era veramente una fede vissuta, creduta e non solo con la testa e con le parole ma soprattutto con il cuore».
Antonia Salzano prosegue poi evocando la propria esperienza di madre, dai ricordi familiari felici ai giorni bui della diagnosi e della morte fulminea e inaspettata del figlio; dal coraggio di Carlo che “vedeva nella morte un coronamento”, al proprio dolore, fino al racconto luminoso del giorno della beatificazione nella basilica di San Francesco ad Assisi.
Proprio sulla morte, avvenuta per una leucemia fulminante il 12 ottobre 2006, la donna racconta questo aneddoto: «Dopo che se n’è andato abbiamo scoperto un video, che lui si era auto-filmato 2 mesi prima di morire, in cui lui diceva: “Peso 70 kg e sono destinato a morire.”; ecco lui è morto che pesava 70kg e fa questo video, tutto contento, tutto felice, guarda il cielo, sembra quasi che… una cosa per lui naturale; ma in effetti, per Carlo la morte era un passaggio naturale alla vera vita; diceva che noi siamo come bruchi e che quando moriamo, diventiamo le farfalle, ecco, questo e quello che diceva Carlo. La morte l’ha vissuta… lui era devoto di San Francesco e San Francesco chiamava la morte “Sorella Morte”. Lui ha vissuto questa morte come, appunto, San Francesco, suo maestro, ecco… non come la cosa più terribile più tragica».
All'intervista, Vativision affianca in visione gratuita uno dei maggiori successi della piattaforma: il film documentario La mia autostrada per il cielo - la definizione che dava Carlo dell’Eucarestia - emozionante testimonianza del percorso umano e spirituale del beato Acutis e della sua fede vissuta e creduta.