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Bella, popolare, amata, eppure fragile, preda di attacchi di panico: è apparsa così la showgirl Belen Rodriguez, durante un’intervista a Vanity Fair che è stata interrotta per la sua evidente difficoltà a rispondere alle domande. Ed è stata Belen stessa a spiegare poi cosa era successo. Per tenere a bada un forte attacco di panico, la sera prima aveva assunto una dose eccessiva di ansiolitici, che l’hanno resa confusa e disorientata. Un’ imprudenza anch’essa dettata dall’ ansia, quella di non sottrarsi all’ impegno, per non deludere né i giornalisti né i fan.
La difficoltà sul piano psichico di Belen sembra essere quella di molti personaggi dello spettacolo: da un lato perché probabilmente lo nascondono meno, sull’onda di un generale malessere che coinvolge un numero crescente di persone e di cui stiamo imparando più a non vergognarci, essendo in parte superato lo stigma sociale nei confronti del disagio psichico. Dall’altro lato però il mondo dello spettacolo è sempre più incalzante, dove occorre garantire la propria presenza sempre e ovunque perché se non appari di fatto scompari, così come i mutamenti del mercato discografico impongono maratone di concerti e ospitate che rischino di stritolare quelli che, pur più o meno dotati di talenti e ricchezze, restano comunque delle persone con i loro limiti fisici ed emotivi.


Belen non è certo un caso isolato. Negli ultimi anni hanno dovuto fronteggiare panico e depressione numerosi personaggi dello spettacolo, che hanno spesso pubblicamente parlato delle loro difficoltà. Da Noemi a Emma, da Fedez a Michele Zarrillo,da Giulia de Lellis a Giorgia, da Carlo Verdone a Giovanni Allevi. Un fenomeno da cui non sono indenni neppure i giovani, che spesso si trovano catapultati in un tritacarne e devono dare forfait: è successo ad Angelina Mango dopo la vittoria a Sanremo a soli 20 anni, a Sangiovanni, che a 19 si è ritirato dalle scene per oltre un anno per potersi curare, a Victoria dei Maneskin.


Con la depressione hanno imparato a convivere in passato anche mostri sacri dello spettacolo, come Vittorio Gassman e la stessa Ornella Vanoni, recentemente scomparsa. Così come il ricorso all’uso di droghe pesanti, tanto comune nel mondo di certi rocker, ha avuto a che fare spesso con il tentativo di anestetizzare un disagio. Ma quello che accade oggi sia ai cosiddetti vip, sia a un numero crescente di giovani e non solo, sembra un fenomeno diverso, che ha più a che fare con una pressione sociale di una realtà perennemente connessa, senza pause, senza spazio per il silenzio, e di fatto contro la natura stessa dell’uomo, dove l’immagine conta più del talento, dove la performance sembra la misura del valore come persona, dove sei non sei al massimo allora non vali niente, dove sei sempre sostituibile da chi scalpita con ogni mezzo per conquistarsi il suo spazio di celebrità.
Lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, attento conoscitore del disagio giovanile, riconduce questo “panico” diffuso, questa ansia che ci divora, al riflesso di una mancanza di senso, per cui conta ciò che mostri all’esterno, come gli altri ti vedono, i loro applausi, il loro riconoscimento, ma dentro di te trovi solo il vuoto, e la vertigine che si prova affacciati su un abisso. Eppure, non sempre chi è preda di malesseri psicologici, anche nel mondo dello spettacolo, è una persona superficiale, priva di ideali, di cultura, di consapevolezze, di relazioni autentiche, quelle che spesso ci salvano. Ma bisogna correre, in un tour de force tra firmacopie e concerti, interviste e programmi tv, dirette social e incursioni in molteplici abiti artistici, facendo in sovrappiù lo slalom tra gli insulti, il rancore amplificato dai social, e il repentino rinnegamento degli stessi fan che sanno essere spietati se si sentono in qualche forma tradito e delusi. E di questo meccanismo siamo tutti un po’ complici se anche dietro una giovane donna fortunata, bella, amata come Belen, così come, in altri ambiti della nostra vita quotidiana amici, colleghi, figli, non ricordiamo sempre a noi stessi che ci troviamo di fronte a una persona e non solo l’immagine che lei stessa o chi le ruota attorno, vogliono darci. Con una magnifica parola dal sapore antico, se non mostriamo misericordia.





