"Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo?". I versi di Quasimodo, poeta amico di La Pira, sono stati citati dal cardinale Bassetti per dire che la guerra va scongiurata minaccia nucleare intollerabile. Non è utopia, ma un'impellente necessità il prendersi cura delle persone umane ferite. Sopra, da sinistra: il premier Mario Draghi, 74 anni, e il cardinale Gualtiero Bassetti, 79. Foto: Luciano Regolo. In alto e in copertina: foto Ansa.
«Il venerabile sindaco La Pira invita tutti noi a non stancarci di continuare a invocare la pace». L’incontro di Firenze sul Mediterraneo frontiera di pace si apre con le drammatiche parole di monsignor Vitalij Kryvyc'kyj, vescovo di Kiev che sarebbe dovuto essere presente e che, invece, fa sapere che si sente «in dovere» di restare con il suo popolo in questi momenti drammatici e chiede di continuare a pregare per la «martoriata Ucraina».
Il cardinale Gualtiero Bassetti saluta il premier Mario Draghi ringraziandolo per «lo sforzo che quotidianamente rivolge all’azione di Governo per l’Italia, in un periodo così difficile a causa della pandemia e della complessa opera di rilancio del Paese», e cita Quasimodo - sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo? - per dire che la guerra va scongiurata a qualunque costo.
A Firenze, «culla dell’umanesimo», città che «Giorgio La Pira ha posto a servizio della pace del mondo e dell’unità della Chiesa», i vescovi tornano a riunirsi, due anni dopo l’incontro di Bari per fare il punto su cosa la pandemia sta lasciando di crisi e lacerazioni, ma anche di speranze e amicizie, per capire insieme come investire di nuovo sul Mediterraneo, come creare processi di dialogo e sviluppo umano, come frenare la corsa agli armamenti.
Dopo Bari, spiega il presidente della Cei, continua una sfida importante, quella di «restituire alle nostre Chiese e alle nostre società il respiro mediterraneo; riscoprire l’anima autentica che ci accomuna da secoli; promuovere la ricostruzione di un luogo di dialogo e di pace».
Draghi e il cardinale Bassetti. Foto Ansa.
Sindaci e Vescovi del Mediterraneo, continua, sono «riuniti a Firenze per riflettere sul ruolo delle nostre città e delle nostre Chiese nella costruzione di un Mediterraneo della solidarietà, capace di superare le sue crisi e i suoi drammi».
Il pensiero va ai Balcani, al Medio Oriente, al Maghreb, al Mar Nero «che è storicamente, culturalmente, politicamente e anche spiritualmente parte integrante del Mediterraneo».
Il cardinale ricorda l’ultimo conflitto mondiale che ha vissuto da bambino, «l’incubo della guerra fredda» e le «scene festose dell’abbattimento del muro di Berlino». Ricorda le contraddizioni e i conflitti regionali, la globalizzazione che no sempre ha portato ricchezza tra le popolazioni. Insiste sulla necessità del negoziato globale, della carità come segno distintivo del cristiano. Cita il documento sulla Fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi, documento che è frutto della fede che «porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare». Dal riconoscimento di questo «valore trascendente», il credente è infatti chiamato a salvaguardare «il creato e tutto l’universo, sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere». Il Papa, inoltre, ha ribadito nell’enciclica Fratelli tutti questa «aspirazione mondiale alla fraternità e all’amicizia sociale» sostenendo che questo «sogno» non si deve limitare «alle parole» ma necessita una «concreta» attuazione da parte di tutti gli uomini e le donne «di buona volontà».
«Le nostre Chiese mediterranee », continua, «possono offrire energia spirituale e saggezza millenaria al contesto odierno del Mediterraneo. Questa la persuasione che deve animare i lavori di questi giorni. Senza alcuna pretesa di esaustività».
I lavori iniziali del summit di Firenze. Foto Ansa.
E si sofferma su cinque dinamiche: quella che «fa nascere la Chiesa, cioè la testimonianza della Resurrezione di Cristo. La nostra fede in Gesù Risorto, alimentata dalle nostre diverse tradizioni liturgiche, dall’ascolto della Parola, dalla vita fraterna, dall’amicizia, non deve rimanere al nostro interno. Essere testimoni della resurrezione di Cristo, cosa ben diversa dal proselitismo, significa risplendere della speranza che la nostra vita e quella del nostro prossimo sono pensate e custodite fin dall’eternità e per l’eternità da un Dio che è Amore. Questa certezza, ricevuta nei vasi di creta che noi siamo, ci immette e ci mantiene in una dinamica di liberazione da ogni preoccupazione terrena: dall’istinto di dominio, dalla logica della fionda e della pietra. Ecco perché la testimonianza dei tanti martiri dei nostri tempi, martiri miti, nonviolenti, è così preziosa!».
La seconda dinamica, nasce invece «dalla ricezione sempre più profonda del Concilio Vaticano II: la nostra comunione – altra persuasione fondamentale del professor La Pira – è il germe fecondo dell’unità del genere umano: ne deriva che l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, il dialogo con chi non professa alcuna religione, la collaborazione per la costruzione della pace, della giustizia, per la lotta alle nefaste conseguenze del cambiamento climatico non sono solo relazioni con gli altri, ma alimentano la nostra comprensione del mistero della Salvezza e lo rendono dicibile agli uomini del nostro tempo».
La terza dinamica è «il primato della contemplazione che può essere da noi, tra l’altro, affermato con la valorizzazione della rete che le monache del Mediterraneo, proprio per accompagnarci e sostenerci, hanno avviato. Ci accompagnano non solo con la loro preghiera e il loro affetto, ma anche con la loro acuta intelligenza spirituale della realtà che nasce dal loro essere incardinate nei vari contesti e città mediterranei». Per La Pira i monasteri, ricorda Bassetti, «erano avamposti del Vangelo e della Chiesa, “centrali nucleari” di preghiera alternative ai missili. Oggi lo sono ancora di più, non solo nelle “terre di missione” ma anche nella vecchia Europa. Sono tanti i monasteri – maschili e femminili – che senza far rumore si sono fatti laboratori di accoglienza delle diversità e hanno attivato nuove esperienze di studio, preghiera, liturgia, lettura condivisa della Scrittura, autentici centri di intelligenza della fede nel mondo caratterizzato dal pluralismo religioso e dalla secolarizzazione».
Il summit di Firenze. Foto Ansa.
Il presidente della Cei auspica anche un «coordinamento dei giovani del Mediterraneo, che vorrei nascesse come coordinamento ecumenico e interreligioso, organicamente connesso anche alla vita monastica mediterranea».
La quarta dinamica è, invece, «l’intelligenza della fede. Raccogliamo l’invito fatto da papa Francesco a Napoli e adoperiamoci perché le nostre Chiese, insieme, producano una teologia del Mediterraneo, una teologia non astratta ma contestuale». Una teologia diretta alle persone concrete perché «i nostri fratelli schiacciati dalle guerre, dalla fame, dal cambiamento climatico, alcuni dei quali muoiono di freddo ai confini di Europa o annegano nel Mediterraneo, sono i primi e privilegiati destinatari dell’annuncio evangelico. Parlando di ricchezze delle tradizioni teologiche mediterranee non possiamo non esprimere la commozione nel prendere coscienza che è dal Concilio di Firenze che un numero così cospicuo di vescovi non si riunisce in questo storico convento. Certo dobbiamo assumere con realismo e fede il fatto che la ricezione teologica ed ecclesiologica del Concilio di unione, a Mosca e a Costantinopoli è stata un fallimento, tanto che il Concilio di Firenze ancora oggi ci divide dai nostri fratelli e non ci unisce».
Infine il cardinale Bassetti si sofferma sullo «specifico apporto mediterraneo al processo sinodale della Chiesa universale. Esso ancora manca al percorso sinodale della Chiesa, ma darebbe tanta concretezza e anche tanto coraggio di accettare – all’interno della comunione cattolica – la diversità delle prospettive teologiche e degli approcci pastorali. Lasciatemi confidare che alla soglia degli 80 anni mi riempie di entusiasmo e di gratitudine la prospettiva di un sinodo Mediterraneo di cui l’arcivescovo Jean-Marc di Marsiglia ha parlato al Papa e scritto pubblicamente».
E ancora un pensiero va a David Sassoli, lo scomparso presidente del Parlamento europeo, «nostro caro amico». Il cardinale conclude il suo intervento citando proprio le parole che Sassoli pronunciò a Firenze: «Per La Pira, il comune riferimento delle religioni monoteiste ad Abramo poteva costituire il polo magnetico attorno al quale costruire questi nuovi rapporti Euro-mediterranei. Quanta attualità c’è in questa visione, in un momento di forti contrasti nell’area del Mediterraneo. E quanta idea politica contiene la spinta ad una ricomposizione dei conflitti presenti, in un quadrante geografico che rappresenta per noi il nostro spazio vitale. Ma accanto a questo si dovevano anche intensificare gli scambi commerciali e il modello che proponeva era, ancora una volta, quello della città: anzi della nostra città. E la Firenze di La Pira non era solo un laboratorio teorico, ma il luogo in cui si stava combattendo il diritto alla casa per tutti, al lavoro per tutti, alla scuola e all’ospedale per tutti». Parole che lasciano ai vescovi e ai sindaci «un mandato Politico, con la P maiuscola, che appartiene alle nostre città, ma anche direttamente a noi vescovi e alle nostre Chiese. Voglio così ricordare questo uomo buono, intelligente e capace, che è stato fra i primi grandi politici del Mediterraneo a cogliere l’importanza del nostro cammino di vescovi mediterranei tanto da aver voluto essere con noi a Bari».