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venerdì 04 ottobre 2024
 
SCUOLA
 

A Milano il liceo Bottoni abolisce la pagella del primo quadrimestre

12/10/2023  Da quest’anno scolastico il periodo di valutazione sarà unico. In alcune classi, inoltre, è al vaglio anche l’eliminazione dei voti numerici nel corso dell’anno. Non vuol dire abolire la valutazione, ma «gli studenti sono chiamati a riflettere su quali meccanismi li conducono ad avere certi risultati piuttosto che altri e su come poter intervenire per correggere il tiro». spiega Rosetta Guzzetti la docente di lettere

Abolizione delle pagelle del primo quadrimestre, addio ai voti numerici. Il mondo della scuola si interroga su metodi didattici innovativi, generando riflessioni e scatenando polemiche. Casus belli di queste ultime settimane la scelta del collegio dei docenti del liceo scientifico Bottoni di Milano: da quest’anno scolastico il periodo di valutazione sarà unico e spariranno le pagelle di febbraio. In alcune classi, inoltre, è al vaglio anche l’eliminazione dei voti numerici nel corso dell’anno, pagelle finali escluse. Colpa dello stress dei pargoli - come si è scritto- della fragilità di docenti e genitori che non riescono a sopportare l’insuccesso dei propri ragazzi? Non proprio. Le motivazioni sono ben altre e ben strutturate. Il liceo Bottoni è approdato a questa scelta dopo un percorso di tre anni, una decina di docenti coinvolti, un lavoro sulla valutazione realizzato con il supporto della facoltà di Scienze dell’educazione dell’Università Bicocca di Milano. «Abolire il voto non vuol dire abolire la valutazione, ma passare dalla valutazione sommativa a quella formativa. Insomma, non più la somma dei voti che fa media, ma il percorso dei ragazzi, il lavoro sui loro punti di forza e di debolezza», tuona la preside del liceo Bottoni, Giovanna Mezzatesta. «E abolire il quadrimestre vuol dire valutare tutto il percorso dell’intero anno scolastico, da settembre a giugno», continua la preside. Non soltanto quello del secondo periodo, quindi, niente possibilità di cominciare a studiare dopo qualche mese.

Ma la rivoluzione vera è quella dei numeri.

«L’attenzione alla prestazione determina negli studenti uno spostamento dell’impegno sull’obiettivo del voto, che deve essere raggiunto a ogni costo, anche imbrogliando o gestendo male il proprio tempo e le proprie risorse, e che spesso viene percepito come un giudizio di valore sulla persona», spiega Rosetta Guzzetti, 63 anni, docente di Lettere e Latino da quarant’anni, coinvolta direttamente nella sperimentazione del liceo milanese, che aggiunge: «si rischia di addestrare degli individui invece di formare delle persone consapevoli della propria dignità e del valore della collettività». Quindi, in pratica? «Gli studenti sono chiamati a riflettere su quali meccanismi li conducono ad avere certi risultati piuttosto che altri e su come poter intervenire per correggere il tiro». 

Quindi il ciclo unico è funzionale a una riflessione di questo genere, che richiede un tempo lungo.  Ma le verifiche ci sono, la valutazione è obbligatoria? «Certamente. Le verifiche sono costanti e la valutazione è l’aiuto che noi offriamo sempre agli studenti: non possiamo non valutarli, altrimenti non li aiutiamo». In pratica che cosa si fa? «Io parto dall’impostazione del quaderno, da come prendere appunti, da come correggere gli errori commessi, dalla loro comprensione. È un metodo legato al processo. Dobbiamo spostare l’attenzione dal prodotto al processo formativo, la valutazione è la partenza per pianificare il lavoro successivo, non è il fine». Quindi si può valutare anche senza numeri: «Ci sono colleghi che usano modi diversi: c’è chi usa le icone. Ad esempio negli esercizi assegnati si può mettere in evidenza con un’icona la tipologia di errore e segnalare il miglioramento rispetto alla volta precedente». Una didattica individualizzata, un lavoro per competenze, sicuramente molto più faticoso per i docenti. Perché non c’è nulla di prefabbricato. «Senz’altro. E poi la creazione di un clima di rispetto reciproco nel gruppo dei pari: i vantaggi di condividere con i compagni le riflessioni sul processo formativo sono evidenti, nessuno si sente giudicato».

 E a sentire gli studenti di una delle terze liceo che da tre anni sperimenta questo metodo l’obiettivo pare raggiunto: «Lavoriamo sulle nostre competenze, sulle nostre singole difficoltà»., dicono. Si lavora di più o di meno? «In realtà meglio», aggiungono quasi in coro. «vediamo chiaramente la tipologia di errore commesso e cerchiamo di capire insieme il motivo dello sbaglio, ci interroghiamo su come abbiamo lavorato e su cosa migliorare. I riscontri dei docenti sono costanti». E i genitori, come vivono questa rivoluzione? «Occorre spiegare loro per evitare che siano un ostacolo- spiega la professoressa Guzzetti - perché questo metodo ribalta la richiesta di attenzione. Pensano che tutto sommato vedere un voto sia meglio perché è chiaro: tutti sanno che 6 è sufficiente. Se non vedono il voto non sanno che cosa pensare e sono costretti a chiedersi che cosa sta facendo il proprio figlio. È una questione di comodità: è facile usare categorie a cui tutti siamo abituati».

   Cambia quindi il punto di vista. Ma il liceo Bottoni non è l’unica scuola a lavorare in questo senso: da Torino, a Firenze a Roma, a Busto Arsizio, a Palermo i percorsi a ciclo unico crescono, insieme alle riflessioni sull’abolizione dei voti numerici e delle abitudini consolidate.

 
 
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