(Nella foto: l'asilo nido aziendale della Tetra Pak a Modena)
Uno studio del Top Employers Institute, un ente di certificazione riconosciuto a livello globale che valuta le eccellenze di lavoro messe in atto dalle imprese, conferma una vecchia intuizione resa celebre da Henry Ford all'inizio del Novecento in America, quando iniziò l'assemblaggio in serie delle automobili: «Il capitale più straordinario che ha un'azienda non sono le fabbriche, i mezzi di produzione o le disponibilità finanziarie, ma sono i dipendenti. Il vero tesoro per un capitano d'impresa è chi lavora». Henry Ford intendeva dire che maltrattare un lavoratore, o anche soltanto spegnere l'entusiasmo che c'è in lui, ridicolizzare o rendere vana la sua dedizione e il suo attaccamento all'azienda, alla lunga danneggia l'imprenditore stesso, la sua capacità di competere e di creare valore.
È ovvio che occorre sempre evitare di cadere nell'eccesso opposto, il paternalismo aziendale, ma i dati delle aziende certificate parlano chiaro: chi tratta bene i dipendenti e investe sulle Risorse umane fa profitti e vola in Borsa. La ricerca di Top Emplyers, che si è svolta per cinque anni, dal 2011 al 2015, e che ha motitorato i principali indici borsistici mondiali, documentano un sensibile incremento dei titoli azionari e del fatturato nelle aziende che non snobbano i dipendenti e investono nella loro crescita. Lo studio ha analizzato 289 imprese internazionali attentissime al valore aggiunto delle Risorse umane (terribile espressione che i manager usano per indicare i dipendenti) e alla loro formazione e soddisfazione in azienda. Ed ecco i risultati: +57,5% l'aumento del valore del titolo azionario: +51,2% la performance rispetto agli indici di Borsa; +20,9% l'incremento del fatturato.
Dunque, le aziende certificate a livello globale - che, ricordiamolo, sono quelle che investono sul personale, che adottano le migliori esperienze, procedure e azioni a favore dei dipendenti - ottengono risultati sensibilmente migliori dell'andamento medio del mercato rispetto alle aziende che non si curano dei propri dipendenti o che li trattano come un peso e non come una risorsa. David Plink, amministratore delegato di Top Employers Institute, precisa: «Non stiamo dicendo che esista un rapporto diretto tra le "best practise" nell'ambito delle Risorse umane e l'incremento del valore azionario o del fatturato. Ma che una gestione coinvolgente e motivata dei dipendenti, e soprattutto una profonda attenzione al valore del capitale umano, può contribuire positivamente ai risultati operativi. Non solo: un ambiente di lavoro ottimale e una sensibilità mirata alla crescita professionale delle persone si traducono, in ultima analisi, in benessere diffuso, che è ciò che fa crescere l'azienda».