È pronta la città di Albano ad accogliere papa Francesco. Un’accoglienza sobria, come il Pontefice aveva auspicato. Locandine e manifesti nelle vetrine dei negozi e un grande striscione proprio all’ingresso principale. Per il resto la vita sembra scorrere tranquilla, alla vigilia della visita. Per la quale è stata scelta una data importante. Accogliendo l’invito di monsignor Marcello Semeraro, vescovo della diocesi e da lungo tempo amico personale di Bergoglio, è stato stabilito, infatti, il 21 settembre, giorno in cui ricorre l’anniversario della chiamata al sacerdozio di Francesco. «Lo ha raccontato tante volte, di quell’episodio legato alla chiamata di Matteo e dalla quale deriva anche il suo motto: “Miserando atque eligendo”, mi hai guardato con misericordia e dunque mi hai scelto”» sottolinea monsignor Semeraro.
Come è nata l’idea di questa visita?
«Molto semplicemente. In un colloquio confidenziale gli stavo raccontando che erano stati terminati i lunghissimi lavori di restauro in cattedrale e che mi sarebbe piaciuto per il 21 settembre, data in cui ricordiamo la dedicazione della cattedrale a San Pancrazio e cominciamo l’anno pastorale, che venisse a celebrare la messa. Ha detto subito sì. Ho aspettato un po’ per dare la notizia alla comunità finché non mi è stato confermato che effettivamente non c’erano altri impegni».
Come si sta preparando al comunità?
«La preparazione migliore credo sia la formazione che stiamo facendo. Una linea pastorale che stiamo seguendo già da un decennio, sia a livello di presbiterio che di comunità. In particolare, negli ultimi tempi, ci stiamo soffermando sull’applicazione della Evangelii Gaudium che, come ha detto il Papa anche a Firenze, deve essere il programma pastorale di ogni diocesi e di ogni parrocchia. Noi ci stiamo lavorando anche per comprendere l’esatto significato e agire di conseguenza. Penso al tema delle periferie esistenziali, per esempio, che stiamo affrontando anche concretamente. Abbiamo messo in piedi un cammino di accompagnamento alla genitorialità pensando soprattutto ai papà separati dai figli. O, ancora, il Papa in Polonia ai gesuiti ha detto che il discernimento è il compito della Chiesa del Terzo millennio. Allora, anche con l’aiuto di alcuni padri gesuiti come Gaetano Piccolo, professore alla Gregoriana, abbiamo portato a realizzazione la Casa del discernimento, una piccola struttura nel complesso del seminario sistemato in modo tale che tra o quattro persone possano trascorrere qualche giorno sotto una guida spirituale proprio per discernere cosa il Signore vuole nella propria vita».
Come accoglierete il Papa in questa cornice che richiama anche la salvaguardia del creato?
«Sono molto contento della collaborazione anche del Comune che, quando ha saputo la notizia ha mostrato grande entusiasmo. Il Sindaco ha raccolto in un volume tutte le attività di volontariato sociale che esistono nella città e poi, utilizzando il muro di una casa della diocesi, ha fatto realizzare un grande murales che raffigura un muro con le ciminiere che hanno oscurato tutto e la figura del Papa che, con la corda scende da sopra, come quelli che puliscono i vetri, e spazza via tutto facendo vedere il sole. È una sintesi molto efficace di quella ecologia integrale, che difende le persone e l’ambiente, di cui si parla nella Laudato si’. Da parte nostra gli parleremo di questa tavola del discernimento alla quale invitiamo i poveri per capire qual è la realtà. È guardando con gli occhi di chi non è al centro che la realtà si capisce meglio. Il Papa stesso mi aveva riferito di una frase di Magellano, il grande navigatore, che diceva che il mondo lo capiva meglio dalle periferie in cui andava che dalla corte di Madrid. L’accostamento ai poveri è anche un aiuto che noi riceviamo per capire la realtà. Non è solo un dare. Per dirla con un padre del deserto, quando ungi la tua mano per frizionare il petto del bambino malato, anche la tua mano rimane ammorbidita».
Cosa vi aspettate?
«Sono contento per l’incoraggiamento che verrà, a me e al presbiterio, da questa visita. Ho una grande gratitudine per il Papa per aver scelto questa data che è per noi quella dell’anniversario della cattedrale e dell’inizio dell’anno pastorale, ma per lui, significativa di una intera esistenza. La sua visita è un segno di speranza».
Chi incontrerà?
«Innanzitutto il presbiterio. Arriverà attorno alle cinque e un quarto direttamente sul sagrato della cattedrale di San Pancrazio. Lo aspetteremo io e il sindaco, vedrà l’affresco e poi entrerà in chiesa dove lo attendono i sacerdoti e coloro che hanno lavorato nel restauro. Il Papa introdurrà la preghiera di tipo litanico, e poi io dirò ai sacerdoti di pregare insieme per il Papa. Alla fine si metteranno in fila per la processione e, insieme con il Papa, si andrà in piazza per la celebrazione della messa. Abbiamo pensato, per come è strutturata la cattedrale con le sue grandi colonne, che fosse meglio che la celebrazione fosse in piazza per consentire una migliore partecipazione di tutti»
La gente aspetta con gioia?
«Sicuramente, anche perché nei Castelli erano abituati a vedere i Papi precedenti che vi trascorrevano le vacanze. Papa Francesco, invece, durante le ferie si ferma in Vaticano. Questa sarà una bella occasione per manifestargli l’affetto che la gente sente per lui in un clima che sarà molto di famiglia».