Il rapporto SOSEF – State of Southern European Fathers racconta la nuova paternità. Ovvero mostra che gli uomini, quando diventano padri, sentono oggi, molto più che in passato, il desiderio e la responsabilità di essere sostegno alla crescita dei propri figli. Desiderio e responsabilità: due dimensioni che il padre delle generazioni passate traduceva soprattutto in responsabilità economica vivendosi come la sorgente principale del reddito familiare. I profondi mutamenti avvenuti in campo sociale e culturale chiedono oggi ai nuovi padri di assumersi anche una responsabilità differente nella vita dei propri figli. Ovvero di essere riferimenti affettivi ed emotivi, per la loro crescita. È così che negli ultimi decenni, ciò che un tempo era “il padre normativo” – raccontato come pater familias garante del rispetto delle regole e spesso sorgente di sanzioni e castighi per il figlio trasgressivo – ora è diventato “padre affettivo”, ovvero uomo che – di fronte al proprio figlio – non si occupa solo di insegnare il bene e il male, ma si propone come guida e riferimento presente nei momenti di disagio e dolore, coinvolto attivamente nella vita di chi gli cresce accanto (il padre che accompagna allo sport o al parco, il padre che gioca, il padre che accudisce il bambino nei suoi bisogni primari, il padre che addormenta il bambino che piange nella notte), disponibile con l’altro genitore a sviluppare un modello di genitorialità condivisa che rappresenta una vera e propria novità sulla scena della genitorialità contemporanea.
Il mondo ha bisogno di padri responsabili, coinvolti e disponibili emotivamente, perché questa attitudine genitoriale rappresenta il principale fattore di protezione per la crescita emotiva del figlio e – soprattutto in adolescenza – un figlio che può vivere il proprio papà come base sicura nei momenti di fatica e difficoltà (condizione frequente in questo tempo della crescita) risulta molto più protetto dal rischio di sviluppare problemi di natura comportamentale ed emotiva. A fronte di questo enorme cambiamento verificatosi nel mondo interno degli uomini che diventano padri, la società e la politica non sembrano ancora capaci di allinearsi con esso. In particolare, in Italia risulta ancora carente la capacità del sistema produttivo e del mondo del lavoro di promuovere norme, regolamenti e procedure che siano realmente a sostegno delle nuove esigenze di una coppia di genitori che mette al mondo un figlio.
Per esempio, l’Italia propone ai neo-papà un congedo di paternità di sole due settimane, a confronto con ciò che fa la Spagna (dove i neo-papà hanno diritto a 16 settimane di congedo parentale). Allo stesso modo, in Italia, nonostante gli enormi progressi fatti per incentivare la disponibilità di asili nido su tutto il territorio nazionale, i costi di tale servizio – in alcune zone della nazione – restano ingenti, a volte addirittura proibitivi, tanto che la nascita di un figlio rappresenta per le donne che diventano madri uno passaggio che porta all’abbandono (più o meno lungo) della propria attività lavorativa. La complessità del mondo moderno, le trasformazioni dei ruoli di genere, il bisogno di rimettere la relazione educativa al centro del progetto di crescita di un bambino (tema oggi importantissimo, considerata l’emergenza in corso e l’enorme incremento del disagio comportamentale ed emotivo in età evolutiva) ci obbligano a riportare il tema del sostegno alla genitorialità al centro del dibattito pubblico e a considerarlo uno degli elementi chiave che deve regolare e incentivare nuove politiche del lavoro a favore dei quelle coppie adulte che decidono di diventare coppie genitoriali.
Questo passaggio è oltremodo necessario in questo tempo di denatalità crescente e sempre più spinta, elemento che rappresenta esso stesso un’emergenza sociale per gran parte del mondo occidentale, in particolare per l’Italia. Di buono, nei dati emersi dal rapporto SOSEF, c’è che i padri che si raccontano, mostrano una modalità rinnovata e una capacità nuova di abitare la propria paternità, che è resa più coinvolta ed emotivamente competente rispetto al passato e che, proprio per questo, diventa non solo elemento di protezione per la crescita di un figlio, ma anche fattore di trasformazione ed evoluzione umana per l’intero genere maschile.