È stato Sergio Castellitto a interpretare il ruolo di Aldo Moro nel docufilm Il professore andato in onda su Rai 1 la sera dell’8 maggio. Alla vigilia del quarantesimo anniversario dell’assassinio dello statista democristiano, in prima serata, abbiamo visto un lato sconosciuto al grande pubblico, «eppure il più vero e profondo», commenta Giorgio Balzoni, consulente del programma e autore dell’omonimo libro edito da Lastaria. Giornalista parlamentare dal 1980, dal 2000 al 2015 vicedirettore del tg1, Balzoni ricorda che «devo proprio a Moro molte delle mie scelte di vita». «Sono stato un suo studente, a Roma, nel corso di diritto penale nella facoltà di scienze politiche, dal 1971 al 1972. E poi, come molti di noi, sono rimasto nel gruppo che gli stava attorno fino alla fine», ricorda Balzoni.
Com’era Moro da professore?
«Come appare nel docufilm: brillante, coinvolgente. Soprattutto gli piaceva farci comprendere le cose da vicino. Ricordo che ci portava a visitare le carceri. Ci diceva che dovevamo comprendere il perché delle cose per cercare delle soluzioni. Una volta, per esempio, incontrammo un uomo condannato per omicidio. Aveva ucciso la persona che gli aveva rubato il gregge. Lui spiegò che, se non l’avesse fatto, sarebbe stato emarginato dalla società e sua sorella non avrebbe mai trovato marito. Quando, tornando a casa in autobus raccontammo questo a Moro lui ci disse che questo dovevamo capire: perché aveva ucciso, che cosa significava per lui perdere il gregge, cosa significava per la sorella. Queste considerazioni valgono dal punto di vista giuridico, ma ancora di più dal punto di vista politico, culturale, sociale. Da questa comprensione nascevano anche le riforme che lui portava avanti. Importantissima fu quella della scuola. In Italia era obbligatoria la quinta elementare. Moro si battè perché l’obbligo fosse portato alle scuole medie, a vantaggio delle classi più povere. Fino a quel momento i figli dei ricchi studiavano e quelli dei poveri erano destinati all’avviamento professionale».
Era difficile da capire?
«Tutt’altro. È un falso mito quello della sua incomprensibilità. Aldo Moro era chiarissimo nelle spiegazioni. E poi era molto ironico, faceva battute. Non perdeva il gusto di andare al cinema, faceva delle imitazioni di Totò che erano esilaranti. Era molto goloso di dolci e non si stancava di parlare con noi. Per lui eravamo davvero una famiglia».