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martedì 20 maggio 2025
 
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Alla scoperta dell'Amerigo Vespucci, in mare per fare il giro del mondo

27/10/2023  Dedicata alla nave scuola Amerigo Vespucci la puntata speciale di Linea Blu “La nave più bella del mondo” in onda sabato 28 ottobre alle 14.00 su Rai1. Famiglia cristiana era salita a bordo della nave poco prima della partenza per il giro del mondo

La nave più bella del mondo. Così fu definito l’Amerigo Vespucci nel 1962 dalla portaerei statunitense USS Independence, che lo incrociò nel Mediteranneo. E bello lo è davvero (no, nessun errore, l’Amerigo Vespucci richiede il maschile, anche se è... una nave), in ogni suo dettaglio: i quattro alberi con le vele in tessuto tirate su e giù ancora a mano da fasciami di corde spesse, il ponte e il cassero in legno, la polena e i decori delle fiancate in oro zecchino, gli arredi interni... Varato nel 1931 insieme alla nave gemella Cristoforo Colombo (che, donata dopo la Seconda guerra mondiale ai russi, finì per trasportare carbone e poi fu demolita) è usato come nave scuola per i cadetti dell’Accademia di Livorno, ma è anche «un’ambasciata galleggiante», come la definisce il comandante Luigi Romagnoli, che abbiamo incontrato sulla nave ancorata all’Arsenale militare di La Spezia, in attesa di spostarsi prima a Livorno per far salire gli allievi, poi a Genova, da dove il 1° luglio partirà per il giro del mondo (il secondo della sua storia, dopo quello compiuto tra il 2002 e il 2003). Diciannove mesi di navigazione riproducendo le rotte del primo viaggio verso le Americhe di Cristoforo Colombo e poi quelli successivi di Amerigo Vespucci e Ferdinando Magellano. «Per me questo incarico è motivo di orgoglio», spiega il comandante «e lo svolgo con grande senso di responsabilità. Si tratta di gestire giorno dopo giorno un equipaggio di 230 persone a cui nella prima parte del viaggio si uniscono 128 cadetti e cadette che vanno seguiti nel loro addestramento quotidiano. Come dicevo, la nave ha un ruolo di rappresentanza dell’Italia nel mondo, e sono previsti a ogni tappa incontri ufficiali con le istituzioni dei diversi Paesi». «Io ho cominciato la mia carriera nella Marina nel 1994», ricorda il comandante, «proprio su questa nave da allievo, e ci sono ritornato per la prima volta da allora nel settembre 2022 quando ho assunto il comando». Luigi Romagnoli ha il mare nel sangue: nato a Rapallo, suo padre era un marittimo e lasciava la famiglia per lunghi periodi di navigazione. «Così come accade anche a me, che ho sempre lasciato per mesi mia moglie e le mie due figlie durante le missioni di pace che ho fatto in Afghanistan, Iraq, Somalia. Ho anche comandato un cacciamine. È una dimensione particolare della propria esistenza: perché in mare si vive come in una bolla, mentre a terra la vita continua. Io non starò però via per tutto il giro del mondo: a un certo punto rientrerò a La Spezia e subentrerà un altro ufficiale al comando al posto mio».

 

L’Amerigo Vespucci partita il 1° luglio da Genova dopo aver proseguito  per Marsiglia, Las Palmas, Dakar, Capo Verde, attraverso il Pacifico arriva a Santo Domingo, poi navigando sottocosta fa tappa a Cartagena, Fortaleza, Rio de Janeiro, Montevideo, Buenos Aires, e poi risalendo la costa del Pacifico fino ad Acapulco e Los Angeles. Da Honolulu a Tokyo e, porto dopo porto, Manila, Darwin, Singapore, Doah, Abu Dhabi, Canale di Suez, Larnaka. Rientrerà a La Spezia nel febbraio 2025. Farà l’intero percorso a bordo il sottotenente di vascello Daniele Dacchille, originario di Manfredonia, una laurea in Giurisprudenza, alla sua prima lunga navigazione. È lui la nostra guida alla scoperta della nave e dalle sue parole traspare l’entusiasmo e l’amore per questa imbarcazione unica. «Sarà per me l’occasione per visitare ben 29 Paesi. Dal Mediterraneo ci sposteremo a Dakar, Capo Verde e attraverseremo l’Oceano Atlantico, circa 25 giorni in mezzo al mare, per arrivare poi a Santo Domingo. Se c’è vento useremo le vele, altrimenti azioneremo i motori. Poi si continua sottocosta e faremo una sosta invernale di cinque mesi a Buenos Aires. In quel periodo l’equipaggio potrà tornare, a turno, a casa in licenza. E poi di nuovo in navigazione, per un totale di 31 soste, quattro continenti e 40 mila miglia di mare». La nave è rigorosamente divisa in tre comparti, dove si svolge la vita dei tre livelli gerarchici: a prora ci stanno i sottoufficiali e i marescialli, al centro l’equipaggio e i cadetti, a poppa gli ufficiali. Questa è anche la zona di rappresentanza con il salottino in cui si ospitano ambasciatori, capi di Stato, dove si trova il librone dei visitatori illustri che lasciano traccia del loro passaggio con una foto di rito e un pensiero vergato a mano. «La cucina è la stessa per tutti: dieci cuochi si occupano sia dei pasti sia della panificazione», continua il sottotenente Dacchille. «E della pizza di mezzanotte, il rito che alleggerisce la fatica dei turni notturni. Il menù prevede la scelta tra due primi, due secondi, con l’aggiunta di un piatto freddo. La domenica cornetti freschi a colazione e il dolce dopo il pranzo. La sera si passa il tempo nelle sale comuni chiacchierando o guardando un film. L’infermeria è piuttosto un piccolo ospedale: c’è il medico chirurgo, il dentista, una psicologa, infermieri, un laboratorio per i prelievi, una sala operatoria e la macchina per le radiografie». Un angolo davvero singolare è il cosiddetto “giardino” da cui si accede dal salottino del comandante. Si tratta di un balconcino con piante officinali, tra cui rosmarino e limone, eredità di quando non esistevano i farmaci di sintesi e durante la navigazione si curavano le malattie con le erbe officinali.

Quello che è certo è che chi sale sull’Amerigo Vespucci non soffre di vertigini: per manovrare le vele ci si arrampica fino in cima ai pennoni con le imbragature, compito che spetterà a tutti gli allievi. «Non vedo l’ora di salire in alberata e di imparare l’osservazione astronomica», dice Giulia Bruno, ventunenne spezzina. «Entrare in Marina è sempre stato il mio sogno. E questi mesi sull’Amerigo Vespucci mi faranno crescere sia sul piano militare sia su quello umano». Nicolò Fucci, ventenne di Trieste, sa che «solo a bordo si comincia a fare sul serio. Da bambino guardavo le navi partire e ora attraverserò l’oceano». Ai 128 cadetti e all’equipaggio non resta che rivolgere l’augurio tipico dei marinai: «Buon vento e mari calmi».

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