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Annalisa, Domenico, Nadia... portati via dalla malvagità degli uomini

09/12/2016  Don Luigi Ciotti è l'autore di "La classe dei banchi vuoti", un libro illustrato edito dal Gruppo Abele, che si rivolge ai ragazzi per raccontare le storie dolorose delle piccole vittime della mafia


Don Luigi Ciotti, una vita in prima linea contro la le mafie,  si rivolge stavolta ai bambini, in un libro  che vuole ricordare tutte le piccole vittime della mafia, quei bambini e ragazzi che hanno perso la vita o perché bersagli di vendette e ritorsioni o perché capitati per caso in mezzo a un regolamento di conti.  Don Ciotti immagina che ognuno di essi abbia lasciato il suo banco vuoto, e che tutti insieme formino una classe di fantasmi, La classe dei banchi vuoti, come recita il titolo del libro  edito dal Gruppo Abele, con le meravigliose illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini.
Le storie di questi bambini sono balzate agli onori della cronaca, e di esse magari ci ricorderemo. C’è Annalisa, 14 anni, colpita a Napoli da un proiettile vagante. C’è Domenico, 11 anni, finito in mezzo a un regolamento di conti mentre giocava a calcio a Crotone. Nadia e Caterina, 9 anni e 50 giorni, rimaste uccise con i genitori, nella strage mafiosa dei Georgofili. E i gemellini Giuseppe e Salvatore Asta di sei anni, morti con la loro mamma nell’esplosione di una bomba destinata al magistrato Carlo Palermo. Benedetto, 13 anni, rapito e ucciso insieme a tre amici un po’ più grandi per aver scippato la madre di un boss mafioso. Giuseppe, ucciso a 12 anni per essere stato il testimone dell’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto. E infine Simonetta, 11 anni, morta mentre si trovava in auto con il padre magistrato che invece sopravvisse all’agguato.

Nelle storie di don Ciotti il momento della tragedia è solo sfumato, quello che emerge è il bambino, con i suoi desideri, la sua spensieratezza, i suoi sogni bruscamente infranti. Si legge alla fine di ogni storia: «La mattina dopo a scuola, il suo banco era vuoto. Il giorno dopo ancora, il suo nome non si era sentito all’appello della prima ora. Qualcuno aveva portato dei fuori, dei biglietti, dei pupazzi. Nessuno, neppure l’estate, aveva potuto riportare in quella classe il sole».  
In fondo al libro una pagina fitta fitta di nomi, quelli dei tanti altri bambini uccisi, decine, una strage. Ricordati ogni anno il 21 marzo,  la Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime innocenti delle mafie. E un libro come questo, che si  rivolge ai ragazzi, come scrive don Ciotti nella postfazione, vuole «accompagnare i bambini ad aprire gli occhi  sul mondo, metterli a conoscenza, con la dovuta delicatezza, anche dei suoi aspetti brutti e dolorosi per non solo prepararli alla vita, ma porre le basi di una società di persone consapevoli e responsabili. Le mafie  sono anche il risultato di un grande vuoto di responsabilità, di un vuoto d’amore per il bene comune».

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