Per le politiche familiari italiane il biennio 2020-2021 potrebbe diventare memorabile, quando, a partire da luglio 2021, verranno finalmente erogati i primi assegni unici per i figli – per qualunque figlio, da 0 a 21 anni, e in più con la prospettiva (dovrebbe essere la certezza, ma un po’ di prudenza non guasta) che su questo strumento le famiglie potranno davvero contare, per i prossimi anni, senza incertezze o rivisitazioni.
Così il 2021 potrebbe diventare l’anno della svolta: chiusura di una stagione di bonus e provvedimenti a termine, di misure spezzettate ed effimere, e avvio di una stagione in cui le politiche familiari diventano universalistiche, strutturali e permanenti. Sono tre aggettivi impegnativi, ma pare che il Family Act e l’assegno unico siano finalmente caratterizzati da essi.
In primo luogo assegno unico universalistico: praticamente per tutti i bambini, salvo alcuni limiti di reddito oggettivamente ragionevoli (solo chi ha oltre 60.000 Euro di reddito ISEE verrebbe escluso dall’erogazione). In secondo luogo assegno unico strutturale, in quanto sostiene una delle funzioni più preziose e specifiche (insostituibili) della famiglia, l’accoglienza dei figli e il ricambio generazionale. Con questo contributo economico lo Stato riconosce un sostegno esplicito ed intenzionale alla famiglia, con una visione generale del ruolo pubblico della generatività tipica della famiglia. Assegno unico permanente: dovrà sostenere ogni mese le famiglie con figli, fino ai 21 anni a partire dalla nascita (anzi, dai due mesi precedenti alla nascita, dato davvero importante, nel ricordare e confermare la titolarità e soggettività dei diritti dei nascituri, meritevoli di sostegno anche prima della nascita). Ma sarà permanente – e strutturale – anche perché questa norma dovrà restare confermata nel lungo periodo, come un nuovo sguardo della società verso la famiglia che ha il coraggio di mettere al mondo un figlio.
Le cifre saranno decisive, per qualificare un giudizio più preciso sulla reale consistenza ed appropriatezza dell’assegno unico, sia rispetto all’ammontare dei singoli assegni, sia rispetto al budget complessivo che dovrà essere dedicato a questa misura. Ad oggi le stime parlano di una quota fissa attorno ai 100 Euro al mese, per tutti, per ciascun figlio, e di una quota variabile, più alta per i redditi più bassi e in diminuzione progressiva al crescere del reddito ISEE. Ricordiamo solo che nel 2009 il Rapporto Cisf parlava di un costo minimo per figlio di circa 300 euro mensili. Arrivare a tale cifra non sarà semplice…
Dal punto di vista dell’impegno complessivo di spesa, di fatto per gli oltre 10 milioni di minori di 18 anni saranno necessari come minimo 12 miliardi di Euro (solo per dare a tutti 100 Euro al mese). Le stime più ragionevoli si attestano su un costo complessivo di 18-20 miliardi annui, a regime, in parte recuperati dalla cancellazione di tutte le altre misure di sostegno oggi presenti (assegni al nucleo familiare, bonus natalità, ecc.). Insomma, una grande sfida per il Paese, un vero investimento nelle nuove generazioni. E sarebbe finalmente ora, dopo aver impegnato così tante risorse a debito, sulle spalle dei nostri figli.
*Direttore Cisf (Centro internazionale studi famiglia)