di Guido Marangoni
(scrittore, papà di tre figlie tra cui Anna con un cromosoma in più)
Basta l’inclusione!
Sarebbe bello sapere come hai interpretato Basta l’inclusione! quando hai letto il titolo. Come spesso accade le parole possono assumere diversi significati e, proprio come tutte le cose importanti, il significato viene completato quando le parole diventano nostre. Potrebbe essere inteso come “BASTA parlare di INCLUSIONE, vogliamo rispetto delle diversità, partecipazione, accessibilità e parità” per sottolineare la trappola dell’inclusione unidirezionale, cioè quella dove c’è qualcuno che include a altri che vengono inclusi. Ma il significato del titolo potrebbe anche essere “Per avere più rispetto delle diversità e della persona, partecipazione, accessibilità e parità, BASTA dare voce e fare INCLUSIONE, in tutti gli ambiti e in tutte le occasioni” per sottolineare l’importanza del parlarne, di comunicarlo, di creare occasioni dove la fantasia e la creatività di ognuno di noi, nessuno escluso (appunto), possa poi dare il proprio contributo per trovare soluzioni. Ho citato più volte parole come “rispetto”, “partecipazione”, “accessibilità”, “parità” e “diversità” che ritroviamo nei principi generali della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.
Il 3 dicembre celebriamo proprio questo la “Giornata Mondiale dei Diritti delle Persone con disabilità”. Non viene celebrata la disabilità, ma persone e diritti, quindi ognuno di noi. Potrebbe nascere la domanda “Ma è davvero necessario istituire una Giornata Mondiale per ricordarci di persone, temi, azioni e dinamiche talmente ovvie e importanti che a sembra quasi offensivo ribadire?”. La risposta è sì, abbiamo proprio bisogno di ricordarcelo l’un l’altra. Abbiamo bisogno di sentircelo dire. Di cogliere l’occasione per fermarci, per ascoltarci e guardarci negli occhi. Un po’ come la frase “ti voglio bene”. È sempre quella, sempre uguale, a tratti quasi banale. Dentro di noi la sentiamo e la conosciamo benissimo, ma di sentircelo dire ne abbiamo bisogno come l’aria. Quando quel “ti voglio bene” ci riguarda è molto più semplice intuirne la potenza, proprio come l’inclusione. Se riguarda solo gli altri non è inclusione. Sì perché l’inclusione ha un lato nascosto un po’ pericoloso. Prevede un soggetto che include e un altro soggetto che viene incluso, sembra quasi un’azione unilaterale che evidenzia una disparità. Qualcuno che è “dentro” che include chi è “fuori”.
È facile accorgersi pensando di essere noi gli “esclusi”, o aspiranti “inclusi”, come questa dinamica sia proprio sbagliata. Nessuno di noi vuole subire scelte di altri anche se dettate dalle più buone intenzioni, ma tutti vogliamo concorrere e partecipare per rendere il mondo più inclusivo. Immaginiamo quindi le nostre parole e le nostre azioni come colori brillanti che utilizziamo in questa grande tela bianca che è la nostra società. La vita diventerà a colori e ogni piccolo incontro e sorriso ci parleranno della bellezza delle nostre diversità... nessuno escluso.