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mercoledì 21 maggio 2025
 
 

Bologna: ZacRepublic, la rivista fatta al 100% da rifugiati

07/06/2016  È interamente scritta, impaginata e disegnata dai richiedenti asilo del centro di seconda accoglienza Zaccarelli di Bologna. 60 pagine con storie, illustrazioni ma anche poesie e ricette di cucina “per ricordare che i rifugiati sono persone e non numeri”.

«Quando si parla dei profughi in tv, sulla stampa, li si guarda sempre da fuori, con un approccio esterno. Vengono snocciolati numeri e percentuali, senza mai provare ad andare oltre», spiega Michele Cattani, operatore allo Zaccarelli, «ma noi, in tutti questi mesi, abbiamo ascoltato tante storie, vissuto tante emozioni, assistito a tante trasformazioni, conosciuto tanti volti. Non volevamo si perdesse questo enorme patrimonio, così abbiamo deciso di metterlo dentro a questo numero zero».

Così è nata ZacRepublic. Per il momento, grazie alla collaborazione con la Cooperativa L’Arca di Noè e l’associazione PrendiParte, ne sono state stampate 500 copie che saranno messe in vendita durante le iniziative del centro (ma sono disponibili anche on line). L’offerta è libera e il ricavato sarà utilizzato per realizzare il nuovo numero della rivista. I 54 ospiti della struttura, che ha appena festeggiato il suo primo anno di attività, si sentono molto motivati e sono già al lavoro insieme agli operatori e ai volontari che offrono il loro appoggio anche in questa iniziativa.

Ma la parte del leone la fanno proprio i profughi, quasi tutti giovanissimi. A cominciare da Diatta Lamine, senegalese, in Italia dall’aprile del 2015, che ha realizzato di suo pugno tutte le illustrazioni.

Ognuno ha messo a disposizione le proprie competenze. Se Diatta ha messo a frutto la sua abilità nel disegno, altri come Faem e Gondaal, abili cuochi, hanno preparato le ricette di cucina. Altri ancora hanno scritto le poesie. Ma soprattutto ci sono le storie e le testimonianze dei nuovi arrivati, i loro ricordi e le loro emozioni.

Il sottotitolo spiega anche il senso dell’iniziativa: “Le diversità sono la nostra casa”. A questo punto l’idea è quella di continuare, magari coinvolgendo anche gli ospiti di altri centri di accoglienza cittadini.

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