Prende spunto dalla notizia di cronaca. Madre di un bimbo con meno di 3 anni, dipendente del centro commerciale di Castelromano, chiede di poter riposare la domenica per passare un po’ di tempo con suo figlio. Per tutta risposta viene trasferita in un’altra sede, a 50 chilometri di distanza. A quel punto si incatenata davanti all’ingresso del negozio.
«La domenica è lo snodo. I grandi temi che abbiamo affrontato in questi giorni, qui a Cagliari - l’umano, la gratuità, la dignità del lavoro, la capacità di essere alleati – hanno il loro centro nella domenica», dice dalla 48a settimana sociale dei cattolici italiani monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso. «Non intendo dal punto di vista ecclesiastico, ma del rispetto della natura, dei luoghi e dei borghi, della capacità di dar valore alle piccole cooperative nate sul territorio. Con il lavoro di domenica si spezza la vita della famiglia. Se si va in un borgo, in un agriturismo, la famiglia si ritrova insieme, si difende la gratuità delle relazioni». Inoltre aggiunge: «Gli ipermercati sono il vero nemico dello sviluppo dei giovani: non danno lavoro vero, ma solo temporaneo, che abbaglia e non sazia. Ciò che dà vita è la terra, la cultura, la tecnica».
Il vescovo invita a guardare a quanto accade «in Svizzera e Germania. Impariamo da loro, dove la domenica nessun negozio o ipermercato apre» e insiste: «Se l’umano deve essere al centro, se un giovane deve avere un cuore, bisogna dargli lavoro vero! Vendere le camicie la domenica non ha senso. Nel 321 Costantino introdusse per la prima volta nella storia il lavoro finalmente libero dal lavoro servile. Oggi cosa significa lavoro libero se la gente deve faticare la domenica?».