Come possono andare d’accordo pigrizia e vita frenetica? Caterina Balivo ci prova. Dal lunedì al venerdì vive a Milano dove conduce su Rai 2 Detto fatto, programma di cui è anche autrice. Nei fine settimana si trasferisce con la famiglia (il marito Guido Maria Brera e il loro bambino di quasi quattro anni Guido Alberto) in un maso in Alto Adige. Così la sua vita si divide in due parti. Quando deve preparare Detto fatto è talmente impegnata che spesso si ritrova a fare più cose contemporaneamente: mentre la intervistiamo, per esempio, sta facendo una prova costume con l’aiuto di tre collaboratori.
La vita da pendolare è faticosa: «Da Milano fino al paese dove viviamo, in macchina ci vogliono quattro ore e non è poco: ci vorrebbe il teletrasporto»! Poi però inizia la seconda parte della sua vita: «Quando sono nel nostro maso diventa tutto fantastico, mi rilasso, pulisco i polmoni, mi immergo in un’altra realtà. Sono molto pigra, scio, ma per non più di due ore, non sono il tipo da alzarmi apposta al mattino presto, sarà che la pista ce l’ho praticamente in casa… Quando mi sveglio sto lì, ciondolo un po’, vado nella stalla, stendo i panni, insomma… faccio la massaia e mi piace tanto. Non amo neanche fare scalate o passeggiate impegnative. Qualche volta vado a piedi in paese, ci vogliono tre quarti d’ora, ma poi al ritorno mi faccio venire a prendere».
Dietro questa pigrizia apparente si nasconde una grande forza di volontà: il segreto del suo fisico tonico e asciutto si chiama crossfit, un allenamento che Caterina definisce «di tipo militare»: comprende il sollevamento pesi, esercizi a corpo libero e allenamento cardiovascolare, tutti praticati in un’unica sessione, con un ritmo intenso e veloce. Insomma, un’attività impegnativa, che a volte viene bilanciata dallo yoga, che Caterina pratica quando riesce. «E poi mi piacerebbe fare qualche corso di ballo, qualcosa di un po’ più divertente, però, fra lavoro e famiglia, il tempo non lo trovo».
Lo scorso novembre Caterina ha condotto, con l’alpinista Simone Moro, Monte Bianco, un reality show in cui i concorrenti dovevano affrontare diverse prove sulla vetta più alta d’Italia. Chiediamo come si è preparata per affrontare questa sfida: «Ho fatto tutte le analisi, sono stata da un dietologo per farmi dare gli alimenti migliori e integratori, come la papaya fermentata e multivitaminici, perché passare da 1.500 a quattromila metri non è da tutti. Sono stata bene, non ho avuto né nausee, né giramenti di testa. Simone mi chiamava “camoscio d’oro” e pare che sia un complimento…».
Caterina definisce sano il suo rapporto con il cibo: «Mangio tutto e cerco di regolarmi da sola, a parte dopo la gravidanza quando mi sono fatta aiutare da un dietologo per tornare in forma. Al mattino mi piace fare colazione con lo yogurt. Grazie soprattutto a mio marito, che è il salutista della coppia, mi sono poi abituata ad aggiungere le noci, anche se romperle e sgusciarle è un po’ una scocciatura, ma mi piace mangiarle fresche. Per fortuna non amo tantissimo i dolci, tranne alcuni ai quali non posso rinunciare come una crostata fatta in casa o le chiacchiere nel periodo di Carnevale. Da mio padre ho preso l’abitudine di mangiare frutta e verdura di stagione. Non potrò mai rifiutare, però, un bel piatto di gnocchi alla sorrentina con la mozzarella appena fatta».
Grazie anche a queste sane abitudini, la conduttrice non ha mai avuto problemi seri di salute, «tranne nel 2009, quando mi sono operata alle corde vocali perché avevo due polipi ed è stato un intervento traumatico perché riguardava l’organo che mi permette di lavorare. Dieci giorni senza parlare… è stato un incubo».
Caterina è molto attenta all’alimentazione del figlio Guido Alberto: «Al pomeriggio non gli do zuccheri: niente biscotti, miele né cioccolato. In generale cerco di variare molto. Gli propongo tofu, polpettine di quinoa e legumi che mangia volentieri. Cerco di educarlo a nuovi sapori, a un tipo di alimentazione che quando ero piccola era difficile seguire. La carne gliela do perché secondo me è importante, ma non più di due volte a settimana. Il pesce, con un po’ di insistenza, lo mangia, così come le verdure. Non sono rigida, ma sull’alimentazione mi sono imposta molto. Se fossi così anche su tutto il resto, sarei una mamma bravissima».
La conduttrice ha sempre confessato di non saper cucinare, ma ora che è mamma e che a Detto fatto è circondata da chef è migliorata? «Adesso è più facile, perché ho tanti numeri di telefono da chiamare per chiedere consigli… Sono migliorata, certo, e per noi tre cucino, ma non mi azzardo a preparare cene per ospiti da sola, mi faccio aiutare».
Caterina collabora con Imation (www.fondazioneimationonlus.org), la Onlus che aiuta le famiglie di bambini che soffrono di fibrosi cistica, fondata dal marito a seguito di un’esperienza personale. «La base è presso l’ospedale De Marchi di Milano, dove ci sono le nostre dottoresse che lavorano, e poi Imation mette a disposizione case al mare o in montagna per le famiglie che non possono permettersi di cambiare abitazione per far vivere i loro ragazzi malati in ambienti più salubri. Di recente abbiamo raggiunto un traguardo molto bello, permettendo a una mamma single, senza lavoro, con un figlio molto malato e che vive in un posto molto inquinato vicino a Catania, di andare ad abitare al mare, ad Alassio. Questa mamma è stata molto coraggiosa perché si è trasferita in un posto dove non conosce nessuno pur di far stare meglio suo figlio. Anche la ricerca è importantissima, quando abbiamo avuto l’opportunità abbiamo mandato anche le nostre dottoresse a Londra…però ci sono persone che non hanno i soldi né per curarsi né per poter stare in posti migliori, e quindi l’obiettivo è fare qualcosa di concreto nell’immediato. La Fondazione è anche patrocinata dal Coni perché questi ragazzi devono fare sport per ossigenarsi e noi paghiamo direttamente la struttura sportiva».
Tra i viaggi che ha fatto, Caterina è stata anche a Fatima: «Ero a Lisbona e ho voluto andare anche lì. È stata un’esperienza molto forte perché non mi aspettavo un posto così vero, poco turistico. Alcune volte in questi luoghi i souvenir la fanno da padrone. A Fatima non è così». Ogni giornata per lei inizia e termina con il segno della croce: «È così fin da bambina. Cerco di insegnarlo anche a mio figlio, ma per il momento lo facciamo solo la sera, quando qualche volta gli faccio dire anche le preghiere. Per la mattina aspetto che cresca, perché è già difficile tirarlo giù dal letto, non voglio pretendere troppo da lui: è ancora così piccolo…»