Anche il doodle di oggi ricorda i cento anni dalla nascita di Gianni Rodari, avvenuta ad Omegna il 23 ottobre 1923. Il più grande scrittore per l’infanzia italiano se ne è andato troppo presto, a 60 anni nel 1980, ma ci ha lasciato una grande produzione che non risente del passare del tempo e che ora ha trovato la sua massima celebrazione in un volume dei Meridiani a lui dedicato e appena uscito. Maestro dei giochi di parole, delle situazioni paradossali, che però avevano sempre dei significati profondi, aveva un grande rispetto per l’infanzia, e una grande considerazione dei bambini che credeva in grado di fare le cose da grandi come diceva in una delle sue filastrocche, Le cose difficili
È difficile fare le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate a fare cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi che si credono liberi.
Tanti i temi toccati dai suoi racconti, filastrocche romanzi. L’amore per la natura (era un’ecologista prima che l’ecologia diventasse un sentire comune), la pace, la fratellanza e l’uguaglianza tra gli uomini, il rispetto per i lavoratori, l’amore per le piccole cose, l’idea di una scuola attenta ai bisogni dei bambini, la libertà. Tutti noi lo ricordiamo per la sua presenza costante da oltre mezzo secolo nei libri di lettura scolastici. Ma questo centenario può essere l’occasione per riproporre ai bambini le sue opere integrali, Filastrocche in cielo e in terra e Favole al telefono prima di tutto, ma anche i romanzi Cipollino, la torta in cielo, e c’era due volte il Barone Lamberto, Il libro degli errori. Rimane a tutt’oggi l’unico scrittore italiano a essere stato insignito del Premio Andersen (!90709, una sorta di Nobel della letteratura dell’infanzia. Le sue opere sono state tradotte in tutto il mondo. Tra tutta la sua produzione per rendergli omaggio scegliamo una sua filastrocca particolarmente significativa per i temi in cui viviamo.
Anno nuovo
“Indovinami, Indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?”.
“Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un Carnevale e un Ferragosto
e il giorno dopo del lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno!”.