Mettere il coltello alla gola di un coetaneo, spingerlo all’interno della sua minicar e chiuderlo dentro, per abusarne, mentre un secondo complice riprende la scena con lo smartphone, mandandola in onda in tempo reale sui social. Poi costringerlo a portarli a casa sua, per agire abusi su sua madre da cui poi pretendere di farsi preparare un toast. Quindi chiedere di nuovo al ragazzo di scortarli in giro per la città, dove verranno fermati dalla polizia. A quel punto, fare un’espressione stupita, come a dire: “Beh, che c’è? Non avete di meglio da fare che fermare due come noi?”.
Il dibattito sull’orrore avvenuta sabato sera scorso a Roma che ha per protagonisti tre minorenni, uno vittima e due attori di reato, non può spegnersi qui. Ne parla anche Massimo Gramellini nel suo editoriale odierno sul Corriere. I due minorenni arrestati sono tunisini accolti in un centro per minori non accompagnati. E questo potrebbe portare la nostra riflessione in un territorio molto diverso da quello che invece preme a me sottolineare. Ovvero la possibilità per chi cresce di imparare a distinguere il bene dal male. E scoprire che il male spesso è anche reato ed è penalmente perseguibile. Dopo aver rubato, sequestrato una persona, violentato, ripreso atti osceni e averli diffusi su un social i due minorenni sono apparsi come “sgomenti” di fronte al fatto che tutto questo potesse essere di interesse delle forze dell’ordine. “Ma come, in fin dei conti volevamo solo divertirci un po'”.
Alcuni giovanissimi rischiano di non avere alcuna comprensione di ciò che è divertimento sano e ciò che invece è violenza e reato. Spesso mescolano tutto insieme. Per sentirsi eccitati e potenti, si trovano a vivere notti brave dove una miscela di elementi trasgressivi – quasi sempre illegali – a base di alcol, stupefacenti e sesso occasionale (spesso non consensuale) sembra essere l’obiettivo verso cui tendere. A noi verrebbe da dire: “Beh, è chiaro: quei due lì erano minori non accompagnati. Mio figlio non farebbe mai una cosa del genere”. Poi, però la cronaca degli ultimi mesi ci ha raccontato storie che hanno per protagonisti ragazzi e ragazze molto simili ai nostri figli. Persi – nelle loro serate e nel loro tempo libero - in droghe, alcol e sesso violento e non consensuale. Ogni giorno chi fa il mio mestiere riceve richieste di aiuto di genitori di preadolescenti (ribadisco preadolescenti) che online guardano scene di stupri e violenze, su siti pornografici. Scaricano video di pedopornografia e violenza. E anche se so che questo genere di associazione scatena istantaneamente, l’opposizione e la rivolta dei gamers incalliti, vi invito a verificare su qualsiasi motore di ricerca qual è la trama di GTA, uno dei videogiochi più amati e giocati dai giovanissimi di tutto il mondo. Si parla di criminali che dopo rapine e reati di varia natura fanno scorribande in auto, travolgendo tutto e tutti, come se non ci fosse un domani.
C’è un’infinità di roba schifosa che ogni giorno entra nella vita, negli occhi, nel cuore, nella mente dei nostri figli. Che narra il male come se fosse normale, senza alcun giudizio morale e etico, senza alcuna evidenza delle conseguenze derivanti da ciò che fai e che vedi in quei piccoli schermi sempre più abitati da bruttezza e violenza. La storia orribile di Roma, per molti dei nostri figli, potrebbe essere scambiata per la trama di uno dei tanti videogiochi su cui spendono i loro pomeriggi o di uno dei molti video che guardano senza più nemmeno provare un’emozione, in un flusso di eccitazione e sensazioni che non diventano mai sentimento. Il rischio è che ciò che è reale a loro ormai sembri solo virtuale. Ovvero che si siano desensibilizzati dall’orrore che – appunto - se è orrore, come tale deve essere percepito. Sullo sfondo io intravvedo un pericolo enorme associato al fatto che oggi nessuno aiuta più chi cresce a lavorare sulle categorie del “bene” e del “male”. Categorie che se non impari a distinguerle quando cresci, rimarranno indefinite per tutto il tempo della tua adultità. C’è davvero tanto da fare, per i nostri figli e i nostri studenti. Occorre parlare del bene e del male, come categorie che derivano da azioni che ciascuno di noi decide di compiere e di cui diventa responsabile.
Leggete con chi cresce anche le peggiori notizie, quelle davvero atroci, come i fatti di Roma. Fatelo in famiglia e in classe. Parlatene. E aiutateli, nel dibattito condiviso, a comprendere e apprendere cosa è bene e cosa è male. Se volete e potete, condividete questo messaggio con altri genitori, educatori e docenti.