Assunta ha 75 anni. Ha lavorato solo come badante. Oggi si ritrova con una pensione sociale di circa 600 euro. Abita in una casa piccola e ha dato 20 euro ad un ragazzo (sperando di non essere imbrogliata) affinché possa aiutarla nella ricerca di una casa ancora più piccola e meno costosa. Perché con quella pensione o si paga l’affitto o il cibo. Se avanza qualcosa si può pensare alla salute, consultando un medico che vada oltre il servizio sanitario pubblico. Un racconto di vita pronunciato con calma e con contegno, una dignità che non può essere distrutta offrendo dei soldi. Perché fare la carità è facile. Ma rispettare la persona e mantenere integra la sua umiltà, può essere davvero complicato. E allora il famoso ‘panaro’ napoletano diventa digitale restando però lo strumento di prossimità per eccellenza. Si chiama ‘Un paniere per te’ ed è un supermercato digitale dove si può comprare e donare non solo generi alimentari ma anche una visita medica specialistica, una prestazione dal commercialista piuttosto che diventare un volontario e mettere a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze. Così attraverso un portale, si delinea un nuovo modo di intendere il donare, in molti casi, restando anonimi. “Chi può metta, chi non può prenda’ lo slogan che da sempre accompagna l’immagine del paniere a Napoli è diventata virale proprio nei momenti più difficili del lockdown. “Tutto è partito proprio in quei momenti quando per aiutare le persone abbiamo potuto contare su molte donazioni - spiega il presidente Asso.Gio.Ca. Gianfranco Wurzburger a cui fa eco Mariapia Viola de le Viole di Partenope - ci siamo resi conto che alle riaperture invece questa attenzione è calata, ma non potevamo permetterci di perdere quel lavoro. Abbiamo cercato di creare un sistema solidale dove gli interessi anche economici delle aziende possono incontrare quelli del III settore e dare risposte e aiuti concreti alla gente”.
Il sito internet www.unpaniereperte.it diventa fondamentale per aiutare i poveri, che come ha ricordato l’arcivescovo di Napoli Monsignor Domenico Battaglia «non sono invisibili ma hanno volto e voce»’, e chi si è impoverito. Categoria quest’ultima che come ha invece spiegato don Tonino Palmese vicario episcopale per la carità dell’arcidiocesi di Napoli, si conosce ancora poco “perché si tratta della persona accanto che improvvisamente non riesce ad arrivare a fine mese o non può più permettersi delle spese. E allora devi ‘camuffare’ il tuo aiuto”. E il paniere diventa così la soluzione giusta per dare sostegno ai poveri che in Campania - come si evince dal rapporto regionale della Caritas presentato nella diocesi di Pozzuoli - in un solo anno sono aumentati dell’80 per cento.
Il progetto finanziato dalla Regione Campania con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali è sostenuto tra gli altri da Fondazione Grimaldi Onlus che ha contributo all’acquisto di una vettura a disposizione dei del Servizio Civile Nazionale oltre a quelli dell’associazione che si trasformeranno in rider e da Coldiretti che già in pandemia per poter donare, come ha specificato Salvatore Loffredo responsabile regionale, si è affidata ai censimenti parrocchiali per poter individuare le famiglie bisognose e dunque donare. Intanto la presentazione del progetto è diventato occasione per strappare una promessa al comune di Napoli. È il neo assessore Luca Trapanese, proprio prima di incontrare il vescovo Battaglia, a promettere più sinergia tra diocesi e comune.
La donazione si articola in tre passaggi: nel primo il benefattore compone la sua spesa attraverso la piattaforma inserendo i beni (tutti chiaramente senza marca in fase di acquisto) e la paga; può anche segnalare in questa fase una famiglia a cui donare la spesa fatta. L’ordine passa quindi ai distributori che invieranno i prodotti ad Asso.Gio.Ca. dove i volontari impacchetteranno tutto in panieri di vimini.
Ma il Paniere digitale non si limita solo a questo. Attraverso due “panieri speciali”, infatti, ognuno avrà la possibilità di donare tempo e competenze. Nascono così il “Paniere dei Servizi” e il “Paniere del Tempo”. Nel primo, medici, insegnanti, commercialisti e altri professionisti possono mettere a disposizione pro bono le proprie competenze a chi ne ha bisogno o, volendo, si può donare una prestazione sostenendone le spese. Contribuirà a fornire prestazioni specialistiche anche la Fondazione Bartolo Longo, che sostiene il progetto. Nel Paniere del Tempo invece rientra la disponibilità di ognuno che voglia mettere – a seconda delle sue possibilità – del tempo a disposizione per fare del bene, magari anche in linea con le proprie competenze assistendo per esempio un bambino nei compiti a casa.