Italiani si nasce o si diventa? Cittadini per diritto di sangue, cioè per discendenza, o perché si nasce su un territorio? Le dichiarazioni di Matteo Renzi a proposito di una legge che acceleri il percorso di acquisizione della cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri, riportano d’attualità il dibattito sul cosiddetto “ius soli”, latinorum da giuristi improvvisamente calato nei titoli dei giornali.
Il tema è serio: chiama in causa il Paese che vogliamo diventare. Ma finora il dibattito è stato condotto, a parti contrapposte, dando per scontato che le due alternative, sangue e suolo, fossero secche, automatiche e prive di possibili correttivi. La realtà invece è un po’ più articolata e complessa e l’ipotesi avanzata da Renzi, di legare la cittadinanza a un ciclo scolastico compiuto in Italia, dimostra di tener conto della complessità.
Ma come funziona davvero oggi in Italia e come potrebbe funzionare, qualora si scegliesse la strada dello ius soli, l’acquisizione della cittadinanza italiana?
Come funziona ora, ovvero ius sanguinis
Secondo le leggi che disciplinano attualmente la cittadinanza (Legge n.91/92 e Dpr n. 572 del 1993) oggi si è automaticamente italiani se:
- Si nasce da un genitore italiano ovunque nel mondo.
- Si
nasce in Italia da ignoti, da apolidi, o da genitori che provengono da
un Paese che non dà la cittadinanza ai figli dei propri cittadini nati
all’estero.
Tutti gli altri hanno la cittadinanza del Paese d’origine dei genitori. A
meno che non vengano adottati o riconosciuti da un italiano o che non
diventi cittadino italiano il genitore con cui convivono.
Detto questo la cittadinanza si può acquisire, nei casi previsti per cittadini stranieri di nascita.
Hanno i requisiti:
-
Il figlio naturale che venga riconosciuto, maggiorenne, dai genitori italiani.
-
Lo straniero nato in Italia e legalmente residente in Italia fino alla maggiore età.
-
Lo
straniero, residente in Italia da almeno due anni al compimento della
maggiore età, che abbia un genitore o un nonno che sia stato cittadino
italiano per nascita.
-
Lo straniero che abbia assunto pubblico
impiego alle dipendenze dello Stato Italiano e che abbia un nonno o un
genitore che sia stato cittadino italiano per nascita.
In assenza di “radici” italiane si può venire naturalizzati.
-
Per matrimonio con un italiano/a.
-
Se
si è stranieri residenti legalmente in Italia da per periodi di diversa
durata secondo i casi: 10 anni se si è extracomunitari, 4 se cittadini
dell’Unione europea.
Tutto questo determina dei paradossi.
Per
esempio: fa meno fatica a diventare cittadino italiano un adulto che
abbia sempre vissuto altrove, senza legami effettivi con il territorio
italiano, a patto che abbia un nonno che sia stato cittadino italiano per nascita (il caso dei calciatori cosiddetti oriundi),
rispetto
a un ragazzo nato in Italia da genitori stranieri, che abbia sempre
vissuto qui e non sappia nulla del suo Paese d’origine. Se al primo bastano tre anni di residenza legale in Italia, il secondo deve aspettare la maggiore età.
E allora ius soli?
Se,
come si è visto l’automatismo dello ius sanguinis determina dei
paradossi anche lo ius soli se applicato in automatico potrebbe
determinarne. Come osservava tempo fa il Presidente del Senato
Pietro Grasso, forte della sua esperienza di ex magistrato, se bastasse
nascere in Italia per essere considerati italiani, senza altri
correttivi, il Paese divenendo di fatto appetibile per le madri
straniere in attesa, potrebbe diventarlo “sinistramente” anche per i
criminali che traggono illeciti guadagni dalla tratta di esseri umani.
Altrettanto, nel rendere cittadini neonati che potrebbero rimanere in
Italia il tempo necessario a nascerne cittadini per poi essere
ritrasferiti altrove, lo ius soli da solo non risolverebbe il problema
dei figli di stranieri arrivati in Italia piccolissimi e cresciuti qui:
non essendo nati in Italia, pur parlando italiano e avendo frequentato
le nostre scuole, magari fin dalla prima infanzia, resterebbero
stranieri.
Ius soli temperato, la mediazione
Anche per questo – e così si fa in molti Paesi – la proposta la proposta
che sta avanzando è di cosiddetto ius soli “temperato” che svincoli la cittadinanza dagli automatismi, legandola a un sistema di regole che facilitino il
riconoscimento “dell’italianità” del bambino nato o cresciuto in Italia,
legandolo alla frequenza della scuola. Un concetto che già Andrea Riccardi aveva sostenuto a suo tempo chiamandolo “ius culturae”, perché è la cultura che forma, anche più
della nascita, l’identità e l’appartenenza.
Ovviamente la proposta di
Renzi non cancellerà, com’è giusto che sia, il dibattito, semplicemente
lo sposterà sulle regole di “temperamento”, che alcuni vorranno più
restrittive altri meno.