logo san paolo
lunedì 11 dicembre 2023
 
dossier
 

«Con il decreto Salvini i rifugiati verranno obbligati a non fare nulla»

11/11/2018  Il provvedimento, spiega la rappresentante di Oxfam Italia Giulia Capitani, trasforma i richiedenti asilo in clandestini, alimentando così il conflitto sociale e potenziando l'emergenza permanente. Gonfiando così la percezione dell'invasione e del parassitismo

“Il cosiddetto decreto Salvini alimenta il 'conflitto sociale' e potenzia il sistema dell’emergenza permanente, impedendo la vera integrazione. Per questo motivo anche Oxfam è iandata n piazza a Roma sabato 10 novembre, per dire “no” a tutto questo” , spiega Giulia Capitani, advisor Oxfam Italia. “Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha definito “storica” la giornata del 7 novembre. Per una volta, siamo d’accordo con lui:  passerà alla storia come il giorno in cui il sistema del diritto di asilo italiano è stato stravolto, contraddicendo palesemente lo spirito della Costituzione.  Da un lato, la conversione in legge del decreto Immigrazione e Sicurezza, attraverso l’imposizione del voto di fiducia in Senato. Dall’altro, la presentazione delle Linee Guida per i nuovi bandi per i centri di accoglienza straordinaria. Due provvedimenti di natura diversa ma con le stesse finalità, che vanno letti insieme come l’espressione di un unico progetto. Tra le prime e più gravi conseguenze, innanzi tutto è che viene aumentato artificialmente - attraverso la cancellazione dell’istituto della protezione umanitaria- il numero di migranti irregolari, che saranno esclusi per questo da qualunque forma di accoglienza e partecipazione alla vita della comunità. In secondo luogo  - che non avranno accesso a forme di protezione sociale anche minima - mentre verranno gonfiate le presenze nei grandi centri di accoglienza (quelli che contano centinaia di ospiti), in cui però non saranno previsti servizi volti ad integrare e far contribuire queste persone al benessere delle comunità". Un disegno preciso quindi, secondo la rappresentante di Oxfam, "che avrà l’effetto di renderle sempre più irregolari, vulnerabili, escluse, in modo che la loro presenza aumenti quel senso di emergenza e allarme sociale che evidentemente, rileviamo, il “Governo del cambiamento” non è interessato a ridurre, bensì ad acuire".

Inoltre tagli, previsti dal governo, in materia di integrazione sociale, tolgono ai profughi la possibilità di accedere ai corsi di lingua italiana, oltre a quelli di accesso al servizio civile nazionale, al volontariato degli stranieri nella manutenzione pubblica, escludendo ai giovani ogni qualsiasi possibilità di inserimento sociale, e assicurando l’ottica della esclusione totale dei profughi dalla società. Questi presupposti di esclusione dovrebbero rispondere soltanto alla volontà di creare un caos tra migranti e italiani, senza alcun beneficio per entrambi le popolazioni. 

Per Giulia Capitani  la deriva populista della nuova politica italiana non promette nulla di buono e aggiunge: “Di fronte a questo scenario una domanda sorge spontanea: che faranno i richiedenti asilo nei Cas, ora che non potranno studiare l’italiano, frequentare corsi di formazione, o rendersi socialmente utili? La risposta è semplice: non faranno niente, passeranno la giornata in strada o nei parchi, alimentando nelle persone la percezione dell’invasione e del parassitismo sociale. Una percezione che, guarda caso, ha fatto in Italia e Europa la fortuna elettorale delle forze “sovraniste”. Oppure ingrosseranno le fila dei lavoratori in nero: la criminalità organizzata, che gestisce le tante economie sommerse del nostro Paese, ringrazia. Che tutto questo avvenga con un decreto disegnato in nome della sicurezza dei cittadini italiani e del rispetto delle regole pare quindi quantomeno paradossale. Ma la colpa sarà data ancora una volta all’Europa egoista, alla Francia che respinge i migranti, ai governi precedenti, ai “buonisti” che si sono spesi per salvare vite nel Mediterraneo. A farne le spese, poi, saranno principalmente i sindaci, che infatti ormai numerosissimi si stanno dissociando dalle politiche migratorie del Governo e chiedono, invano, di essere convocati al ministero per far sentire le loro ragioni“. 

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo