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sabato 02 novembre 2024
 
Parlano due cooperanti italiani
 

«Con la nostra Ong nella Tunisia del terrore islamico»

28/06/2015  Michela Zaghi e Giuseppe Marando, del Cefa di Bologna, un'organizzazione che si occupa di progetti rurali, di sviluppo nelle campagne e di turismo in Tunisia, raccontano il giorno dopo la strage rivendicata dagli estremisti dell'Isis su una delle più belle spiagge tunisine. Giuseppe: «Scene di panico e disperazione del personale degli hotel. La gente profondamente sconvolta e triste per le vittime, e preoccupata per le sorti del Paese». Michela: «Bisogna aiutare e recuperare coloro che tornano da Siria, Iraq e Libia, e non lasciarli a piede libero nelle moschee».

Sono due cooperanti italiani che s'impegnano in Tunisia: Giuseppe Marando, 34 anni (nella foto in alto), lavora per il Cefa di Bologna dal settembre 2014 come rappresentante Paese e coordinatore di un progetto di Marketing Territoriale per l'impiego nella regione Kroumerie Mogods. Michela Zaghi, 28 anni, vive in Tunisia da tre anni e mezzo e lavora per il Cefa da due, si occupa del progetto ERMES sul ritorno volontario assistito. Li abbiamo intervistati la mattina dopo la strage sulla spiaggia di Soussa.

Conoscete i due resort tunisini dove è avvenuto l’attacco? Ci siete mai stati?
Non conosciamo e non abbiamo mai frequentato i due resort.

Che cosa scrivono i giornali tunisini oggi? Che cosa raccontano e fanno vedere le Tv?
Dal pomeriggio e specialmente da ieri sera in televisione vengono trasmesse le immagini dell'accaduto, la fuga del terrorista, l'hotel, il trasporto dei feriti all'ospedale di Sahloul (a Sousse) e delle vittime i cui corpi hanno lasciato l'hotel solo ieri sera. Molti i programmi che hanno trasmesso dibattiti accesi con politici e giornalisti. Solo nella tarda serata di ieri il primo ministro Habib Essid ha parlato alla nazione annunciando le misure che il Governo intende prendere. Qui il link dell'articolo:http://kapitalis.com/tunisie/2015/06/27/apres-le-massacre-de-sousse-mesures-pour-renforcer-la-lutte-antiterroriste/ Ha inoltre parlato dell'attentatore, Seifeddine Rezgui, di soli 23 anni, originario del Governorato di Siliana (centro ovest del Paese) e studente universitario nella città di Kairouan, affermando che non era conosciuto dalle forze dell'ordine.

Conoscete qualcuno che è stato testimone diretto dei fatti?
Un'amica (di Michela) che vive nel quartiere dove si trovano gli hotel mi ha raccontato di scene di panico, sia da parte della popolazione che delle forze dell'ordine, e della disperazione del personale degli hotel e dei negozi della zona. Nella notte 2500 turisti inglesi e 600 belgi hanno lasciato il Paese partendo dall'aeroporto di Enfidha. Agenzie di viaggio come Thomas Cook hanno annullato i viaggi in Tunisia sino a fine agosto.

Avete parlato con la gente del posto?
Come per l'attentato al Bardo, tutti coloro con cui ci siamo confrontati hanno condannato fermentante ciò che è successo e si dicono sconvolti e tristi per le vittime, nonché preoccupati per le sorti del Paese. Per fare un esempio, ieri sera la Medina di Tunisi, che durante il mese di Ramadan funge da luogo di ritrovo per eccellenza della capitale, era deserta.

Avete sentito qualche commento delle autorità religiose del luogo?
No

Voi dove eravate esattamente rispetto ai luoghi degli attentati?
Michela: a cena, durante la rottura del digiuno, ero in un villaggio a 15 km da Sousse. Tutti i presenti seguivano i Tg locali ancora increduli. I locali pieni trasmettevano solo i dibattiti in onda in quel momento. Sui social network e specialmente su Facebook, moltissimi rimpiangono la cacciata di Ben Ali, altri incolpano il partito di Nahdha ritenendolo il responsabile della deriva estremista nel Paese, altri ancora chiedono le dimissioni del Governo in carica.
Giuseppe: io sono tornato oggi a Tunisi. Fino a ieri mi trovavo nel nostro ufficio di progetto a Tabarka, al confine con l'Algeria.

Il luogo degli attentati era già stato oggetto di attacchi simili in passato?
Un uomo si è fatto esplodere su una spiaggia di Sousse, il 30 ottobre 2013 (http://www.huffpostmaghreb.com/2013/10/30/tunisie-explosion-hotel-sousse_n_4176492.html).   

Anche lì da voi si è diffusa la notizia che gli attentati sono stati rivendicati dall’Is?
Sempre di ieri sera è la rivendicazione di Daesh dell'attentato. La notizia e' riportata dai giornali di oggi. I titoli dei quotidiani parlano di massacro e carneficina.

E com’è attualmente il clima politico-sociale in Tunisia rispetto alla crescita di influenza, anche geografica, che sta avendo il cosiddetto “Califfato”?
Il senso di frustrazione è piuttosto diffuso per la crisi economica e la disocuppazione. La povertà in crescita e soprattutto la mancanza di prospettive dei giovani non fanno altro che alimentare l'estremismo religioso.

Di che cosa si occupano le vostre Ong? In quali settori operano?
Cefa è presente in Tunisia dal 2012 ed è riconosciuta come associazione dal Governo tunisino. Negli tre anni di presenza nel Paese sono stati realizzati 7 progetti di cooperazione allo sviluppo nelle regioni del Kef, Grand Tunis, Zaghouan per la promozione dei diritti delle donne, la microimprenditorialità femminile, la re-inserimento degli immigranti di ritorno e il rilancio delle sementi locali in agricoltura. 

La vostra Ong è attiva anche nel settore turistico?
Dal 2014 è iniziato un progetto di tre anni coofinanziato dall'Unione Europea nella regione Kroumerie Mogods (Nord-Ovest), che mira a favorire la creazione di impiego per le categorie di persone maggiormente escluse a partire dall’interazione del settore turistico con il suo patrimonio culturale, naturale ed economico. L’azione punta a rafforzare l’occupabilità attraverso una strategia di promozione del territorio e del turismo responsabile, basata sul marketing territoriale e dell’economia sociale e solidale; sulla valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti specifici (artigianali, forestali, agricoli); sull’integrazione di tre settori a forte potenziale di impegno nella regione: agricoltura, turismo e artigianato.

Quanti sono, approssimativamente, gli italiani che lavorano in Tunisia?
Non lo sappiamo.

E quanti i cooperanti?
Circa 12.

Voi personalmente avete ricevuto minacce?
No.

Quali sono i progetti che state seguendo in questi giorni/ore degli attentati?
Giuseppe: io mi trovavo a Tabarka per una riunione logistica con l'equipe di terreno.
Michela: ero a Tunisi per la chiusura del progetto ERMES

Ci sono prese di posizioni di uomini della Chiesa cattolica in loco?
Non lo sappiamo.

Pensate che la Tunisia dopo la Primavera araba possa entrare in una spirale fondamentalista?
I fatti del Bardo del 18 marzo 2015 hanno segnato un’escalation della violenza importante, che ha fatto saltare alcuni elementi confermati sinora. Per la seconda volta in poco più di tre mesi un attacco terroristico colpisce vittime civili e di nazionalità non tunisine. Quello di ieri è l'attacco terroristico più grave mai avvenuto in Tunisia. Nel link che segue, una carta grafica recensisce tutti gli eventi terroristici dalla caduta del regime di Ben Ali il 14 gennaio 2011, basata sulla versione delle autorità tunisine responsabili della sicurezza: https://inkyfada.com/maps/carte-du-terrorisme-en-tunisie-depuis-la-revolution/. Il Turismo rappresenta il 7% del PIL (dato del 2010). La disoccupazione aumenta e così i prezzi dei beni di prima necessità.

I tunisini, la gente semplice con la quale voi avete a che fare, che cosa pensa del fondamentalismo islamico e in particolare del terrore dell’Isis?
Michela: un amico ha creato un'associazione vicino a Sousse da cui decine di giovani sono partiti negli ultimi anni per la Siria, e ha aperto un locale dove gruppi di giovani organizzano attività di diverso tipo. Tra di loro ci sono anche un paio di ragazzi che prima frequentavano la moschea del villaggio. Seppur con qualche diffidenza iniziale, sono stati coinvolti nell'associazione e ora partecipano attivamente alle attività. Bisogna trovare alternative, aiutare e recuperare coloro che tornano da Siria, Iraq e Libia, e non lasciarli a piede libero nelle moschee. Bisogna creare nuovi spazi di ritrovo e sostenere le iniziative culturali che tanto intimoriscono i ranghi salafiti.

Multimedia
Tunisia, migliaia di turisti in fuga dal Paese
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