I veri No vax? Sono nel continente africano. E per loro non si tratta di una scelta – immunizzarsi oppure no - ma di una drammatica condizione obbligata: perché milioni e milioni di africani non hanno possibilità di accesso ai vaccini contro il Covid. «Mentre da noi si parla di terze dosi e di vaccinazioni pediatriche, i dati indicano che appena il 7% della popolazione in Africa ha ricevuto una dose di vaccino», spiega la dottoressa Stella Egidi, responsabile medico di Medici senza frontiere. « Si tratta di una media: si va infatti dal 25% delle vaccinazioni in Sudafrica – il miglior risultato nel continente, ma ancora ben lontano dal raggiungere i livelli di copertura adeguati - allo 0,1% della Repubblica democratica del Congo, uno dei contesti dove Msf è presente con i suoi progetti da più di vent’anni».
Medici senza frontiere è tra i partner di “#coopforafrica”, una campagna di raccolta fondi per favorire la vaccinazione e la lotta al Covid-19 in Africa, promossa da Coop insieme a tre realtà umanitarie fortemente impegnate sul versante della solidarietà internazionale: oltre a Msf, la Comunità di San'Egidio e l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati-Unhcr. La campagna parte il 9 dicembre e le donazioni raccolte nell’arco di un mese (fino al 9 gennaio) saranno raddoppiate da Coop. Si può donare alle casse degli oltre 1.100 punti vendita Coop o usare la piattaforma Eppela (www.eppela.com/coopforafrica), oppure il conto corrente dedicato (Iban: IT 12 E 02008 05364 000106277813). L'obiettivo è superare un milione di euro, ci fra necessaria per vaccinare circa 250mila persone.
A presentare l’iniziativa, in una conferenza stampa oggi 3 dicembre a Roma, è stato Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori), insieme a Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Stella Egidi di Msf, Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr per Italia, Santa Sede e San Marino. «Pensiamo sia necessario mettersi tutti in gioco di fronte a una pademia e indirizzare gli sforzi verso una causa comune», ha affermato Pedroni, ricordando come il Covid non conosca barriere e frontiere.
Il problema delle vaccinazioni riguarda tutto il mondo e su questo tema non si può arretrare. «Papa Francesco con la sua preghiera il 27 marzo 2020 ci ha spiegato che ci si salva soltanto insieme. Il tempo del Covid ce lo ha dimostrato», ha ricordato Impagliazzo. «Quella delle vaccinazioni è una scelta di civiltà, di umanità e di sanità pubblica, che coinvolge i cittadini italiani. I cittadini, infatti, non sono solo consumatori, bensì persone che si attivano per campagne importanti che generano il bene. Quella promossa da Coop è una campagna che parte dai cittadini italiani ed europei per i cittadini africani. Oggi è evidente come il ruolo della società civile sia diventato fondamentale. Senza il coinvolgimento della società civile non si va da nessuna parte». Il ruolo di San’Egidio nella campagna sarà quello di dare supporto portando tutte le sue competenze e conoscenze maturate sul campo attraverso il Programma Dream per la cura e la prevenzione del virus Hiv/Aids in Africa: «Con questo programma, che esiste da vent’anni, abbiamo creato in dieci Paesi africani centri per la cura dell’Aids e delle malattie opportunistiche collegate al virus. Grazie al programma Dream sono stati ricostruiti i sistemi sanitari di vari Paesi. Attraverso il sistema dei centri Dream i vaccini contro il Covid che porteremo, o che troveremo in Africa, passeranno attraverso sistemi sanitari che cominciano a funzionare. Vaccinare significa salvare le vite. Sono gli stessi africani che salveranno i gli altri africani».
Come ha sottolineato Cardoletti di Unhcr, i vaccini sono fondamentali per i tanti rifugiati che vivono in campi e insediamenti in Africa. «Più dell’85% dei rifugiati vive nei Paesi in via sviluppo e in Africa dove il Covid ha avuto un impatto devastante sia a livello sanitario che economico. Bisogna spiegare che i vaccini sono cruciali per la ripresa economica delle comunità e bisogna assicurare che i vaccini arrivino nei campi per i rifugiati».
La campagna risolverà il problema? «Putroppo no, lo sappiamo bene», risponde Egidi. «Le barriere sono tantissime. C’è la questione dei brevetti su cui MSf e altre organizzazioni stanno facendo pressioni da marzo 2020, quando abbiamo detto che se non si superava la politica dei brevetti con una condivisione di saperi, dando la possibilità ai Paesi emergenti di produrre i vaccini, difficilmente si sarebbe potuta espandere la produzione per garantire l’accesso a tutti. C’è la questione della responsabilità dei Governi che devono fare donazioni di qualità: se infatti vengono inviati vaccini che sono vicini alla scadenza in Paesi dove il sistema non è in grado di attuare una distribuzione tempestiva, quelle dosi finiscono per essere sprecate. Si calcola che entro la fine di dicembre 50 milioni di dosi di vaccino dovranno essere buttate». Msf ha una lunga esperienza in fatto di lotta alle epidemie, come quella del virus ebola, ed è presente e radicata nelle comunità. L’organizzazione porterà dunque alla campagna la sua competenze di gestione sanitaria oltre alla capacità di saper raggiungere la gente, parlare con le persone attraverso il loro linguaggio e sarà di supporto ai Governi affinché i vaccini arrivino e vengano distribuiti in modo adeguato.
(Foto in alto: un centro Dream della Comunità di Sant'Egidio in Mozambico)