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sabato 19 aprile 2025
 
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Specchio, specchio delle mie brame: cosa resta della Biancaneve di Disney nel remake?

19/03/2025  Da domani nelle sale "Biancaneve", la rivisitazione con attori e abbondanza di digitle del classico del 1937 a cartoni animati. Rutilante, colorato, politicamente corretto, con una principessa eroina e paladina dei deboli. Ma della magia del film Disney rimane poco, e del valore profondo che portavano con sé le fiabe classiche ancora meno

Biancaneve e i sette nani è un film di animazione che ha fatto la storia: perché è stato il primo lungometraggio della Disney (1937); perché è stato il primo lungometraggio a colori; perché ha inaugurato una serie di trasposizioni animate delle fiabe classiche che hanno poi di fatto soppiantato nell’immaginario quelle originali; perché era un film con tante parti cantate e le canzoni (Ehi-OH, Impara a fischiettar…) sono entrate nel repertorio della musica per bambini; perché la caratterizzazione dei nani li ha resi figure amate e riprodotte in ogni fattezza. E potremmo continuare a lungo. Insomma, un vero capolavoro che seppe unire la forza di una storia senza tempo, l’arte dell’animazione, la musica, entrato nel linguaggio e nell’immaginario di tante generazioni (lo specchio delle mie brame, la mela avvelenata…)  Quella fiaba dei fratelli Grimm ha dato vita a migliaia di versioni diverse, sia al cinema sia nei libri per bambini, ma Biancaneve, la strega, i nani sono rimasti quelli immaginati dalla squadra di Walt Disney.

Riprendere quella versione della fiaba, la sceneggiatura, la tipizzazione dei personaggi, le scenografie, i costumi e molte scene per farne un live action dal titolo Biancaneve più vicino ai gusti contemporanei è stata sicuramente un’operazione in primis commerciale che sfruttasse tutto quello che di buono e bello c’è nel lungometraggio, con uno sforzo produttivo sicuramene inferiore, dato l’abbondante ricorso a immagini digitali e all’Intelligenza artificiale. E dove tutto a livello visivo è davvero troppo: troppo sgargianti i colori quando il regno lontano del c’era una volta era felice e ben governato dal re e dalla regina, genitori di Biancaneve, e il popolo ballava spensierato mangiando le torte di mele preparate dai nobil; troppa e super bilanciata la varietà del colore della pelle dei personaggi, all’insegna del politicamente corretto (e del tutto anacronistico per l’epoca senza tempo delle fiabe);  troppo elaborato il castello; troppo perfetti gli animali del bosco; troppo rutilante la miniera dei nani…. Eppure, qualche sprazzo di quella magia originaria rimane, ed è laddove la nuova produzione si è limitata a ricalcare allo stesso modo le scenografie del primo film:  l’orrendo specchio parlante che ricorda la bocca della verità, la fuga dal cacciatore di Biancaneve in un bosco oscuro dove i rami contorti la aggrediscono come tentacoli di un kraken… Ma la storia non poteva rimanere la stessa anche a livello di personaggi: perché la Biancaneve di Walt Disney alla fine era solo un orfanella generosa, ingenua e sfortunata, preda della sete di potere della matrigna cattiva che aveva irretito il papà re prima tanto buono, ed era soprattutto una brava donnina di casa la cui aspirazione più alta era sposare un principe. E invece qui la nostra Biancaneve è trasformata in una moderna eroina che abbandona repentinamente la scopa per mettersi alla guida di un gruppo di ribelli tra cui il suo “principe”, che qui perde i caratteri nobiliari e diventa un ladruncolo che ruba patate, a metà strada tra Robin Hood e Zorro.  

Preso come film a sé sicuramente è una storia abbastanza convenzionale che si inserisce nello spirito delle eroine degli ultimi anni, con avventura, amore, momenti comici, canzon,i che porta con sé tutta una serie di messaggi positivi: i valori interiori che valgono più della bellezza, il potere che, fine a sé stesso, finisce per inaridire il mondo e lo stesso tiranno di turno, l’idea di cercare dentro di sé la propria autentica vocazione, una visione del bene collettivo che attinge però più alla filantropia del buon  governante rispetto a un’ipotetica politica più moderna al servizio dei cittadini… Da un lato potrebbe sembrare un manifesto anti-trumpiano, ma potrebbe al contempo essere il volto buono del modello trumpiano, quello in cui tanti americani emarginati, poveri, discriminati hanno creduto. Di sicuro della magia del film Disney rimane poco, e del valore profondo che portavano con sé le fiabe classiche ancora meno. 

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