Un'immagine d'archivio di monsignor Antonio Riboldi (1923-2017). Foto dell'agenzia di stampa Ansa.
Il 10 dicembre 2017 moriva monsignor Antonio Riboldi, rosminiano, vescovo di Acerra dal 1978 al 2000. E il 10 dicembre 2022, al mattino, nella sala teatro dei frati cappuccini di Padova, Riboldi viene ricordato con un convegno che intende valorizzarne la figura di prete "con l'odore delle pecore". Pecore che egli difese strenuamente, da sacerdote, vivendo nelle tende con i terremotati del Belice per fare da risonanza alle loro richieste, e poi da vescovo, in una terra dove la camorra faceva scempio della comunità. La sua azione di denuncia fu talmente incisiva, che divenne subito scomodo, tanto da necessitare della scorta.
«La data del 10 dicembre è stata scelta anche perché si tratta della giornata che fa memoria della Dichiarazione universale dei diritti umani (10 dicembre 1948), così come voluto dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite - spiega Luciano Lincetto, direttore Associazione Editoriale Promozione Cattolica, che promuove l'evento -. Inoltre, dal 1901, ogni 10 dicembre a Oslo viene assegnato il Nobel per la Pace. E Riboldi fu un uomo che difendeva i diritti e la pace. “Armato” solo del Vangelo fu sempre dalla parte dei poveri, per la difesa della loro dignità. A tal proposito, va ricordato che fu anche direttore responsabile del mensile “Amici di Follereau”, dell'omonima Associazione Italiana (AIFO), organizzazione non governativa fondata nel 1961 da un gruppo di missionari comboniani allo scopo di operare per i diritti degli ultimi della terra, ispirati dal messaggio di amore e giustizia del giornalista francese Raoul Follereau». Nell'ambito del convegno, Lincetto presenterà, nel trentesimo anno dalla pubblicazione, la ri-edizione del libro "Tempo di coraggio - Oggi come ieri", che raccoglie riflessioni e discorsi del vescovo Riboldi. Un amico per Lincetto, che lo accompagnò spesso nelle conferenze a cui era invitato in Veneto. C'è anche un'altra data, che val la pena di ricordare: il 16 gennaio 2023, ovvero il centenario della nascita di Riboldi. Per questo, il convegno si pone come la prima tappa di un cammino per la valorizzazione di questa figura che ha sempre operato a favore della legalità e della giustizia. Un alto profilo morale e spirituale che venne riconosciuto anche dal boss Raffaele Cutolo.
Sabato, ad aprire i lavori è don Alvaro Grammatica della Koinonia Giovanni Battista. Seguirà la relazione di don Vito Nardin, già padre generale dei rosminiani, vicino a monsignor Riboldi fino alla morte. Luigi Accattoli, già giornalista del Corriere della Sera, racconta aneddoti relativi alle interviste con il vescovo di Acerra. Porta una sua testimonianza anche Ernesto Olivero, fondatore del Servizio Missionario Giovani (Sermig) di Torino. Vittoria De Lutiis, coordinatrice della segreteria di Libera Veneto, racconterà le attività dell'associazione guidata da don Luigi Ciotti che, dal 1995, è impegnata, non solo “contro” le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e chi li alimenta, ma anche “per”: per la giustizia sociale, per la ricerca di verità, per la tutela dei diritti, per una politica trasparente, per una legalità democratica fondata sull’uguaglianza, per una cittadinanza all’altezza dello spirito e delle speranze della Costituzione.
La parte di ricostruzione storica del periodo della criminalità organizzata degli anni '80 è affidata ad Antonio Mazzei, storico delle Forze di Polizia, e al magistrato Gian Carlo Caselli (in videoconferenza), che si è occupato a lungo di mafia e di terrorismo, e che ha diretto per quasi sette anni la Procura di Palermo dopo la morte di Falcone e Borsellino. Conclude l'incontro Paolo Galeano, sindaco di Preganziol (Treviso), coordinatore regionale di Avviso Pubblico per il Veneto, che spiegherà l'impegno dei Comuni per tutelarsi dalle infiltrazioni mafiose.