Gli ucraini si apprestano a celebrare il quarto Natale in guerra sotto i bombardamenti che non conoscono tregua, al freddo, con frequenti e prolungati blackout a causa dei raid russi che bersagliano le infrastrutture energetiche in tutto il Paese, mentre l’inverno diventa sempre più rigido.

Intanto, la diplomazia procede in modo spedito con le negoziazioni per arrivare alla definizione di un accordo di pace che abbia un carattere duraturo e sostenibile fornendo le giuste garanzie di sicurezza a Kyiv. Il presidente ucraino Zelensky ha rivelato la bozza del piano di pace in 20 punti elaborata da Washington, Kyiv e i Paesi europei, e inviata a Mosca, con delle modifiche rispetto alla prima bozza in 28 punti presentata a novembre da Trump.

In sintesi, la bozza riafferma la sovranità dell’Ucraina, definisce un accordo di non aggressione fra Kyiv e Mosca, stabilisce garanzie di sicurezza forti per l’Ucraina che rispecchiano il funzionamento dell’articolo 5 della Nato (l’intervento militare dei Paesi Nato in caso di aggressione); rispetto al piano precedente, riconferma la capacità dell’esercito ucraino di 800mila soldati in tempo di pace (il piano precedente l’aveva ridotta a 600mila unità). Stabilisce una serie di misure e interventi nell’ambito di un pacchetto globale per la ricostruzione dell’Ucraina a partire dalla creazione di un Fondo per lo sviluppo. L’Ucraina entrerà a far parte dell’Unione europea.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al summit con i leader Ue a Bruxelles il 18 dicembre.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al summit con i leader Ue a Bruxelles il 18 dicembre.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al summit con i leader Ue a Bruxelles il 18 dicembre.

(REUTERS)

I punti più spinosi sono quelli che riguardano la centrale nucleare di Zaporizhzhia, sotto controllo russo fin dai primi giorni dell’invasione, e i territori occupati. Il piano prevede che la centrale sia affidata a una gestione congiunta fra Usa, Russia e Ucraina, che però Zelensky vede come molto poco realistica e praticabile. La questione dei territori occupati resta fortemente controversa: Mosca rivendica l’intero Donbas come russo e Putin ha minacciato più volte di prenderlo con la forza se Kyiv non ritira le sue truppe dal territorio. Il nuovo piano di pace stabilisce che nelle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Cherson l’attuale linea di contatto sia di fatto congelata e riconosciuta come linea di separazione fra le truppe delle due parti. Forze internazionali saranno schierate lungo la linea di contatto. La Russia dovrà ritirare le sue truppe dalle regioni di Dnipropetrovsk, Mikolaiv, Sumy e Charkiv.

Ora, resta da vedere come Mosca risponderà alla bozza di pace presentata, che modifica diversi punti del piano elaborato in precedenza e, in particolare, non accoglie le richieste russe in merito al Donbas.

Ma cosa pensano i cittadini russi? Come racconta The Kyiv independent, un sondaggio pubblicato oggi 24 dicembre, condotto da un istituto controllato dallo Stato in 80 regioni della Federazione russa intervistando 1600 cittadini, rivela che il 55% dei russi si aspetta che la guerra in Ucraina finisca nel 2026 e spera in un ritorno a quella che gli intervistati definiscono come “vita normale”. La maggior parte dei russi raggiunti dal sondaggio afferma, comunque, di auspicare che la guerra si concluda, sì, con il raggiungimento degli obiettivi proclamati da Mosca, a dimostrazione di un allineamento che continua a essere stabile nei confronti dell’operato del Cremlino. Il sostegno a Vladimir Putin resta vasto: secondo il sondaggio, il 79% degli intervistati ha fiducia nel presidente russo, il 74% approva la politica estera di Mosca.

I dati raccolti e pubblicati il 22 dicembre da un centro indipendente, che le autorità russe bollano come “agente straniero” – sottolinea The Kyiv independent –, sono diversi e rivelano che soltanto il 25% dei russi intervistato sostiene la prosecuzione della guerra, il dato più basso da febbraio del 2022, quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina. Il sostegno alla guerra resta elevato fra coloro che si affidano alle informazioni della Tv di Stato e approvano l’operato di Putin. Il 66% degli intervistati pensa che Mosca dovrebbe accettare colloqui di pace.

La notte scorsa Mosca è stata di nuovo teatro di un attentato. In un luogo vicino a quello dove lunedì 22 è morto il generale Fanil Sarvarov, ucciso dall’esplosione di un ordigno piazzato sotto la sua auto, stavolta a morire sono stati due poliziotti, sempre a causa dell’esplosione di una vettura. Fonti dell’Intelligence della difesa ucraina hanno rivelato alla testata Kyiv Post che i due poliziotti avevano combattuto in Ucraina e avevano torturato prigionieri di guerra. Ad ucciderli, stando a quanto riferito dall’Intelligence, un residente locale in segno di disapprovazione verso la politica di aggressione del Cremlino.