Non si tratterà di tirare le conclusioni, ma piuttosto di aprire i processi. La tappa continentale del Sinodo che si sta tenendo in Europa arriverà giovedì a produrre un testo, licenziato dall’assemblea, che sarà piuttosto una sintesi dei lavori, un mettere in luce i temi che sono stati affrontati in quattro giorni di sessioni.
Circa 200 delegati in presenza, quasi 400 online, la tappa continentale che si tiene a Praga rappresenta 45 nazioni, che si dividono in 39 conferenze episcopali. Giornate intense, in cui ogni nazione è chiamata a rispondere su intuizioni, tensioni e conclusioni del cammino sinodale, portando un quadro quanto mai variegato dell’Europa. Variegato e incredibilmente simile allo stesso tempo. Perché l’Europa è un continente disomogeneo, composto da innumerevoli lingue e storie che si incrociano, eppure ci sono delle sfide che ritornano sempre nei rapporti nazionali, nelle relazioni dei lavori di gruppo, nelle conversazioni.
Il tema grande è quello della partecipazione alla vita della Chiesa, come battezzati, e in questo si inserisce anche l’idea di avere la donna in ruoli di maggiore responsabilità e una visione un po’ negativa del clericalismo. Ma c’è chi, tra i gruppi, ha messo in luce che il clericalismo è anche del mondo laico, mentre molti hanno enfatizzato il ruolo del sacerdote, magari da inquadrare meglio in una società sempre più secolarizzata e che non capisce più il linguaggio. Chiesa istituzionale o Chiesa informale, Chiesa della verità o Chiesa della misericordia, liturgia tradizionale o innovativa: sono queste alcune delle tensioni che sono emerse.
Eppure, c’è un tema che ritorna, che è quello dell’unità nella diversità. Le Chiese di rito orientale richiedono un ruolo e una dignità all’interno del continente europeo, ricordano che Giovanni Paolo II aveva preconizzato una Europa che respirasse con due polmoni. C’è molta esperienza ecumenica pratica, con canali di dialogo che a volte sembrano incredibili e insospettati.
Di pari passo con l’esperienza ecumenica, va quella di doversi riconciliare. Riconciliare Est ed Ovest, riconciliare la storia, riconciliare una Europa che deve vivere con una guerra che è scoppiata nel suo cuore. E colpisce la gratitudine dei delegati ucraini per gli aiuti ricevuti, così come quella dei delegati russi, che si rivolgono anche agli ucraini. La pace in Europa passa anche da queste esperienze di amicizia.
Certo, nei rapporti dei gruppi vengono fuori anche i temi più controversi. Si parla di gestione degli abusi, a volte – ma nemmeno troppo – si parla di inclusione dei gruppi LGBT, si affronta l’idea di una Chiesa degli scandali scossa anche dalla polarizzazione che non ne aiuta l’immagine. Molta carne al fuoco, insomma. Con anche delle indicazioni precise.
Se l’arcivescovo di Praga Jan Graubner lamenta che nel processo sinodale sembra siano state definite più le proprie idee che quelle della Chiesa, l’arcivescovo Gintaras Grusas di Vilnius, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, ha indicato la strada sottolineando che il punto di partenza è che “Cristo è davvero speranza dell’Europa”, e che la riunione non serve per promuovere una agenda, ma davvero per ascoltare la Chiesa che è in Europa.
Non a caso, una lettera dei cardinali Grech e Hollerich aveva proprio messo in luce che il processo sinodale non aveva agenda né tesi precostituiti. E il Cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, intervenendo a Praga ha chiesto di entrare in uno spirito ancora più sinodale, imparando ad ascoltare anche i silenzi. Il dato interessante è che, in questo processo, sono molte le voci dei giovani, che vogliono prendersi il palcoscenico della Chiesa. Ed è ancora più importante che la maggioranza delle relazioni presentate parli di una necessità di formazione, tema fondamentale per la Chiesa del futuro.
Il documento finale sarà uno strumento di lavoro per la Segreteria generale del Sinodo, mentre i vescovi si riuniranno dal 10 al 12 febbraio. Ma il loro compito non sarà di commentare il documento, ma di produrne uno diverso, di guardare alla Chiesa in Europa con i loro occhi e di parlarne con la loro voce.
Certo, ci sono ancora anche alcune incertezze e timidezze nell’affrontare il processo sinodale. Ma, alla fine, è la prima volta che il popolo di Dio che è in Europa – vescovi, sacerdoti, religiosi, laici – si riunisce tutto insieme. Anche fare Sinodo è un percorso.