Siamo sicuri che lui obietterebbe: «Embè, che c'è di strano se sono sceso a pulire le strade intorno a casa mia? Non posso mica lasciare che tutto questo sporco ci sommerga... Ho fatto solo quello che farebbe ogni cittadino che abbia cura della sua città, della sua casa». E avrebbe ragione, naturalmente, ma noi vogliamo lo stesso sottolineare il suo gesto, perché questa è la "normalità" di cui ha bisogno l'Italia e perché le cose che dovrebbero essere normali, in realtà, spesso sono eccezionali.
Il fatto: ieri mattina, domenica, Francesco De Gregori è sceso da casa sua e, armato di scopa, rastrello e paletta, ha pulito le strede del suo quartiere, il Rione Prati di Roma. Non era solo: si è mescolato a un gruppo di residenti volontari che, come lui, si sono stufati della sporcizia e dell'immondizia che assedia le loro abitazioni e hanno preso l'iniziativa, anzichè limitarsi a lamentarsi.
De Gregori portava un cappellino e occhiali da sole, forse per evitare che la gente facesse clamore attorno alla sua presenza. Confermando il suo carattere schivo, il suo obiettivo non era certo quello di attirare l'attenzione su di sé: no, gli interessava soltanto rendere più abitale e civile il quartiere in cui vive. Se qualcuno lo avesse indicato, dicendo: «Guarda, De Gregori!», avrebbe probabilmente risposto citando una sua canzone: «Guarda che ti stai sbagliando, guarda che non sono io».
Così il principe della canzone italiana, uno dei più grandi cantautori degli ultimi decenni, a 65 anni ha voluto compiere un gesto semplice e bello, ricordandoci che, nonostante la fama, la gloria e la ricchezza, è un uomo come tutti gli altri, un cittadino come tutti gli altri.
Un gesto simile lo aveva compiuto, nel 2015, Alessandro Gassmann, armandosi anche lui di scopa e lanciando una campagna su Twitter.
Niente di eccezionale, solo la normalità di cui il Paese ha bisogno.