«I tempi sono maturi», dice don Andrea Bigalli. «È il momento che la teologia si attivi davanti alle grandi questioni mondiali che riguardano il futuro dell’umanità stessa: l’emergenza ecologica, il contrasto alla guerra, la gestione dei rapporti sociali e un’economia che arrivi a ridistribuire meglio le risorse della terra. Questioni sulle quali la rivelazione biblica e il magistero possono offrire un contributo importante».
Così, con un esplicito riferimento alla grande intuizione della Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, il sacerdote fiorentino, classe 1962, spiega i motivi che hanno spinto la Facoltà teologica dell’Italia centrale a creare l’Istituto di ricerca in Teologia sociale che in autunno, sotto il suo coordinamento, avvierà i primi corsi.
Un input importante è arrivato anche da papa Leone, che in un incontro sulla dottrina sociale della Chiesa ha sollecitato al dialogo con le altre discipline scientifiche e con gli altri orientamenti di vita. Successivamente ha auspicato, in un discorso ai vescovi italiani, che le diocesi promuovano percorsi di educazione alla nonviolenza, iniziative di mediazione nei conflitti locali, progetti di accoglienza che trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro.
«Ogni comunità», ha detto il Pontefice, «diventi una “casa della pace”, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono. La pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa».
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(Foto in alto: Pietro Viti))