Sei foto, stampate su fogli A4, sulla parete accanto alla scrivania: gli indigeni dell’Amazzonia e dello Zimbabwe, i poveri dello Sri Lanka e quelli del Kenia… «Ogni giorno, ogni momento devo ricordarmi che se sono in questi uffici, a Roma, è per facilitare la loro vita. Anche per questo il Sinodo è importante». Padre Augusto Zampini Davies, 50 anni, argentino, teologo morale, esperto in economia, è uno dei periti che ha preparato l’Instrumentum Laboris (ovvero il documento preparatorio) del Sinodo dei vescovi dell’Amazzonia, che si apre in Vaticano in questi giorni, il 6 ottobre, e andrà avanti fino al 20. A capo del settore Fede e sviluppo del Dicastero per lo sviluppo umano integrale, che ha sede nel palazzo trasteverino di San Callisto, padre Augusto seguirà come perito i lavori sinodali e poi gli sviluppi successivi. «Appena ordinato prete sono andato in una regione poverissima nell’alto delta di Buenos Aires, poi sono stato due anni in una favela. Ho avvertito l’ingiustizia, insopportabile, per come vivono quelle persone. E come teologo ho deciso che il focus del mio lavoro doveva essere aiutare il cambiamento». Maggiore di quattro figli, famiglia tradizionale argentina, Augusto inizia la sua giovinezza puntando a un obiettivo diverso: si laurea in giurisprudenza e si specializza in campo economico.
Al soldo delle multinazionali
«Lavoravo per uno studio molto importante, dove difendevo banche e multinazionali, ero abituato a litigare con i governi e gli esperti internazionali». Ma poiché, si sa, «Dio ha grande umorismo e si diverte a ribaltare le situazioni», qualche anno dopo si ritrova dall’altra parte, a fianco dei meno fortunati, conoscendo però a menadito il linguaggio e le regole del gioco dei potenti. Nel mezzo c’erano state alcune esperienze di pastorale missionaria, due campi scuola a Salta, nel nord del Paese, vicino alla Bolivia. «Ero andato con la mia ragazza, e lì ho avvertito una chiamata a cambiare, a fare una scelta di vita diversa. Così il secondo anno sono tornato da solo». L’incontro con i poveri, dice padre Augusto, «è stato determinante: non è una questione ideologica, ma un’esperienza di vita, che ti cambia». Diventa presbitero della diocesi di Sant’Isidro, e il suo vescovo, oggi emerito, monsignor Jorge Casaretto, amico dell’allora cardinale Bergoglio e responsabile della pastorale della Carità in Argentina, lo invia a specializzarsi sulle cose che gli stanno a cuore – sviluppo, economia ed etica, diritti umani – in Inghilterra. Lavora un po’ per il cardinale Vincent Nichols a Londra proprio sulle tematiche ambientali, poi torna in Argentina fino a quando, due anni fa, quando Francesco decide di creare il Dicastero per lo sviluppo umano integrale, approda a Roma.
Sfruttamento globale
A chi pensa che dedicare un Sinodo dei vescovi all’Amazzonia sia una cosa astrusa e lontana basterebbe fare due chiacchiere con questo entusiasta teologo per cambiare idea. «È stato come porre un telescopio sul cuore pulsante del pianeta: l’ecologia integrale comprende tutto ed è difficile trovare una risposta concreta se si parla a 360 gradi di economia, inquinamento, sviluppo, sfruttamento... mettere a fuoco l’Amazzonia significa partire da un’area che interessa nove Paesi ma con problemi che tutto il pianeta deve affrontare». Inoltre «i problemi che ha l’Amazzonia derivano da uno sfruttamento delle risorse ambientali che è richiesto dal nostro stile di vita occidentale, anche per questo il Sinodo riguarda noi, i non-amazzonici».
Le ricadute sui popoli
Le grandi industrie di estrazione mineraria o di lavorazione del legno, stanno infatti uccidendo il più grande polmone della terra (gli ecosistemi dell’Amazzonia ospitano dal 10 al 15 per cento circa della biodiversità terrestre e immagazzinano tra i 150 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno), con effetti che vanno innanzitutto a danneggiare gli abitanti di quelle zone. Gli alti tassi di deforestazione, costringono infatti a spostamenti forzati della popolazione e producono un inquinamento che mette a rischio gli ecosistemi della regione, provoca gravi malattie ed esercita forti pressioni sulle culture locali. «Soglie di 4°C di riscaldamento o 40 per cento di deforestazione sono “punti di svolta” del bioma amazzonico verso la desertificazione, il che significa una transizione verso un nuovo stato biologico generalmente irreversibile. Ed è preoccupante trovarsi oggi già tra il 15 e il 20 per cento di deforestazione», si dice nell’Instrumentum Laboris. «Ricordo la moglie del capo indigeno di una tribù brasiliana che si era ammalata di tumore per il mercurio trasportato dall’acqua del Rio delle Amazzoni a causa dell’industria estrattiva che si trovava a centinaia di chilometri di distanza, in Perù», dice padre Augusto, per spiegare cosa voglia dire «cercare nuovi cammini ecologici», come chiede il Sinodo in corso. «Ogni progetto deve verificare il suo impatto ecologico, dall’estrazione dei minerali alla costruzione di strade nelle foreste. Le industrie fanno tanta pressione sui governi. Perciò è importante che come comunità cristiana riaffermiamo e lavoriamo per il buen vivir, espressione propria delle popolazioni indigene, che vivono in sintonia con Dio, con la natura e con i fratelli». L’Amazzonia, «è un luogo teologico», perché «lì Dio ci parla, è come se lì ci fosse il nocciolo della creazione e, attraverso la natura e i popoli che la abitano, può aiutarci a trovare nuovi cammini».
Il cammino ecclesiale
Il Sinodo è un’occasione unica per la Chiesa cattolica, arrivata in America latina con i colonizzatori europei: «Oggi i neocolonizzatori sono le grandi imprese che esercitano il loro potere anche sui governi. La Chiesa, a fianco degli sfruttati, può esercitare la sua opzione per i poveri e così definire nuove linee pastorali». Il teologo argentino sottolinea la serietà del cammino di preparazione, il lavoro di ascolto delle comunità: «60 mila persone coinvolte, 350 assemblee locali, che in Amazzonia vuol dire gente che ha camminato anche due giorni per raggiungere la sede dell’incontro». A livello ecclesiale dalle consultazioni è emersa forte la richiesta di una maggiore partecipazione alla vita della Chiesa: «Alcune comunità che vivono nella foresta amazzonica celebrano la Messa solo una o due volte all’anno a causa della mancanza di presbiteri. Quali nuovi cammini possiamo pensare, anche per evitare che questa ferita indebolisca la nostra Chiesa?», si chiede Zampini riferendosi al dibattito che si terrà in assemblea proprio sui nuovi cammini ecclesiali. Tra le proposte venute fuori dalle assemblee delle Chiese locali la richiesta dell’ordinazione presbiterale di uomini sposati e, più in generale, l’attenzione al tema dei ministeri ecclesiali, e quindi della partecipazione femminile. Anche di questo si parla al Sinodo. «Ma non in maniera ideologica. Certamente non puoi affrontare l’emergenza proponendo vecchie risposte», dice padre Augusto. «E la Chiesa deve imparare a cercare nuove strade senza paura».
Il Sinodo: in cammino per un’ecologia integrale
Nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale è il tema dell’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la regione panamazzonica, dal 6 al 27 ottobre a Roma. Il Papa ha nominato presidenti delegati i cardinali Baltazar Enrique Porras Cardozo, amministratore apostolico di Caracas, arcivescovo di Mérida (Venezuela); Pedro Ricardo Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo (Perù); João Braz De Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Il relatore generale è il cardinale Cláudio Hummes, arcivescovo emerito di São Paulo (Brasile), presidente della Commissione per l’Amazzonia dei vescovi del Brasile, e presidente della Rete ecclesiale panamazzonica. I segretari speciali sono il neocardinale Michael Czerny e monsignor David Martínez De Aguirre Guinea. I lavori del Sinodo prevedono fasi di confronto fra i partecipanti e successive formulazioni di osservazioni e suggerimenti. A fine Sinodo il segretario generale redige la relazione dei lavori per sottoporla al Santo Padre. www.sinodoamazonico.va.
L’evento: Amazzonia casa comune
Approfondire le tematiche che verranno discusse dai padri sinodali e portare a Roma la visione della straordinaria ricchezza delle popolazioni indigene, insieme a quella delle deforestazioni e delle violenze che stanno cambiando per sempre il volto dell’Amazzonia. Questi gli obbiettivi prioritari del progetto Amazzonia: casa comune, promosso da un cartello di congregazioni religiose, associazioni e gruppi ecclesiali. Un programma di oltre 130 appuntamenti che prenderanno vita nelle settimane del Sinodo e che vedranno la partecipazione di più di 50 leader indigeni. La maggior parte degli incontri si terrà nella chiesa di Santa Maria in Transpontina, in via della Conciliazione, che diventerà il luogo dove gli organizzatori pianteranno simbolicamente i picchetti della Tenda dell’Amazzonia. Tra i momenti forti di spiritualità, si segnalano: la veglia di preghiera del 5 ottobre, che aprirà ufficialmente tutte le attività, e la celebrazione della “Messa senza Mali” del 12 ottobre, in perdono e riconciliazione con i popoli dell’Amazzonia e, 19 ottobre, il pellegrinaggio insieme ai padri sinodali e ai leader indigeni lungo le strade di Roma, da Monte Mario a San Pietro, in memoria dei martiri, uomini e donne che sono morti per difendere la Casa Comune. Info: www.amazonia-casa-comun.org.