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venerdì 11 ottobre 2024
 
La testimonianza
 

Don Mattia Ferrari, sulle barche a salvare migranti per "compassione viscerale"

24/09/2024  «Come racconto nel mio libro, chi crede nel Vangelo non ha altra scelta. Quante volte sento papa Francesco? Non posso rivelarlo»: a colloquio con il giovane sacerdote cappellano di Mediterranea Saving Humans, la piattaforma che soccorre i naufraghi in mare

«Noi li soccorriamo, loro ci salvano», nel tragico racconto quotidiano dei migranti che chiedono aiuto nel Mediterraneo Centrale la presenza di un giovane sacerdote a bordo di una nave di un’associazione della società civile si traduce come insegna il Vangelo in «compassione viscerale». È il sapere tendere la mano ai naufraghi che la società spesso dimentica, il donarsi interamente all’altro che caratterizza il cammino di Don Mattia Ferrari, 30 anni, cappellano della piattaforma umanitaria Mediterranea Saving Humans.

Nel libro Salvato dai migranti, racconto di uno stile di vita (edizioni Edb, 2024) è lui a raccontarsi. Dall’infanzia a Formigene, in provincia di Modena, con una famiglia che lo inizia ad amare Gesù all’incontro quotidiano con chi rischia la propria vita in mare in cerca di un futuro migliore. A scrivere la presentazione è Papa Francesco, la postfazione è di Marco Damilano.

Torna il monito forte, il grido spesso inascoltato, del primo viaggio apostolico del Pontefice a Lampedusa, a luglio 2013: «Dov’è il tuo fratello? La voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi», riprende Papa Francesco, ribadendo che «il soccorso e l’accoglienza non sono solo gesti umanitari essenziali, sono gesti che danno carne alla fraternità, che edificano la civiltà̀». Ecco quindi la compassione viscerale, quella che Don Mattia insieme all’equipaggio di Mediterranea e a tutte le altre navi del soccorso civile sperimentano e vivono tutti i santi giorni in mare.

L’operato delle Ong indica una via concreta di salvezza terrena. È sempre Papa Francesco a dirlo al mondo intero e ad un’unica comunità cristiana: «Più volte ho espresso pubblicamente la mia gratitudine a Mediterranea Saving Humans e a tutte le realtà̀ che praticano il soccorso e l’accoglienza. La chiesa accompagna questo cammino, perché́ è il Vangelo che lo chiede: la chiesa non ha alternative, se non segue Gesù̀, se non ama come Gesù̀ ama, perde il senso stesso del suo essere. Dare carne alla fraternità universale è il sogno che Dio ci affida fin dagli inizi della creazione: chiunque partecipa a questa missione collabora al sogno di Dio».

E così Don Mattia vive nell’incontro con i naufraghi l’esperienza di Cristo, ma aiuta a farla vivere anche agli altri, navigatori, operatori, mediatori culturali, indipendentemente dal fatto che credano o meno. È il segreto di una fratellanza universale di chi ha condiviso una scelta, come quella che nell’estate del 2018 segna il percorso del giovane Don Mattia a quel tempo da poco ordinato sacerdote, nominato viceparroco di Nonantola e assistente diocesano dell’Azione cattolica ragazzi. Don Mattia è un amico di due centri sociali bolognesi Tpo e Labas che sono stati tra i fondatori di Mediterranea con Luca Casarini e Beppe Caccia. Il sogno sta per realizzarsi e i vescovi autorizzano l’associazione della società civile ad avere un cappellano a bordo. «In un certo senso, quindi, se sono salito sulla Mare Jonio, è tutta ‘colpa’ dei migranti. È ‘colpa’ loro se nella mia vita ho vissuto esperienze che mi hanno fatto sperimentare così tanto la gioia del Vangelo».

Non si ha scelta. O si sta con i migranti e con chi salva vite umane in mare oppure non si sta con Gesù. «La Chiesa non ha alternative, questa è la sua identità perché e la posizione di Gesù. Chi se la prende con le Ong se la sta prendendo con Gesù, è lui il mandante», racconta Don Mattia a Famiglia Cristiana. L’incontro con il fratello migrante è sempre una scoperta. Scorrendo le pagine ci si imbatte nella storia di Pato, il marito di Matyla e il padre di Marie. La mamma e la figlia morte abbraccaite nel deserto la cui foto ha fatto il giro del mondo. Pato sostenuto da Refugees in Libya e da Mediterranea ha raccontato la sua storia davanti al Papa.

L’interlocuzione tra Don Mattia e Papa Francesco è continua: «Quante volte ci sentiamo non posso dirlo», ma di certo è l’esempio del cappellano di Mediterranea ad indicare la strada a una Chiesa chiamata ad abbattere ogni frontiera. Con atti di disobbedienza se necessaria, con la fermezza di dire le cose come stanno, come quando Don Mattia affronta il rapporto tra l’Europa, l’Italia e la mafia libica. «Non si può̀, infatti, da un lato lottare con la ’Ndrangheta, Cosa Nostra e la Camorra e dall’altro intrattenere rapporti, accordi e addirittura finanziare mafie estere come quella libica». Accordi che si traducano in perdite di vite umane. Nelle ultime settimane a largo di Lampedusa ci sono stati due naufragi, oltre 40 tra morti e dispersi, anche bambini.

 
 
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