Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 23 marzo 2025
 
 

Don Tonino Bello: Tutti sotto inchiesta

03/12/2014  Un brano estratto dal quarto volume allegato a Famiglia Cristiana n. 49: "Tutti sotto inchiesta - Giustizia di Dio e giustizia dell'uomo", per riflettere sul mistero del Natale attraverso gli scritti profetici del vescovo salentino.

SIAMO TUTTI SOTTO INCHIESTA  

I giornali grondano di notizie allarmanti: corruzione, illeciti amministrativi, giunte che cadono, funzionari travolti da bufere scandalistiche, inossidabili istituzioni corrose dalla ruggine del sospetto. Di che tipo di valenza sono questi segni? Stiamo vivendo la sindrome dello sfascio? Stiamo annegando nel pantano di un irreversibile degrado morale? Ci troviamo di fronte a una tragica sequenza di corruttele che sta visibilmente inquinando il nostro costume? Non voglio sembrare ingenuo. Ma se mi è lecito dire qualcosa controcorrente, mi sembra di leggere, in queste vicende, un segno in positivo: la crescita di una coscienza popolare, che giudica, che controlla, che vuol rendersi conto, che non delega in bianco, che desidera chiarezza, che vuole pulizia e che, giustamente, assolve o condanna.

Passiamo ora sul nostro versante di credenti. Se il Signore aprisse un processo a carico nostro e ci mettesse tutti sotto inchiesta, quanti si salverebbero? Eppure il giudizio di Dio incombe sempre su di noi. Ma noi, forse, non ce ne preoccupiamo più di tanto. Fanno più paura le inchieste della magistratura sugli uomini politici o sugli amministratori degli enti locali, di quanto non faccia paura su di noi credenti il giudizio di Dio. Fa più presa sugli uomini e sui partiti il controllo del popolo, di quanto non faccia su di noi credenti la sorveglianza del Signore. Da che cosa dipende? Dal fatto che la conversione non è ancora entrata nel nostro stile. La novità di vita a cui ci provoca la Parola di Dio è rimasta niente di più che una frase a effetto. Il pentimento è un vocabolo che i brigatisti ci stanno espropriando, forse proprio perché non sappiamo più cosa farcene.

Carissimi fratelli […], torniamo a casa: il Padre ci aspetta. Lasciamo la doppia vita, le disonestà private, gli intrallazzi occulti. Abbandoniamo gli intrighi, le manipolazioni della verità, le ipocrisie di un perbenismo di facciata. Torniamo a essere uomini limpidi. Innamoriamoci delle trasparenze. Rinnoviamoci interiormente con decisioni radicali, profonde, che diano cadenze nuove alla nostra povera vita e non solo emozioni passeggere. Non bastano le cadenze di una processione a farci evitare il giudizio negativo di Dio e non è sufficiente l’emozione di un rito a esorcizzare la nostra cattiveria. Cambiamo rotta. È già tardi. Il tempo si è fatto breve. Diversamente, Dio aprirà a nostro carico un’inchiesta inesorabile. E saremo tutti processati per direttissima. Senza attenuanti.



Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo