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martedì 08 ottobre 2024
 
8 marzo
 

Donne in Libano, la forza del Mediterraneo

07/03/2021  Sandrella Merhej, 40 anni, è cristiana e fa l'avvocato. Ha la stessa età e professa la stessa fede di Ildico Ilia, giornalista. Larissa Safa Assayed Qasem, 35 anni, musulmana, è dottoressa in filosofia. Tre storie a confronto, spaccato della condizione femminile nella terra dei Cedri.

La terra dei Cedri, una storia che affonda le sue radici nella notte dei tempi, un museo a cielo aperto: è il Libano. Circa il 60% della popolazione libanese è di religione musulmana, fra sciiti, sunniti e drusi. Il restante 40% è di fede cristiana, che comprende vari gruppi come i maroniti, i greci-ortodossi, i caldei e i protestanti. Oggi lo Stato riconosce ufficialmente 18 confessioni religiose.

In questa affascinante terra del Medio Oriente, troviamo insieme anime così diverse eppure così prossime l’una con l'altra. o visioni. Tra chi tesse pazietemente il dialogo c'è il Centro mariano per il dialogo interreligioso del Libano il cui presidente è padre Wissam Abou Nasser, sacerdote della diocesi maronita di Zahlé. Il centro ha una storia importante: è stato fra i promotori della festa nazionale dell’Annunciazione, istituita dal Governo libanese. Maria, unisce. Sempre. Chiediamo a lui di farci conoscere  donne - pioniere, che con lui partecipano attivamente all’attività del centro. Sono tre storie, diverse.

 

L’avvocato Sandrella Merhej, 40 anni,  ha condotto molte lotte sociali per le donne in Libano. Donna forte, incisiva con la sua vita e nelle sue parole: “Si parla spesso di omicidio, stupro, molestie, incesto, onore e vendetta, ma raramente si sottolinea la sofferenza, il dolore e il lento sviluppo delle donne in una società basata ancora sulla loro emarginazione”. Ma ciò non sconforta la progressiva realizzazione del ruolo delle donne nel Libano perché - da tempo - hanno potuto affermarsi in molti campi come “la scienza, la cultura, e addirittura la politica e il campo militare”. Una progressiva - seppur lenta - affermazione sociale che però non dimentica il ruolo della donna nella famiglia.     

 

Una giornalista affermata come Ildico Ilia, 40 anni, concentra la sua attenzione sui giovani d’oggi, “prede della tecnologia che li alleva in modi pericolosi e casuali”.  E continua: “L'8 marzo invito le donne - indipendentemente dalla loro posizione sociale - a guardare alle vere priorità: il più importante “investimento” rimane quello della famiglia, perché è l’unico che veramente conta”.

 

Della stessa opinione è  Larissa Safa Assayed Qasem, 35 anni, musulmana, dottoressa in filosofia: “La presenza della donna, come moglie e madre, crea i veri valori della vita. E’ un esempio della misericordia divina sulla terra. Solo con lei, l’uomo può realizzare il dipinto più bello dell’esistenza umana: solo insieme, fianco a fianco, con affetto, compassione, integrità e amore può essere dipinto”. Le mani di queste tre donne riescono a dipingere con la loro esistenza ciò che aveva descritto il poeta libanese Kahlil Gibran: “La donna è la via che conduce alla gioia, è l'essenza delle nostre azioni, è la compagna dei nostri giorni e dei nostri alati sogni”.

 
 
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