Già la foto della nostra copertina, diffusa ufficialmente dall'Audi e dalla casa madre di Ingolstadt (si nota chiaramente dalla targa della R8 GT, dove IN GT sta per Ingolstadt, dunque
sono
i vertici della casa tedesca impegnati in questo "take over" motociclistico), ci fanno capire, anche un po' amaramente, che un altro pezzo dell'industria motoristica del nostro Paese se n'è volato via.
Le storiche motociclette Ducati non sono più italiane. Da oggi ne ha il controllo l'Audi, per una cifra che si aggira sugli 860 milioni di euro (dal miliardo che si era ipotizzato), debiti compresi. E ovviamente, non c'è dubbio alcuno, che d'ora in avanti "la" Ducati come azienda, e "le" Ducati gireranno come orologi, tutto funzionerà benissimo, qualità tedesca a livello "premium", affidabilità "Audi" e, purtroppo, c'è da aspettarsi che anche i prezzi (quando le moto cominceranno a essere create nel Centro Ricerche sotto la responsabilità degli ingegneri tedeschi) saranno prezzi "Audi".
Intanto, subito le ragioni industriali e di marketing per questa acquisizione della Ducati, che da "bolognese" diventa super teutonica: l'Audi cercava da tempo un ingresso di classe nel mondo delle moto per fare concorrenza alla Bmw anche nelle due ruote. Già con le automobili di fascia alta - soprattutto nella trazione integrale che, ricordiamo, è sempre stata un valore aggiunto per il marchio di Ingolstadt, esibito con successo negli anni Ottanta con i rally - l'Audi riesce benissimo a infastidire la Bmw. Ora saranno, immaginiamo, davvero guai per le moto di Monaco, che a fronte di prezzi non proprio popolari, dominano il mercato del granturismo di élite e soprattutto il settore delle "enduro": la Bmw, con la GS1200, è da anni tra le moto più vendute in Italia, e parliamo di veicoli sui 17-18.000 euro.
Ecco: sono queste Bmw, stradali e enduro, che l'Audi aveva nel mirino. E adesso, con l'acquisizione della Ducati, c'è da aspettarsi che andrà a dare battaglia proprio lì, con motociclette che saranno costruite benissimo, con tecnlogie avanzate, affidabili (e costose) come lo sono le auto della casa dei quattro anelli. E questo è soltanto l'ultimo pezzo di Italia che vola via, dopo gli storici marchi italiani Lamborghini e Italdesign (la matita del buon Giorgetto Giugiaro è ormai al soldo esclusivo del gruppo Volkswagen). Ducati è ora il terzo pilastro
per "Audi AG" in Italia.
Insomma, un altro tassello della strategia di crescita dell’Audi che va al suo posto.
Rupert Stadler, Presidente del Consiglio di Amministrazione, ha dichiarato: «La Ducati è
conosciuta in tutto il mondo come il marchio "premium" fra i costruttori di moto, con una lunga
tradizione di sportive. Dotata di enorme competenza in motori altamente performanti e
nella costruzione leggera, è uno dei costruttori con la miglior
redditività nel mondo delle moto».
Soprattutto da quando Valentino Rossi corre per Borgo Panigale,
aggiungiamo noi: con risultati sportivi deludenti, ma con i
concessionari pieni di giovani che, grazie al "Dottore" in sella alla
"Rossa a due ruote", scelgono Ducati anziché le classiche giapponesi.
Nel 2011, con 1.100 dipendenti, la Ducati ha
venduto 42.000 moto, ottenendo un fatturato di circa 480 milioni di euro.
L’Azienda è stata fondata a Bologna da Adriano e Marcello Ducati, nel 1926. Nata come
Società Scientifica Radiobrevetti Ducati, all’inizio costruiva componentistica per radio. Il
passaggio alla produzione motociclistica avvenne nel 1949.
Da molti è attivamente coinvolta nelle competizioni su pista con la Divisione Ducati Corse. Le
attività sportive sono al momento focalizzate sul team ufficiale Ducati nel Campionato del
Mondo Moto GP e nel Campionato Mondiale Superbike, supportando team privati di alto livello.
In quest’ultima classe, Ducati ha vinto nelle 21 stagioni disputate, 17 titoli mondiali costruttori e
per 14 volte si è aggiudicata il titolo riservato ai piloti.