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martedì 18 marzo 2025
 
migranti
 

Ecco perchè l'Egitto non è un Paese sicuro

06/11/2024  Considerato dal governo italiano affidabile è in realtà uno Stato con il più alto numero di esecuzioni capitali, dove l’omosessualità è perseguitata, mentre sono in aumento le sparizioni forzate. Così i giudici non hanno convalidato i provvedimenti di trattenimento nei confronti di cinque richiedenti asilo arrivati di recente in Sicilia. A colloquio con l'avvocato Rosa Emanuela Lo Faro, che ha difeso uno dei profughi

Un Paese con un elevato numero di condanne a morte, dove nel codice penale è prevista clemenza per i cosiddetti “crimini d’onore”, dove comportamenti omosessuali sono perseguitati dalle autorità di polizia e dove continuano a proliferare casi di sparizioni forzate non può di certo definirsi sicuro. L’ormai quasi dichiarata repressione del fenomeno migratorio da parte del governo italiano si scontra nuovamente con le leggi dell’Unione Europea applicate dai giudici italiani, in questo caso dai giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Catania che non hanno convalidato il trattenimento nei confronti di cinque migranti sbarcati in Italia a fine ottobre, tre egiziani e due bengalesi, emessi dal Questore di Ragusa in base al decreto legge del 23 ottobre 2024 emanato dal governo a seguito del “caso Albania”, decreto in cui vengono designati come Paesi sicuri: «Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa D’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia».

Ma come si definisce un Paese sicuro? Non è qualcosa di discrezionale, ma oltre a parametri precisi indicati dalle direttive europee c’è in ultimo la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione che il 4 ottobre 2024 indica un Paese come sicuro solo se lo è nella sua totalità e per tutti gli individui. Parametri che incrociano oggi una serie di fonti di informazioni fornite da altri Stati Membri, dall’Easo, l’agenzia dell’Unione europea per l’asilo presente in tutti i luoghi di frontiera e di approdo dei migranti e ancora dal Consiglio d’Europa e da altre organizzazioni internazionali competenti.

Sono gli stessi giudici del Tribunale di Catania riprendendo le varie e recenti direttive europee in materia di immigrazione a ribadirlo. «Sono sentenze molto importanti perché nella gerarchia delle fonti stabiliscono il primato della legge dell’Unione europea su quella dello stato italiano, ci dicono che ogni Stato prima di legiferare deve tenere conto dell’Europa e delle sue leggi», spiega l’avvocato Rosa Emanuela Lo Faro, esperta immigrazionista che ha difeso uno dei cinque migranti.

Nel caso del migrante egiziano sbarcato e trasferito nel Cpr di Pozzallo il 31 ottobre l’avvocato Lo Faro spiega: «Secondo il recente decreto legge del governo del 23 ottobre la persona egiziana in questione apparteneva a un Paese sicuro, ma il governo dopo quanto avvenuto con i provvedimenti del caso Albania, ha redatto il suo elenco in fretta e furia, non distinguendo zone più o meno sicure, non entrando nello specifico e non analizzando in profondità questioni cruciali per quel Paese quali quelle della religione o dell’omosessualità, ma soprattutto dei diritti umani», aggiunge Lo Faro.

Secondo la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue il giudice ha inoltre un ruolo di primo piano e in questo caso ha considerato l’Egitto come un Paese determinato da «gravi criticità connesse al rispetto dei diritti umani». La sentenza rileva come l’Egitto sia uno degli Stati al mondo dove vi è il più alto numero di esecuzioni. Secondo un rapporto di Amnesty International le condanne sarebbero aumentate dal 2021 al 2022 passando da 256 a 538.  Il 3 aprile 2024 un gruppo di esperti delle Nazioni Unite hanno espresso forte preoccupazione su questo tema.  La sentenza del Tribunale di Catania mette inoltre in evidenza il caso delle detenzioni arbitrarie in Egitto, arresti senza mandato, i casi sempre più frequenti delle sparizioni forzate. «La legislazione contiene definizioni molto vaghe legate al terrorismo usate per mettere a tacere i critici del governo», si apprende nella sentenza che traccia quel paese dove si viene perseguitati penalmente anche per l’utilizzo dei social solo perché «alcune ragazze cantavano o ballavano». E ancora la religione, i comportamenti omosessuali perseguitati dalle autorità di polizia per «violazione dei valori della famiglia», la clemenza per i cosiddetti crimini d’onore, oltre al fatto che l’Egitto non ha ratificato il protocollo opzionale alla Convenzione sulla tortura. Tutti casi messi in luce dal Tribunale di Catania che il governo italiano evidentemente non ha considerato abbastanza.

 

 

 

 

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