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domenica 20 aprile 2025
 
La scrittrice per l'Infanzia
 
Credere

Elisabetta Dami: «Il sorriso dei bambini è la mia missione»

10/12/2020  La “mamma” di Geronimo Stilton racconta come ha inventato il personaggio per i piccoli ricoverati in ospedale. «Lui ci insegna che tutte le prove della vita si possono affrontare»

«Alla mattina dico grazie per essermi svegliata. E alla sera ringrazio di nuovo per la giornata che ho vissuto. Nella vita ho imparato a non dare mai per scontato ciò che ricevo». Elisabetta Dami è la creatrice di Geronimo Stilton, il topo protagonista di una miriade di avventure tra le più amate dai bambini. Bastano pochi minuti di conversazione con lei per capire che Geronimo non è solo un “personaggio” ma è il vero e proprio “alter ego” della scrittrice milanese. La gentilezza, lo sguardo positivo sulla vita, l’amore per gli altri, lo spirito avventuroso e il rispetto per la natura sono tratti che accomunano il simpatico roditore e la sua «mamma», come lei stessa si de­finisce. Stilton è il fi­glio che Elisabetta non ha potuto avere. «Tanti conoscono Geronimo ma non tutti sanno che lui è nato molti anni fa quando scoprii che non avrei mai potuto affrontare una gravidanza. È una storia che voglio raccontare perché in tanti, soprattutto le donne, mi dicono che li ispira e incoraggia», rivela. «Fu un momento triste nel quale iniziai a fare volontariato alla Clinica pediatrica De Marchi di Milano. Era l’epoca di Patch Adams, il medico che si veste da clown per rallegrare i bambini. Io, che sono timida, non sapevo fare il clown ma mi dissi che potevo far ridere i bambini con storie buffe e divertenti. Così inventai questo topo che parla di tanti valori etici ma vive anche avventure mozzafi­ato».

I BAMBINI SI IDENTIFICANO

Raccontando le storie di Geronimo, un topo coraggioso «ma che come tutti noi ha anche debolezze e difetti», Elisabetta si accorge che i bambini la ascoltano affascinati, si identi­ficano in lui e pongono sempre la stessa domanda: «Andrà a fi­nire bene?». «È chiaro che mi chiedevano di Stilton», spiega l’autrice, «ma quell’interrogativo riguardava loro stessi: “Andrà a fi­nire bene il mio ricovero in ospedale?”. Così capii che ci voleva il lieto ­fine stratopico: Geronimo riesce sempre a cavarsela. È il messaggio che voglio trasmettere: dobbiamo saperci impegnare, quando serve chiediamo aiuto, restiamo attaccati alla famiglia e agli amici. I problemi possono capitare a tutti ma non dobbiamo perdere l’ottimismo». È dunque dalle corsie di un ospedale pediatrico che le avventure di Geronimo Stilton sono approdate in libreria e da più di vent’anni continuano a essere un clamoroso successo letterario con 170 milioni di libri venduti, una serie di cartoni animati e traduzioni in 49 lingue, anzi, 50, perché da poco è uscito Mihi nomen est Stiltonius, Hyeronimus Stiltonius, le avventure di Geronimo in latino. Del resto, la passione per i libri Elisabetta l’ha respirata in famiglia fin da piccola: «Ho imparato tutto da mio papà, Piero Dami, che negli anni Settanta aveva fondato la Dami Editore, specializzata in libri per l’infanzia», ricorda. «Lui mi ha insegnato il valore del lavoro ben fatto».

SGUARDO POSITIVO SULLE COSE

  

La personalità di Geronimo assomiglia senza dubbio a quella di Elisabetta. A partire dallo spirito avventuroso: «Ho il brevetto da pilota d’aereo», racconta, «ho fatto trekking sull’Himalaya, ho scalato il Kilimangiaro, ho corso tre maratone di New York e ne ho fatta una di 120 chilometri nel deserto in cui, come direbbe Geronimo, ho rischiato di lasciarci la pelliccia. Dove non sono riuscita ad andare, perché non ho un gran fisico, ci arrivo con la fantasia nelle storie che scrivo», sorride. E poi certamente “madre” e “figlio” hanno lo stesso sguardo positivo sulle cose: «Vivo da sola e ho trascorso tutto il lockdown a casa ma non mi è pesato: ho sempre la compagnia del mio lavoro che è una passione ma anche una missione: educare i ragazzi e donare loro serenità con storie divertenti. Nel tempo libero ho coltivato ortaggi sul terrazzo e ho raccolto pomodori fino a ottobre. E, grazie alla tecnologia, sono rimasta in contatto con gli amici». Elisabetta Dami è una donna che coltiva anche la propria spiritualità: «Amo molto san Francesco. È una figura universale, una persona che ha insegnato l’importanza dell’umiltà, della semplicità e della gioia. Francesco è simbolo di pace, non solo in senso sociale ma la pace nel proprio cuore, che è condizione per portare la pace nel mondo. Il succo del suo messaggio è in quella frase: “Il Signore mi diede dei fratelli”. Significa che siamo fratelli non solo perché condividiamo la stessa fede ma perché siamo qui tutti insieme sulla terra». L’arcipelago francescano è l’ambito di riferimento ecclesiale per Elisabetta: «Ho frequentato la scuola di spiritualità dei frati Minori del convento milanese di Sant’Angelo: lì ho molti amici, una vera comunità di riferimento. Mi considero amica dei frati dell’Antoniano a Bologna, che mi hanno nominato loro ambasciatrice, e delle suore di clausura di Imperia, sorelle sempre accoglienti». Il brano di Vangelo più amato? «Mi piace molto la parabola dei talenti: ci insegna che non solo abbiamo il diritto di esprimere noi stessi nella vita ma anche la responsabilità di utilizzare al meglio il talento che ci è stato dato. E condividerlo con gli altri».

VERSO UN NATALE DIVERSO

Anche con uno sguardo d’ottimismo, non si può negare che con la pandemia stiamo vivendo un momento difficile per tutti. «Mi dispiace per i bambini che, essendo più sensibili, hanno bisogno di una grande attenzione da parte nostra», sostiene Dami. «Eppure anche in questo caso penso che tutto si possa rivelare un’occasione di crescita: i bambini stanno imparando l’importanza delle regole, vedono che se si applicano le norme di distanziamento la situazione migliora e capiscono che anche loro possono portare un contributo e preservare la salute di sé stessi e degli altri. Noi adulti dobbiamo rassicurarli e rinforzarli in questa convinzione». Anche Dami si prepara a un Natale diverso: «Vanno rispettate le decisioni delle autorità», raccomanda l’autrice. «Ogni anno trascorrevo la vigilia alla mensa per i poveri dei frati di via Farini. Al termine aspettavo tutti gli ospiti all’uscita e li salutavo con un abbraccio. Tutto questo non sarà possibile. Ma c’è sempre l’abbraccio del cuore: significa ricordarci gli uni degli altri. Possibilmente non solo a Natale!».

CHI È GERONIMO STILTON IL TOPO GIORNALISTA

  

Geronimo Stilton è nato a Topazia, la capitale dell’isola dei topi. Lavora come giornalista all’Eco del roditore, fondato da suo nonno, l’editore Torquato Travolgiratti, e nel tempo che gli rimane fa lo scrittore. Ha un nipote, il topolino Benjamin, e diversi amici: l’investigatore Ficcanaso Squitt, la reporter Patty Spring, lo scienziato Ficcagenio Squit... Essendo piuttosto fifone, Geronimo preferisce la vita quieta ma finisce sempre coinvolto in strabilianti e pericolose avventure che lo portano in giro per il mondo. Elisabetta Dami racconta che per il nome Geronimo si è ispirata all’appellativo che le dava sua sorella quando faceva corsi da paracadutista. Il cognome Stilton deriva dall’omonimo formaggio, simile al Gorgonzola, uno dei più raffinati prodotti caseari dell’Inghilterra.

Chi è Elisabetta Dami, la scrittrice

Età: 62 anni

Professione: scrittrice

Passioni: viaggi, ecologia, giardinaggio

Fede: ispirata dalla spiritualità di san Francesco

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