Leggere i segni dei tempi significa anche capire come declinare il proprio servizio a seconda delle necessità che bussano alla porta. E così la cooperativa gruppo Anteo di Biella, che svolge servizi alla persona e agli anziani, da un po’ di tempo ha messo i propri operatori a lavorare a servizio dell’immigrazione. Nello scenario del parco naturale del monte Fenera è stato realizzato uno dei progetti più innovativi finanziati in parte con i fondi dell’8Xmille dalla diocesi di Novara, che vede come attori principali una cooperativa di accoglienza, un’associazione di volontariato e una parrocchia. L’obiettivo del progetto “Il cielo è di tutti” è di integrare 76 richiedenti asilo con la popolazione locale nella realizzazione di attività (apicoltura, orto, apprendimento di antichi mestieri artigianali) che vengono poi commercializzate all’interno del piccolo negozio del «Commercio Equo e Solidale» (gestito dall’Associazione e di proprietà della parrocchia) per rendere il progetto sostenibile.
“La nostra esperienza si inserisce bene nel cammino che come Chiesa stiamo facendo qui a Cagliari”, dice il direttore della Caritas di Novara, don Giorgio Borroni. “Il tentativo è di rimettere al centro la persona, con una pastorale che non parla dai tetti, ma si incarna nella storia e nella vita delle persone. L’esperienza che abbiamo fatto a Novara, con questa buona pratica che mette in risalto da una parte l’integrazione e dall’altra l’animazione della comunità di fronte a un tema come l’immigrazione, che spesso fa alzare barriere e asticelle, lo stiamo ritrovando qui a Cagliari”. “Il nostro impegno”, aggiunge don Borroni, “non è tanto sulle persone in sé, ma sull’animazione e sensibilizzare della comunità perché abbiano occhi attenti a quelli che sono i problemi e alle situazioni di fragilità. E’ fondamentale che il tema del lavoro torni nell’abc nostre comunità”.
Il progetto «Il cielo è di tutti» non ha grandi ambizioni dal punto di vista economico, spiega don Borroni, ma risulta emblematico per almeno sei aspetti di come si possa sviluppare comunità e favorire l’integrazione di migranti all’interno di un preciso territorio. Il primo aspetto è «non possedere spazi ma iniziare processi, come dice Evangelii Gaudium, ovvero non aspettare risultati immediati nel sostegno alle fragilità”. Il secondo elemento riguarda il saper «leggere e mappare la realtà», valorizzando i punti di forza di un territorio. Il terzo passo è «creare la rete»: nel Fenera la collaborazione fra cooperativa, parrocchia e associazione di volontariato è riuscita anche perché si sono valorizzate le singole competenze. C’è poi la «coprogettazione: nella progettazione condivisa si crea una filiera di attività che ha come sbocco la sostenibilità (vendita dei prodotti)”. Il quinto aspetto è rappresentato da «restituzione e visibilità» per dimostrare l’efficacia dei progetti e ridare alla comunità intera la responsabilità dei poveri. Infine la «verifica e la valutazione»: sempre di più misurare l’impatto sociale dei progetti porta alla replicabilità di quelli che funzionano.