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martedì 17 settembre 2024
 
Sport e covid
 

Ettore Messina: "Spero che vivremo abbastanza da aver accordi economici da rispettare"

04/11/2020  Il coach di Olimpia Milano, uno dei migliori tecnici di pallacanestro in Europa, parla della sua lettera ai vertici del basket: "Mi spiace che non si sia capito che chiedo solo che ci si sieda attorno a un tavolo e che si cerchi di comporre i contrasti per una decisione condivisa in tema di emergenza covid : non c'è economia che regga se la pandemia dilaga".

Ettore Messina è l’allenatore dall’Olimpia Milano, la squadra che sta dominando il campionato di pallacanestro e se la sta giocando con le migliori in Eurolega, la Champions del basket. Già una ventina di giorni fa a chi a margine del successo con l’Avel gli chiedeva, se fosse preoccupato per il virus Messina aveva risposto: «Non mi preoccupa l’Eurolega, mi preoccupa il mondo. Siamo passati, nel giro di pochi giorni, da 1000 a 5000 contagi in Italia. Sono preoccupato per chi ha figli che vanno a scuola, per chi va al lavoro… Per mesi abbiamo fatto finta di non capire. Abbiamo avuto metropolitane piene, autobus pieni, gente fuori la sera e altro. Stiamo raccogliendo quello che è successo nei mesi scorsi. Per quanto riguarda la stagione, tocchiamo ferro. In questa situazione penso che ci siano situazioni più importanti della pallacanestro», parole che non si sentono di frequente nelle interviste post partita. Due giorni fa Messina ha preso l’iniziativa, ha mandato una lettera aperta ai vertici internazionali della pallacanestro, con tono garbato ma fermo, ha chiesto che ci si sedesse attorno a un tavolo per trovare risposte condivise all’emergenza Covid, ha avanzato le sue proposte ma soprattutto ha chiesto coesione, dialogo. Non capita di frequente che un tecnico di spessore internazionale si prenda la briga di esprimere così pubblicamente opinioni anche fuori dal coro. È vero Messina è una persona a tutto tondo con uno spessore raro nello sport e fuori, dunque non ci stupisce. Ma abbiamo voluto ugualmente approfondire i pensieri che stanno dietro al suo sasso lanciato nello stagno, perché potrebbero prestarsi a guardare più in là della pallacanestro.

Coach Messina, che cosa c’è dietro questo atto di coraggio?

«Non lo ritengo un atto di coraggio, credo che ci si debba assumere la responsabilità di dire la propria. il mio dispiacere è nel fatto che, nel rispondere, tutti si sono concentrati su un aspetto secondario della mia lettera che era la mia proposta di che cosa si può fare per finire campionato ed Eurolega (la proposta di giocare solo i campionati nazionali stringendo i tempi di qui a febbraio-marzo e poi concentrarsi solo sull'Eurolega ndr.), per me invece l’importante era che coloro che sono a capo delle diverse organizzazioni sportive, Lega, organizzazione delle Leghe europee, Federazione internazionale, si sedessero attorno a un tavolo e cercassero una soluzione comune, che ora è molto lontana. Che decidano di farci giocare tutti i giorni o vestiti da Pulcinella a me va bene, purché siano tutti d’accordo, quello che credo non vada bene per me come per molti allenatori, giocatori, appassionati è che non ci sia una condivisione di che cosa è meglio fare per il bene di tutti. Mi spiace che non sia stato capito».

E invece quella sua frase "sediamoci attorno a un tavolo e alziamoci solo con una decisione condivisa", somiglia al messaggio ricorrente del Presidente Mattarella alle autorità civili. Anche lì ci sarebbe bisogno di fornte comune di chi ha ruoli per decidere tale da far capire che si sa ciò che si sta facendo e che ci si assume la responsabilità?

«Esattamente, è quello che cercavo di dire nel mio piccolo al mio sport, mi spiace che non sia stato compreso».

Anche lo sport professionistico, ha la responsabilità delle persone. C’è anche un problema di rischi nel dover andare a giocare in competizioni dove ogni Paese ha regole diverse?

«Ci sono rischi e anche la difficoltà di viaggiare da Paese a Paese. Nel momento in cui molte partite devono essere rinviate perché ci sono troppi contagiati e non si può giocare è difficile trovare le date per recuperare. Serve una soluzione condivisa per evitare che non sia la sfortuna di contagiarsi a determinare l’esito sportivo di una stagione. Purtroppo però, come accade anche a livello di Paese, quando si discute di pandemia, chi si è agitato dopo la mia lettera si è preoccupato solo del fatto che se si modifica la competizione sarà difficile rispettare gli accordi economici. Sarò fuori dal coro, ma io dico: speriamo di vivere abbastanza, da poter avere degli accordi economici da rispettare».

Lei è laureato in economia, sa di che parla. Sta dicendo che sbaglia chi pensa ad economia e salute come due bolle antagoniste e indipendenti?

«Sì, si fa fatica a farlo capire ma è così non c’è un’economia che possa prosperare mentre il contagio dilaga, purtroppo, però siamo anche in un mondo in cui ci sono tante persone anche in ruoli ascoltati che negano gli effetti devastanti di questo virus e io credo che l’informazione li stia amplificando senza motivo o peggio li stia amplificando con obiettivi privi di scrupoli, solo per audience. Siamo in un momento storico in cui non si riesce a discutere senza litigare, ho letto qualche reazione scomposta alla mia lettera che mi ha fatto più ridere che arrabbiare: anno dopo anno noto che discutere è sempre più sinonimo di rissa, sta venendo meno la cultura che serve a condividere una diversità di opinioni per provare a risolverla, sono concetti che ormai non fanno più parte della società civile. In un momento così difficile questo a me sembra un enorme problema».

 
 
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